(Nicolò Zambelli – today.it) – Promesse che si mantengono. È prevista per la giornata di domani 20 giugno 2023 in commissione Giustizia al Senato una prima seduta per discutere sul disegno di legge che s’impone di abolire il reato di tortura. Il dl presentato dal governo e da Fratelli d’Italia vuole modificare gli articoli 613-bis e 613-ter del codice penale: introdotti con la legge 110 del 2017, dopo appena sei anni i reati di tortura e istigazione alla tortura rischiano di scomparire dal codice penale o di subire sostanziali modifiche che indeboliscono la gravità del crimine.
La legge punisce dai 4 ai 10 anni “chiunque, con violenze o minacce gravi […] cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza”. Se il fatto è commesso da un agente pubblico che abusa del proprio potere, la legge aumenta la pena dai 5 ai 12 anni. E nel caso in cui il fatto causi la morte volontaria della persona torturata, la pena impone l’ergastolo. Il reato di tortura è stato introdotto piuttosto tardi nel nostro paese, nonostante fosse presente già nel 1949 dalla Convenzione di Ginevra a tutela dei diritti dei detenuti e ribadito nel 1984 dalla Convenzione di New York: in quest’ultima carta – dove ogni membro dell’Onu ha condannato la pratica della tortura – si obbligava gli stati aderenti a inserire il reato nel proprio ordinamento.
Le discussioni sul tema in Italia sono iniziate solo nel 2014 alla Camera e soltanto tre anni dopo ci fu l’effettiva approvazione di una legge che ne delineasse i limiti. La legge è stata approvata nel 2017 da Pd e Alternativa popolare. Contrari fin da allora Fratelli d’Italia e Forza Italia, che hanno sempre giudicato il testo come una di limite all’azione delle forze dell’ordine.
Le proposte della maggioranza
Ora il governo di Giorgia Meloni ha proposto di cancellare l’aggravante di tortura dall’ordinamento. Il motivo, per i firmatari della proposta, è legato alla concezione secondo cui questo tipo di reato pone dei limiti nell’azione delle forze dell’ordine. In specifici casi polizia e carabinieri sono autorizzati a utilizzare la forza, ma c’è un confine netto tra ciò che può essere considerato “pugno duro” e ciò che invece sono vere e proprie violenze contro persone fermate o in stato di arresto. Secondo i firmatari: “Il rischio di subire denunce e processi strumentali potrebbe disincentivare e demotivare l’azione delle Forze dell’ordine con conseguente arretramento dell’attività di prevenzione e repressione dei reati” per cui resta necessaria “la contestuale abrogazione delle fattispecie penali della tortura e dell’istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura”.
Nonostante questo sia quanto proposto da Fratelli d’Italia, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha spiegato alla Camra come non si voglia abolire il reato, quanto piuttosto sopperire a “carenze tecniche” e modificarne i termini. Nella sostanza, Nordio ha spiegato due cose: in primo luogo, che il reato di tortura così come è scritto è troppo vago e suscettibile interpretazioni di sorta, nonché applicabile a situazioni che non avrebbero avuto necessità di quel tipo di reato. In secondo luogo, il ministro ha proposto un distinguo tra quella che è propriamente detta tortura e quelli che invece sono i “trattamenti inumani e degradanti, che da sempre sono considerati sul piano internazionale figure distinte e meritevoli di considerazione differenziata”.
“Giù le mani dalla tortura”
Sin da subito la proposta di legge è stata invasa dalle polemiche delle opposizioni. Prima tra tutti la senatrice per Alleanza Verdi Sinistra Ilaria Cucchi, che ha rivolto un appello al presidente Mattarella per evitare che venga approvata la legge: “Abbiamo lottato per la sua introduzione e ora rivolgo un appello a tutte le forze politiche soprattutto al presidente della Repubblica: giù le mani dalla legge che punisce la tortura”, dichiara la senatrice che aggiunge: “Chi ha paura del reato di tortura legittima la tortura”.
Il tema torna forte sul tavolo anche per via degli ultimi episodi di cronaca legati alla sezione Volanti della polizia di Verona. Al momento sono indagate ancora più di venti persone e cinque sono sotto arresti domiciliari. L’accusa nei confronti di quei poliziotti è proprio quella di tortura contro persone fermate o arrestate. Dopo questi fatti di cronaca è difficile pensare a come sarà l’iter per l’approvazione della legge, sopratutto perché quanto successo a Verona ha sensibilmente turbato gran parte dell’opinione pubblica: l’abrogazione del reato resta difficile da giustificare davanti alla popolazione dopo azioni tanto gravi quanto crudeli. Nelle prossime ore la senatrice del Movimento 5 Stelle Anna Bilotti aprirà il dibattito sulla molto probabilmente in opposizione a quanto proposto da Fratelli d’Italia.