La Corte d’Appello di Catanzaro ha deciso di riaprire il dibattimento sul caso di malasanità che costò la vita ad un ragazzo cosentino di 13 anni, Romano Marino.
La Corte ha detto sì alle richieste di acquisizione e valutazione delle nuove perizie mediche sui referti del ragazzino. I due esperti chiamati ad analizzare le cartelle cliniche dovranno stilare una relazione in cui si accerterà se la morte prematura di Romano sia da attribuire al ritardo nel diagnosticare la Mas inizialmente scambiata dal primario di Pediatria Domenico Sperlì per una semplice mononucleosi.
La patologia fu poi giustamente individuata all’ospedale Gemelli di Roma dove Romano fu trasportato dopo giorni di agonia all’Annunziata, quando ormai non c’era più niente da fare.
Il reparto di Pediatria dell’ospedale di Cosenza finì sotto processo per la sua clamorosa negligenza ma la procura di Cosenza meglio nota come il porto delle nebbie, come da copione, assolse il potente signorotto.
Ecco cosa scrivevo sul mio profilo FB il 22 giugno 2015 dopo aver partecipato a quella maledetta udienza.

Il giudice Manuela Gallo, pupazzetto nelle mani del pavido procuratore Dario Granieri, ha assolto il primario del reparto di Pediatria dell’ospedale dell’Annunziata Domenico Sperlì. Costui, nonostante passi per luminare, non è stato in grado di fare una diagnosi per un ragazzo di 13 anni, Romano Marino, che è morto dopo qualche giorno a Roma.
La Procura ha condotto delle indagini ridicole ma, nonostante questo, sono ugualmente emerse le gravi responsabilità del medico. Ebbene, il pm che ha portato avanti le indagini, tale Bruno Antonio Tridico, ha pronunciato una requisitoria da dilettante, facendo di tutto per non toccare il potentissimo indagato, protetto dalle lobby di potere cosentine e dalla massoneria deviata della città.

Tridico, bontà sua, non ha ritenuto neanche opportuno controreplicare alla vergognosa arringa dell’avvocato Pierluigi Pugliese, che ha detto una marea di stronzate per difendere il “fratello” Sperlì.
Il segnale chiarissimo dell’aria che tirava ieri in tribunale. Tridico, del resto, è un magistrato patetico, che sta là per essere funzionale a tutte le porcherie che gli vengono propinate. Abbassa la testa e dice signorsì.
Sperlì era attorniato addirittura da 5 avvocati, come succede di solito nei processi in cui alla sbarra ci sono i boss della malavita. E il giudice Gallo stava lì, inespressiva, con la sentenza di assoluzione già scritta, ad allisciarsi i capelli.
La signora Gallo, del resto, esce dallo studio del potentissimo avvocato d’Ippolito, lo stesso nel quale si è formato Pierluigi Pugliese, il difensore di fiducia di Sperlì. Roba da vomitare per due ore di fila! Oggi il pensiero vola a Romano, un ragazzo che ha avuto la sola colpa di essere ricoverato a Cosenza, e alla sua famiglia, che ha combattuto per avere giustizia e si trova a non avere nessun tipo di arma contro il muro di gomma alzato dalla Procura di Cosenza. Continueremo a starvi vicino.
NON ARRENDETEVI!
Gabriele Carchidi