L’ANALISI DEL VOTO SUI DATI REALI: IL LAZIO
di Pino Tassi
Siccome la stampa e i telegiornali parlano a vanvera, vi chiedo ospitalità come servizio pubblico contro la disinformazione e le analisi ad minchiam che circolano sulla stampa benpensante. In più i risultati elettorali di Lazio e e Lombardia parlano anche della Calabria.
Enrico Letta esulta perché il Pd ha mantenuto nel Lazio le percentuali di voto del 2018. Alle regionali del 2018 Zingaretti prese il 32,9% dei voti e quest’anno D’Amato ha preso il 33,50. Come partito nel 2018 il Pd prese il 21,2 mentre ieri ha preso il 20,15. Quindi verrebbe da concludere che è stato un successone e bisogna chiedere scusa a Letta per averlo insultato. La tragedia del Pd e di certa stampa è che si distorce la realtà a proprio uso e consumo.
Andiamo a scavare un po’ i dati e passiamo dalle percentuali ai numeri reali. Nel Lazio nel 2018 votò il 66,5% degli elettori. Ieri hanno votato il 37%. ZINGARETTI NEL 2018 prese oltre 1 MILIONE DI VOTI. D’AMATO, oggi 2023 PRENDE 580 MILA VOTI.
IN PRATICA DIMEZZA I VOTI PRESI DA ZINGARETTI NEL 2018.
Il Pd, nel 2018, prese oltre 500 mila voti e la Lista Zingaretti prese 110 mila voti. Oggi il Pd prende 310 mila voti e la Lista D’Amato ne prende 47 mila. IN PRATICA IL PD PERDE 250 MILA VOTI. La cosiddetta tenuta del Pd consiste nel perdere la regione Lazio e ben 10 consiglieri regionali.
Un partito serio aprirebbe una riflessione su questi dati ma purtroppo siamo in mano a cialtroni patentati. Qualcuno potrebbe dire: però il calo dei voti dipende dal calo dei votanti. Vero. Allora bisogna chiedersi perché questo è accaduto per il centrosinistra e per il M5S. Non certo per il centrodestra. Perlomeno nel Lazio.
PARISI, candidato del centrodestra nel 2018 prese 964 mila voti, pari al 31,20%. Oggi ROCCA prende 934 MILA VOTI. In pratica viene eletto presidente perdendo un po’ di voti. Forza Italia nel 2018 prese 371 mila voti, Fratelli d’Italia ne prese 220 mila e la Lega 250 mila. Ieri Forza Italia scende a 130 mila voti e ne perde 240 mila che vanno a Fratelli d’Italia, che arriva a 520 mila voti guadagnandone 300 mila. Il resto dei voti vengono dalla Lega che prende 131 mila voti perdendone 120 mila.
Poi abbiamo il M5S che nel 2018 fece il boom alle elezioni politiche e alle regionali del Lazio. La candidata Roberta Lombardi arrivò terza prendendo però 1 milione di voti. Il M5S prese 550 mila voti. Oggi 2023 DONATELLA BIANCHI HA PRESO 186 MILA VOTI E IL M5S 130 MILA VOTI. Quindi perde 800 mila voti come Presidente e 400 mila come lista.
Questo il quadro su cui il Pd e il M5S dovrebbero riflettere. La gente è stanca, non crede più in nulla, ha capito che le regioni sono solo dei centri di potere. Per recuperare fiducia, cosa molto difficile, sarebbe una iattura se si pensasse di proporre ammucchiate e coalizioni improponibili. Significherebbe non aver capito nulla. Era un’altra epoca politica, poi c’è stato di tutto e di più, espulsioni, fughe, scissioni, ma i dati sono questi.
Le cause di questa ennesima batosta del Pd e del centrosinistra stanno scritte nel modo di essere e di governare a tutte le latitudini. Bastava analizzare le scoppole alle due ultime elezioni regionali in Calabria. Autoreferenzialità, opacità, gestione clientelare, arroganza e supponenza, gruppi dirigenti mummificati e ossidati. Il Congresso in atto non ha corretto nessuna di queste nefandezze, basta vedere i risultati dei congressi provincia per provincia che rispecchiano le scelte dei gruppi di potere locali.
Il M5S una volta nasceva su battaglie locali. Oggi nelle varie regioni, in primis la Calabria, è scomparso dal territorio. In Calabria, per esempio, la presenza in Consiglio regionale è impalpabile, assente, impercettibile. Conte dovrebbe capire che c’è larga parte del movimento che vive alle sue spalle. A Roma fanno i combattenti e poi sul territorio sono assenti, apatici e politicanti. A partire dalla Calabria e dai suoi consiglieri regionali. Li prenda a calci in culo (figurativo) e li mandi nei quartieri e nei mercati a fare politica e a parlare con la gente. Anzi, visto che oggi nominerà il referente regionale anche in Calabria gli imponga di presentare ogni mese un’agenda delle iniziative sul territorio, città per città, provincia per provincia, e alla regione, da parte di onorevoli, consiglieri regionali, parlamentari nazionali ed europei. E vieti l’uso dei social e dei comunicati stampa come unica forma di iniziativa politica.