Oggi, dalle 15 a mezzanotte, sarà allestita la camera ardente per il professore Nuccio Ordine nell’Università della Calabria, ad Arcavacata di Rende, nello “University Club”.
Pochi mesi fa, in una intervista rilasciata al suo vecchio amico Pino Nano per “Prima Pagina”, il professore Nuccio Ordine descriveva così il suo mondo.
“Il mio mondo è quello degli studenti, a cui io dò l’anima e tutto me stesso perché lo considero i miei figli, alla stregua dei miei libri e delle mie ricerche. Senza i miei studenti non avrebbe senso la mia vita e senza di loro, i loro stimoli, la loro voglia di capire e di apprendere, io non sarei mai cresciuto per come poi credo sia accaduto… I miei studenti sono stati la mia famiglia, che invece non ho mai costruito ma con la vita che faccio e con gli obiettivi che mi ero prefissato da giovane, sapevo che sarei stato un pessimo padre, un pessimo marito e probabilmente anche un pessimo capofamiglia. Sapevo che la mia casa sarebbe stata in giro per il mondo, che le mie ricerche mi avrebbero portato lontano dalla Calabria, e poi mi avrebbero riportato a casa, ma nei lunghi viaggi di lavoro e studio, c’è poco spazio per tutto il resto”.
Uno come Nuccio Ordine – osservava Pino Nano – avrebbe potuto rimanere a Yale o a Parigi dove l’adorano, a Berlino dove l’hanno inseguito per anni e invece è tornato al campus dove si è laureato.
Sì, Nuccio Ordine si era laureato nel 1982 con 110 e lode in Lettere Moderne, presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria. La sua tesi di laurea, seguita dal relatore Giulio Ferroni, si intitola Asinus ad litteras. La letteratura dell’asino nel Cinquecento. L’anno successivo, dopo aver superato un concorso nazionale, frequenta il dottorato di ricerca in «Scienze letterarie: retorica e tecniche dell’interpretazione» presso la stessa Università e viene seguito dallo stesso Ferroni e da Dante Della Terza.
Insomma, tutto è partito dall’Università della Calabria, Arcavacata di Rende, e tutto si conclude all’Unical. E Nuccio Ordine spiegava bene al suo vecchio amico, per filo e per segno, le ragioni di quella scelta.
“Lo avevo giurato a me stesso, appena laureato. Qualunque cosa mi avessero offerto fuori e lontano dalla Calabria l’avrei rifiutata a priori. Perché dovevo restituire alla mia terra e alla mia università quello che i miei maestri del tempo mi avevano trasferito e donato. Sentivo di avere un dovere morale da adempiere con i calabresi, che era quello di ricambiare quello che io avevo avuto da questo Campus. Se non ci fosse stata l’Università della Calabria io probabilmente non mi sarei neanche laureato, non avrei potuto andare fuori a studiare, e invece sono stato fortunato, sono rimasto qui ad Arcavacata dove ho trovato professori che mi hanno preso per mano e mi hanno indicato la strada da percorrere. Questo mi ha legato al Campus calabrese più di ogni altra cosa al mondo ed ecco perché sono ancora qui e qui resterò per sempre. Fino alla fine”.
Così chiosava Pino Nano: “… Presidente del Centro Internazionale di Studi Telesiani, Bruniani e Campanelliani, le sue opere sono tradotte oggi in 24 lingue diverse (33 Paesi) tra cui cinese, giapponese e russo. Ma nonostante questo Nuccio Ordine è stato uno di quegli intellettuali che non si è mai montato la testa, che ha incontrato e conosciuto gli scrittori e i filosofi più famosi del mondo, con cui ha condiviso ricerche e metodi di analisi e a cui ha insegnato che in fondo allo stivale italiano c’è un paese bellissimo che si chiama Diamante, dove lui è nato e un mare sublime che è il Tirreno e che la sua terra di origine, che si chiama Calabria, è così bella e affascinante che non ha niente da invidiare a nessun altro paese al mondo”.