Il punto non è città unica sì o città unica no, ma come può questa classe politica che amministra le due città di Rende e Cosenza, porre questo argomento come priorità nell’agenda politica dell’area urbana, in un momento che definire emergenziale, per entrambe le città, è dire poco. Di città unica sono secoli che se ne discute, e non è certo una novità l’uso strumentale di questo argomento da parte dei politici che sistematicamente lo tirano fuori quando hanno bisogno di un argomento di distrazione di massa. Un po’ come succede con il ponte sullo Stretto, spacciato dalla politica tutta, quando serve, come la panacea di tutti i mali calabresi; una sorta di specchietto per le allodole utilizzato dai marpioni per coprire il drenaggio, sottobanco, di montagne di denaro attraverso società fittizie, gestite dagli amici degli amici, incaricate di “progettare” un’opera che non vedrà mai la luce. Mentre i gonzi abboccano alle promesse di sviluppo e benessere per tutti.
Cosa avranno da condividere Cosenza e Rende in questo delicato momento storico proprio non si capisce. È forse questa la priorità politica e sociale delle due città? Di sicuro è la priorità dei soliti intrallazzoni degli Occhiuto che in questa fusione vedono nuove possibilità di truffe e saccheggi (Pnrr), in aperta faida con Nicola Adamo, con il quale, evidentemente non hanno trovato un accordo.
Nicola non ci sta, l’idea della fusione è sua e a lui tocca lo scettro del comando. Ed è per questo che ha ordinato a Franz di mettere i bastoni tra le ruote ai fratelli Occhiuto. Bastoni che non hanno, però, fermato la determinazione di Robertino il parassita a portare a termine l’operazione “fusione”. Con un bel colpo di mano in consiglio regionale, Robertino ha pensato bene di proporre una legge che estromette, di fatto, l’ente Comune da ogni decisione e vincolo sul tema “Città unica”. Non vuole problemi, decide la Regione e basta. Con questa legge fatta su misura il parere di Franz non conterà più nulla, e la strada verso la fusione – pensa lui – sarà finalmente spianata. Il cronoprogramma è già stato stilato e il primo sindaco della città unica – pensano loro – lo decideranno gli Occhiuto con buona pace di Capu i Liuni e Madame Fifì.
Cosenza è una città fallita con un buco di oltre 620 milioni di euro, quelli accertati, e non basteranno 5 secoli per ripianare il debito, checché ne dica “il piano di rientro ventennale” a nonna messo in campo da Franz Caruso. Negli ultimi 10 anni la pubblica amministrazione di Cosenza, come quella di Rende, è stata ampiamente e a diversi livelli infiltrata da paranze di ‘ndrangheta. E il pentimento di importanti pezzotti a capo di paranze di ‘ndrangheta, ammatassi con la politica locale di queste ultime settimane, potrebbero svelare, finalmente, tutto questo.
Cosenza è un ente commissariato e tra qualche giorno lo sarà anche Rende, le possibilità di scioglimento per mafia sono altissime. Due comuni falliti e commissariati che blaterano di fusione come se ci fosse qualcosa di buono, in tutto questo, da mettere insieme. Debiti, clientelismo massomafioso, ditte amiche, saccheggio della cosa pubblica, e mafia, queste le uniche cose che potrebbero accomunare le due città. Del resto questa fusione c’è già stata, così come dice la Dda nell’operazione “Reset”. Le cosche confederate hanno da tempo decretato la fusione della locale di ‘ndrangheta di Rende con quella di Cosenza unificando gli intrallazzi sotto un’unica bandiera, e con una cassa comune. Il che ha prodotto un forte incremento delle entrate, per i boss della paranza, derivanti dai loschi affari unificati, dimostrando a tutti che se ci si mette insieme in nome degli “affari di famiglia”, e con le peggiori e cattive intenzioni, il lucro ad alti livelli è assicurato. Che è quello che, invidiosi del loro risultato, ora vogliono fare gli Occhiuto: confederare i due comuni per assicurarsi un nuovo soggetto istituzionale nuovo di zecca con il quale ritornare a fare loschi affari senza incorrere in problemi burocratici e di giustizia, vista la grave situazione dei due comuni commissariati dove è oramai impossibile intrallazzare liberamente. E non per paura della Giustizia che da noi non esiste, ma per evitare sonore bocciature dal governo e dall’Europa di finanziamenti di denaro per opere e servizi che non possono essere trasferite a comuni indebitati e mafiosi. È questa la triste verità. A questo serve la città unica, a coprire come sempre, dopo aver bruciato e portato a lamiera le due città, i loro loschi affari.