Mattarella convoca Meloni: “Pnrr, basta scaricabarile”

(DI PAOLA ZANCA – Il Fatto Quotidiano) – La notizia la diffonde direttamente Palazzo Chigi, quando sono le tre del pomeriggio. Fa sapere, la Presidenza del Consiglio, che nella tarda mattinata di ieri, dopo aver consegnato una ventina di onorificenze al merito, il Capo dello Stato ha ricevuto Giorgia Meloni, con cui si è intrattenuto per un’ora e mezza “distesa e collaborativa”. Poi, siccome si era fatta una certa ora, lei è rimasta per il pranzo. E pazienza se ha perso l’ultimo volo utile per andare in Friuli, dove l’aspettavano i suoi alleati, lì per la chiusura della campagna elettorale del leghista Massimiliano Fedriga. Imbarcarsi su un aereo di Stato per un comizio di partito era una opzione scartata sin dall’inizio. E certo Meloni non poteva mettere fretta a Sergio Mattarella, cordiale come di consueto, ma che non l’aveva convocata lì per consegnare medaglie anche a lei.

Un “giro di orizzonte”, lo definiscono, “concordato” da un paio di giorni. Un confronto attorno al quale il Quirinale non vuole alimentare alcun genere di tensione. Ma è lo stesso entourage della premier a spiegare come al primo posto dei dossier oggetto della discussione ci sia stato proprio quel Pnrr su cui la maggioranza ha alzato i toni “ai limiti dell’esplosione”. Prima la pubblica ammissione sui soldi che non riusciremo a spendere, poi l’affondo contro i predecessori – Giuseppe Conte e Mario Draghi – che le hanno lasciato in eredità una macchina dal motore incagliato. Un rimpallo di responsabilità che di certo, ammettono da Palazzo Chigi, non può aver lasciato indifferente la Presidenza della Repubblica. Che da sempre considera il piano di investimenti finanziato da Bruxelles un “passaggio storico” che l’Italia non può farsi sfuggire.

Da una parte la premier che annunciava una imminente “operazione verità”, dall’altra segnali che non sono passati inosservati, a cominciare dall’attivismo dell’ex consigliere di Draghi, Francesco Giavazzi, ospite domenica da Lucia Annunziata e in prima pagina ieri sul Corriere della Sera. È anche per “parlare a certi mondi”, che ieri Giorgia Meloni ha fatto filtrare la notizia del lungo colloquio. Per dimostrare che la sponda con il Quirinale c’è ed è solida. Mattarella la lascia fare, non vuole dare spago a interpretazioni. Ma di certo – è ancora l’inner circle della leader di Fratelli d’Italia a parlare –, il Quirinale ha invitato la premier a fermare le chiacchiere e a concentrarsi sui fatti. “Potete criticare, avere il vostro punto di vista, ma prima dovete mettervi nelle condizioni di poter trattare”, è il senso delle parole rivolte a Meloni. Che ovviamente sa qual è l’elenco dei compiti da fare, a cominciare dall’annosa vicenda dei balneari su cui Mattarella li ha formalmente richiamati. Ma che pure non vuole essere accusata dei ritardi sul Pnrr: “Bruxelles – ragionano fonti di governo – deve trattarci come ha trattato Draghi”.

Al Colle si è ragionato anche delle due controverse norme approvate nei giorni scorsi: il Codice degli appalti (e le maglie allargate a rischio corruzione), nonché lo scudo penale per gli evasori (ieri Meloni nei suoi “appunti” Facebook si è risentita: non chiamatelo “condono”). E poi la guerra in Ucraina, visto che proprio giovedì Meloni ha avuto un colloquio telefonico con il presidente Zelensky. E ancora il tema dei migranti, sul quale invece le convergenze sono meno facili da dimostrare, visto che la premier guida un governo in cui la Lega ha presentato 21 emendamenti al decreto Cutro che insistono proprio sui temi cari a Mattarella, a cominciare dalla protezione speciale. Meloni ha garantito sulla sua capacità di persuasione degli alleati riottosi. Giurano che non si sia parlato dell’ennesima sparata di inaudito revisionismo del presidente del Senato. Ma La Russa e Mattarella si danno del tu, non hanno bisogno di intermediari. E Meloni deve aver pensato al mal comune di chi ha un vice complicato da gestire.