Catanzaro. “Militare, Comunale, Ceravolo: qualunque sia, il tuo nome ce lo abbiamo tatuato dentro”

dalla pagina FB dell’avvocato Felice Foresta

Che, poi, mi sei sempre piaciuto così.
Un po’ retrò e un po’ sfocato, come in questa foto che sa di polvere e di sconfitte.
E si, pure di sconfitte, ma di quelle che arrivavano dopo che si sputava il sangue, che ti strappavano la maglia.
Che di sudore e pioggia tanto non ci ammalavamo, e che la voce in gola non la trovavi più, smarrita tra un respiro accorciato da nazionali senza filtro.
E così mi piaci ancora, come la 127 che faceva un lavoro sporco, magari modesto ma non ti tradiva mai.
Come una bic arancio e nera, punta fine e dura, che l’ultima stilla d’inchiostro, però, te la regalava sempre quando ti serviva per la chiusa di un tema che non arrivava mai.
E così ti vorrei adesso perché, ora, proprio ora, che abbiamo risalito l’ultima scheggia di storia solo tu saresti in grado di chiamarci a raccolta, di metterci a tacere, com’è nostro dovere.
Solo tu, che magari eri un brutto anatroccolo, sapevi trasformarti in una bomboniera di colori e suggestioni.
Solo tu, ora, saresti capace di ricordarci che esiste solo la carta da parati dei nostri sogni.
Quella che annunciavano i tuoi microfoni sgangherati e grigi.
Adesso lasciali parlare.
Siamo dove ti abbiamo lasciato.
E tu sei rimasto ad aspettarci, e a farci tornare bambini.
Ci mancherà per sempre il pino, e l‘ombra sarà solo quella di una colata di cemento che neanche fosse stato necessario il contrafforte di un carcere.
Ma tanto cosa importa.
Militare, Comunale, Ceravolo, qualunque sia, il tuo nome ce lo abbiamo tatuato dentro.
A noi basta arrivare sino in fondo, alla fine della salita, e saperti là, sull’orlo, in faccia a Oriente.
Là, dove sorge il sole.