I grandi accusatori. Tre ex malavitosi cosentini di rango, Adolfo Foggetti, Daniele Lamanna e Luciano Impieri, poi divenuti collaboratori di giustizia, hanno consentito di ricostruire l’ascesa criminale della cosca guidata da Pietro Calabria. Le dichiarazioni dei pentiti sono contenute negli atti dell’inchiesta culminata nel blitz dell’altra mattina.
Adolfo Foggetti, per un periodo “reggente” della ‘ndrangheta a Paola in accordo con il gruppo di Michele Bruni e Nella Serpa, spiega: «I Calabria controllano San Lucido, dopo San Lucido Torremezzo… Fiumefreddo… e Longobardi. Loro controllano tutto il traffico di droga, dall’erba, cocaina… La droga veniva scesa da Cosenza e la vendevano d’ estate e d’inverno a quelli della zona». Il padrino pentito chiarisce pure che con i Calabria venne pure stabilito un patto riguardante l’imposizione dei servizi di sicurezza nei locali notturni della loro zona. «Siamo andati lì al bar alle Fosse e abbiamo detto a Fabio Calabria che dovevamo salire per parlare con Pietro. Siamo saliti a casa sua, che si deve fare una salita, e siamo andati a casa di Pietro. Siamo andati a casa a Pietro e io gli ho detto: “Pietro, vedi che c’è la situazione così, così, per il fatto dei buttafuori, dobbiamo vedere pure la situazione di San Lucido e Torremezzo. Tu sei d’accordo? Naturalmente ci sono le quote per i Calabria ho detto: “sì, sì, non c’è nessun problema”». Foggetti conferma che le cosche di Cosenza e del Basso Tirreno stabilirono una strategia per gestire i servizi di security nei locali. E poi precisa l’esistenza di un legame forte tra i Calabria e i boss “confederati” cosentini Francesco Patitucci e Roberto Porcaro.
“A loro li ha messi Francesco Patitucci, non potevano scherzare troppo perché a comandare a San Lucido li ha messi lui. Con Patitucci ogni tanto andavo a mangiare, mi invitava in un ristorante che è sito a San Lucido. E lì a San Lucido mi diceva: “Vedi che qui, tra San Lucido e Torremezzo ci sono i Calabria, Pietro e Pino Calabria”. Ho successivamente constatato che avevano la gestione della droga, in più facevano l’usura facendo girare i soldi sia di Patitucci che di Porcaro”. Prestavano, insomma, i soldi dei due boss a chi ne aveva bisogno guadagnandosi una percentuale.
Il pentito Luciano Impieri racconta invece di tensioni nate all’interno dei clan di Cosenza perché Porcaro voleva che la droga del Basso Tirreno la vendessero i Calabria mentre Daniele Lamanna gli preferiva un’altra persona a cui era legato. “Di queste discussioni presero atto Daniele Lamanna e Adolfo Foggetti. C’era questo conflitto con Roberto Porcaro che voleva i Calabria, noi che volevamo… Daniele Lamanna, che a sua volta voleva un altro…”. Poi è stata decisa la cosa: “Va bene, volete a Calabria? Va bene a Calabria!”.