di Franco Panno
Le feste a casa, Unforgettable. Cosa regalavamo? Un quarantacinque giri. Li compravo alla Discoteca Alberti situata nella Piazza. Il proprietario ricorda ancora le mie attese di primissimo mattino non appena cominciai a comprare i 33 giri risparmiando sanguinosamente. Ricorda ancora quel ragazzino con i pantaloni ascellari che chiedeva dei Chicago, quelli veri, degli Stones, di Neil Young e di un certo Bruce Springsteen che allora non conosceva nessuno o quasi.
Ricordo quando, recandoci alla festa, confrontavamo i nostri regali, atrocemente ci accorgevamo di avere avuto la stessa idea, comprammo tutti If you leave me now dei Chicago, quelli annacquati. Pazienza. Fu la volta che cercai di corrompere il mio amico Dario, addetto alla roulette russa del gioco della bottiglia, gli chiesi sottovoce di dirottare verso Ernestina, bellissima, lentigginosa, rideva sempre, la chiamavo Duracell. Tentativo fallito, “Maaaut”, al grido del carnefice vietnamita de Il cacciatore di Michael Cimino mi toccò Maria Grazia, aveva la femminilità di George Foreman, sempre in grembiule, frequentatrice assidua dell’Azione cattolica, stesso sorriso di James Coburn, baffo compreso. Nemmeno se avessi giocato con tre pallottole. Però ci si divertiva, Patatine, tramezzini, Fanta e Coca (Cola) a gogo’. In una delle feste per darmi coraggio, trangugiai mezza bottiglia di Rosso antico, e lessi una poesia di Walt Withman ad Ernestina che rise più del solito.
Tanto tempo fa.
If you leave me now, Chicago
Buongiorno