‘Ndrangheta a Torino. Il boss Francesco Ietto di Natile di Careri e i milioni riciclati dal suo commercialista

La Dia di Torino ha sequestrato questa mattina beni per oltre 4 milioni di euro a un commercialista torinese, Pasquale Bafunno, accusato di essere il contabile di un clan della ‘ndrangheta e di riciclare denaro sporco. L’odierna operazione è figlia dell’operazione “Panamera” del 2015, che portò a quattro arresti e a un sequestro di beni tra immobili, aziende e quote societarie che ammontava a 5 milioni di euro tra Piemonte, Lombardia, Liguria, Lazio e Calabria. La Dia di Torino aveva e ha scoperto molte cose sul riciclaggio di denaro della ‘ndrangheta nel capoluogo piemontese.

Le indagini avevano accertato già all’epoca che il boss della ‘ndrangheta Francesco Ietto, già agli arresti domiciliari a San Colombano al Lambro (Milano), riciclava ingenti somme di denaro accumulate, a partire dagli anni ’80, dalla cosca Ietto-Cua-Pipicella di Natile di Careri (Rc), avvalendosi di imprenditori che accettavano, dietro compenso, di emettere fatture false o gonfiate, oppure intestando società di comodo a prestanome insospettabili. Letto, in particolare, si era infiltrato nel settore dei trasporti.

Tra i personaggi chiave della vicenda c’era e c’è ancora Pasquale Bafunno, commercialista torinese noto agli inquirenti. E’ lui che ha creato un sistema di documentazione contabile intersocietaria, fittiziamente basato su rapporti commerciali e movimentazione finanziaria, tale da rendere difficoltosa la ricostruzione dei flussi economici da parte degli organi addetti al controllo. Una parte del denaro riciclato confluiva su conti svizzeri e monegaschi a lui intestati.

All’epoca erano state indagate a piede libero anche altre sei persone tra cui il factotum di Ietto, Domenico Luca Trimboli, nipote del narcotrafficante arrestato in Colombia, a lungo considerato il più importante referente italiano dei cartelli colombiani. Il giovane Trimboli risultava aver assunto fittiziamente la carica di amministratore di alcune società, costituite ad hoc per finalità di riciclaggio, di fatto gestite da Ietto.

I reati ipotizzati erano e sono: riciclaggio, interposizione fittizia, bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, trasferimento fraudolento di valori ed emissione di documentazione per operazioni finanziarie inesistenti.