Catanzaro. Sergio Costanzo, un “Gaglianese” per tutte le coalizioni

Nell’infinita platea di assunzioni “elettorali” per conquistare voti, il comitato d’affari orchestrato da Enzo Sculco, Mario Oliverio e tutto il cucuzzaro, ce n’era addirittura una in itinere per un consigliere comunale di Catanzaro, Sergio Costanzo, a dire il vero ormai chiacchierato da tempo. Talmente chiacchierato che alle ultime Regionali non l’ha potuto candidare neanche l’Udc, che pure è il ricettacolo dei corrotti per eccellenza, e non solo in Calabria.

Oggi il nome di Sergio Costanzo è tornato alla ribalta delle cronache. La procura di Catanzaro lo accusa di corruzione e truffa per vicende legate all’assegnazione di alloggi popolari da parte dell’Aterp. Ed è solo l’ultima di una serie abbastanza lunga di vicissitudini giudiziarie.

Bene, poco meno di un anno fa (era gennaio dell’anno che sta per chiudersi) avevamo appreso che il signor Sergio Costanzo era passato in pompa magna a Forza Italia, con tanto di foto-ricordo con Ciccio “bummino”, pardon Cannizzaro, “nuovo” coordinatore regionale del partito. Quanto basta per riepilogare, sia pure per sommi capi, chi è il signor Costanzo. Che ha cambiato casacca non si sa più quante volte ed era davvero sempre difficile capire se stava con il centrodestra o con il centrosinistra, per quanto ormai non ci sia più nessuna differenza tra le due coalizioni, che fanno solo finta di litigare e banchettano e rubano insieme da decenni.

Nelle carte dell’ordinanza del blitz della Dda “Glicine Acheronte” si legge che “… a partire dal mese di agosto 2017, ADAMO, DEVONA, SCULCO, e OLIVERIO insistono sulla nomina di COSTANZO Sergio, consigliere comunale di Catanzaro, presso un ufficio pubblico (Ufficio Caccia ovvero all’ARCEA) o una società con la quale la Regione aveva rapporti contrattuali (la COGEA SPA), al fine di salvaguardare l’appoggio elettorale del predetto per le future consultazioni regionali alla lista dell’OLIVERIO (ritenendosi ii COSTANZO, figura di riferimento dei <<quartieri>> di Catanzaro, avendo egli raccolto ben 3500 voti nelle precedenti consultazioni comunali del 2017), nonostante fosse noto a loro ii suo legame familiare con COSTANZO Girolamo, boss dei clan dei Gaglianesi, condannato in via definitiva anche per reato associativo di tipo mafioso e ristretto nel regime detentivo speciale del 41 bis…”.

Alla fine Costanzo non viene assunto da nessuna parte, finirà per appoggiare il centrodestra di Occhiuto e l’Udc sfiorando addirittura la candidatura e persino Oliverio sarà fatto fuori dal Pd per le sue note vicissitudini giudiziarie.

“La vicenda, tuttavia – scrive il Gip -, palesa ii comportamento che assumono Devona, Oliverio, Adamo e Sculco, che tentano in ogni modo di assegnargli l’incarico, ma solo per biechi tornaconti elettorali e per sfruttare a loro vantaggio ii consenso elettorale ed ii bacino di voti a sua disposizione, senza riguardo alcuno alle specifiche competenze professionali che lo stesso avrebbe dovuto avere per assumere l’incarico al quale ambiva.
Anche questa vicenda, pertanto, costituisce un ulteriore tassello per lumeggiare le condotte di natura associativa degli indagati e del loro modo di intendere la gestione della cosa pubblica, tesa esclusivamente a rafforzare ii proprio consenso elettorale con un’azione connotata da mentalità clientelare e guidata esclusivamente da tornaconti personali.
La scelta di questo, come di altri incarichi pubblici presso la regione, rispondeva solo a logiche politico affaristico/clientelari”.

Nella città di Catanzaro esiste un sottile filo che unisce tutti in nome dello scambio elettorale di voti, infatti secondo le risultanze di un’attività di intercettazione è emerso che una parte del clan dei Gaglianesi si era anche attivato per procacciare voti a favore di Sergio Costanzo, all’epoca dei fatti, consigliere comunale e provinciale di Catanzaro, presentatosi con il partito “Calabria in rete”, appoggiando come presidente della Regione, Mario Oliverio, nel 2014.

Il 2014 segna il passaggio politico di Sergio Costanzo al centrosinistra, ed in quella consultazione elettorale, il politico, imputato per “Rimborsopoli/Gettonopoli”  prese ben 6.687 voti, risultando il primo dei non eletti, dopo una lunga esperienza in Forza Italia e nel centrodestra. C’è un’intercettazione in auto diventata famosa che parla di “…un ordine dal carcere…”, ma c’è di più nei 21 faldoni, che compongono l’inchiesta della Dda denominata “Farmabusiness”… Sulla base del materiale captativo, l’ordine di votare Sergio Costanzo pare sia arrivato proprio dallo storico capo clan dei Gaglianesi, Girolamo Costanzo, alias “compare Gino”, detenuto nel carcere di “Opera” a  Milano, a seguito della condanna definitiva all’ergastolo, emessa nell’ambito dell’operazione  “Falco Ghibli” del 1993. Sarebbe stato lui a far arrivare “un’ ambasciata” dal carcere ai propri sodali in base ad alcuni dialoghi intercettati avvenuti in macchina tra Pancrazio Opipari, detto Ezio e l’antennista Domenico Scozzafava.

Il 4 novembre del 2014 a contattare l’antennista è proprio Sergio Costanzo, che si candida col centrosinistra. Il consumato politico catanzarese domanda a Scozzafava«Ma dimmi una cosa, per questa campagna sei con Mimmo, tu?» Scozzafava in grande imbarazzo conferma l’impegno garantito a sostegno di Domenico Tallini durante le elezioni regionali: «Eh, ti dico la verità sì. Perché già mi aveva fermato». Sergio Costanzo incalza: «Va bene dai, e vedi se dai una mano pure a me? In qualche maniera, qualche piccolo contributo». E Scozzafava replica: «Va bene Sergiù. Io lo sai che adesso mi trovo in imbarazzo».

Sergio Costanzo però non molla: «Statti tranquillo e non ti preoccupare». Scozzafava cerca di smarcarsi: «Lo sai che ti voglio bene sia a te che a lui. Lo sai». Costanzo non arretra«Ma statti tranquillo e vedi di darmi una mano perché io me la gioco alla grande la partita con lui».  Scozzafava conferma: «Lo so, lo so» e Costanzo continua«Il seggio a Crotone, è un peccato perdere un seggio». E Scozzafava cede e conferma il suo impegno: «Non ti preoccupare che ho già parlato con mio cognato. Basta che resta tra noi». Costanzo risponde: «Non ti preoccupare, lo sappiamo solo io e te».

In tanti ricorderanno, specie a Catanzaro, che Sergio Costanzo è uno dei tanti prodotti creati in provetta da Mimmo Tallini, addirittura il suo braccio politico armato nell’arena dell’aula del consiglio comunale di Catanzaro. Tallini e Costanzo legati a filo doppio per anni hanno segnato un’epoca politica per la città di Catanzaro che li ha visti protagonisti tra i mille cambi di casacca, entrambi: ex Movimento Civico per il Sud, ex MPA di Lombardo, ex UDEUR di Mastella, ex Alleanza Nazionale, ex Forza Italia, quella stessa Forza Italia che ha devastato la città di Catanzaro rendendola oggi la capitale del “sistema Catanzaro”, quello della Massomafia. Ma il temerario consigliere Sergio Costanzo, dopo aver portato voti al centrosinistra di Oliverio, sa benissimo che il vento cambierà e pur di avere un posto al sole grazie alle sponsorizzazioni politiche di Mimmo Talliniverso il centrodestra di Occhiuto Presidente, dopo aver stuprato il Partito Democratico a pagamento venendo piazzato persino nella struttura speciale del consigliere Libero Notarangelo, varca di nuovo il guado e si sarebbe candidato nella lista  UDC (Unione Democratica di Centro) di Lorenzo Cesa nel Collegio centro CZ-KR-VV se non fosse stato fermato proprio in extremis. 

Avantieri elezioni regionali Gennaio 2020, ieri elezioni regionali Ottobre 2021, poi elezioni comunali a Catanzaro primavera 2022, la storia si ripete… Dal carcere di massima sicurezza di Opera a Milano per le elezioni regionali di Gennaio 2020 partirono le indicazioni agli affiliati su chi far votare alle elezioni.

Una “’mbasciata” che è arrivata direttamente dalla bocca del boss dei Gaglianesi Girolamo Costanzo, in carcere dagli anni Novanta quando scattò l’operazione Falco Ghibli che decapitò la ‘ndrina del capoluogo. L’episodio è contenuto nei 21 faldoni che compongono l’inchiesta “Farmabusiness” culminata con l’arresto dell’ex presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini che dal 19 novembre 2020 è accusato dalla Dda di Catanzaro di concorso esterno e voto di scambio.

È un’intercettazione a gettare una luce sinistra sulla carriera politica del consigliere comunale Sergio Costanzo, fondatore del movimento Fare per Catanzaro. L’esponente politico viene tirato in ballo da Ezio Opipari ritenuto dagli inquirenti un soggetto in contatto con gli attuali reggenti del clan dei Gaglianesi. Per le elezioni regionali di ottobre 2021 era stato “battezzato” con la cerimonia della “Santa adesione” nelle oscure stanze dell’Udc nazionale, il “nuovo” candidato Sergio Costanzo da Catanzaro, celebrato dal capobastone Lorenzo Cesa (baciamo le mani) e il suo vice, l’assessore regionale indagato Franco Talarico (aribaciamo…), con la benedizione del bandito di Crotone Enzo Sculco, quello secondo cui la ‘ndrangheta è un fenomeno letterario. L’Udc in Calabria è comandato da Franco Talarico, assessore regionale all’obbligo di dimora, braccio destro dell’indiscusso numero uno nazionale, Lorenzo Cesa, plurindagato da decenni eppure sempre sul ponte di comando del malaffare e della corruzione.

La decisione sulla candidatura di Sergio Costanzo era maturata, nel corso di una riunione che si era svolta  appunto a Roma, nella sede nazionale del partito, alla presenza del vicecommissario regionale dell’UDC in Calabria, Flavio Cedolia, del capogruppo UDC in Consiglio comunale a Catanzaro, Antonio Trefiletti, di Lorenzo Cesa e del consigliere comunale Udc a Catanzaro Giovanni Merante, commissario provinciale, cresciuto all’ombra di Agazio Loiero, quello dell’accertamento dei fondi SISDE e siccome sempre di fondi si parla, oggi Giovanni Merante è rinviato a giudizio  per Gettonopoli, dove dovrà rispondere di distrazione di fondi e appropriazione indebita. Successivamente l’Udc affiliava tra le sue fila l’ennesimo indagato, Sergio Costanzo. candidandolo alle regionali 2021 salvo poi fare un passo indietro quando tutti – ma proprio tutti – hanno capito che sarebbe stato un boomerang.

Per la candidatura di Sergio Costanzo per le elezioni regionali di ottobre 2021 erano già pronte a partire le “’mbasciate” atteso che intanto Domenico Scozzafava, veniva rappresentato nell’inchiesta Farmabusiness come l’uomo dei voti, anzi, «un formidabile portatore di voti» che oltre a raccogliere voti

(nelle regionali 2020) per Domenico Tallini, risulta dai faldoni di indagine del procedimento della Dda di Catanzaro “Farmabusiness”, uomo trasversale, conosciuto e contattato anche dal centrosinistra. “… Anche altri soggetti, legati ad ambienti politici di centrosinistra – scrivono gli investigatori – hanno conoscenza della capacità di procurare voti di Scozzafava”. Infatti nel periodo delle elezioni regionali del 2014 tale Pino, soggetto non meglio identificato, chiede a Scozzafava «di trovargli voti per le primarie» specificando che faceva lui da tramite per «Oliveri». Scozzafava fa presente le sue difficoltà ma dice che vedrà se riuscirà a procurargli qualche voto. Pino, annotano gli inquirenti, «gli chiede di fornirgli gli scontrini di quelli che andranno a votare alle primarie (per votare alle primarie, promosse dal Partilo democratico, si pagava un euro, per autofinanziarsi e, sembra, che venisse rilasciata una “fattura-ricevuta’’), così, con quelli in suo possesso, potrà “contrattare”».     

La telefonata viene sintetizzata dai carabinieri. Per prima cosa Pino chiede a Scozzafava chi porta alla regione e quest’ultimo spiega che «porta all’assessore ed è di Forza Italia», ovvero Domenico Tallini. A questo punto Pino chiede se per le primarie Domenico Scozzafava ha delle persone che possono votare, e Scozzafava dice che «qualcosa può fare», anche se ha difficoltà ad andare «nell’altra sponda». Ma Pino lo sprona ricordagli che ha le amicizie anche nell’altra “sponda” e di “chiedere” il voto. A stimolare l’antennista procacciatore di voti, risultano dalle indagini anche altri candidati che orbitano  nel 2020 nel centrosinistra. Tra questi l’odierna stella nascente dell’Udc catanzarese Sergio Costanzo, consigliere comunale di Catanzaro e candidato al consiglio regionale nel 2014. Il contatto avuto con Costanzo, lo stesso antennista Domenico Scozzafava oggi agli arresti, lo confida anche a Tallini dicendogli: «che c’è Sergio Costanzo, che mi manda messaggi in continuazione ma io non gli rispondo». Costanzo, che era passato nel centrosinistra mollando il suo capobastone Tallini e il centrodestra, con le sue richieste mette in difficoltà Scozzafava. Gli chiede «qualche piccolo contributo» anche se Scozzafava si fa promettere che la cosa resti tra di loro.

Sempre dalle intercettazioni risulta inoltre, come riferisce un altro indagato, intercettato in Farmabusiness, Ezio Opipari, che Costanzo avesse mandato un sms d’invito a Scozzafava, perché questi andasse a prendere materiale elettorale, «asserendo che l’aveva fermato e si era intrattenuto con lui con “molto affetto” e gli aveva dato del materiale elettorale». Costanzo gli aveva poi detto «salutami là sopra». Là sopra, secondo gli investigatori, sarebbe il quartiere Gagliano di Catanzaro, territorio del clan dei Gaglianesi. I carabinieri annotano che «dall’attività tecnica intercettiva, si apprendeva che una parte del “clan dei Gaglianesi si era attivato per procacciare voti al candidato alle regionali Sergio Costanzo, consigliere comunale e provinciale a Catanzaro in carica, che si presentava con il partito “Calabria in rete’’, che appoggiava come Presidente della Regione, il neo eletto Mario Oliverio». «Addirittura – è scritto nell’informativa dell’indagine – sembrava che l’ordine di votare Sergio Costanzo, arrivava da Girolamo Costanzo, alias “Compare Gino”, detenuto presso il carcere di “Opera” a Milano, a seguito della condanna definitiva all’ergastolo». Un’imbasciata che “compare Gino” avrebbe fatto arrivare dal carcere perché il candidato «è un cugino di “primo grado”, di Girolamo Costanzo», essendo i genitori dei due, fratelli.

E’ risaputo che ogni volta che ci si avvicinava qualche scadenza elettorale il telefono di Domenico Scozzafava iniziava a squillare senza sosta. Ufficialmente antennista ma per gli inquirenti «’ndranghetista fino al midollo», Scozzafava sarebbe stato «l’uomo della pioggia» non solo dell’ex presidente del Consiglio regionale Domenico Tallini, ma un punto di riferimento nelle campagne elettorali di molti esponenti del centrodestra in città e in provincia. Dalle elezioni comunali fino alle Politiche passando per le Regionali e il voto per il rinnovo del Consiglio Provinciale, in tanti avrebbero chiesto un aiuto al rampante antennista ammesso alla “corte” del boss Nicolino Grande Aracri. Tutto è svelato sempre  negli oltre 21 faldoni di allegati che compongono l’inchiesta “Farmabusiness”, l’indagine con cui DDA e Carabinieri hanno svelato il tentativo della cosca cutrese di inserirsi nel business dei farmaci con il decisivo aiuto, secondo gli inquirenti, del politico di Forza Italia Domenico Tallini. Migliaia di atti, molti dei quali coperti ancora da omissis, che riannodano i legami inconfessabili tra Scozzafava e il mondo politico catanzarese a partire dal 2012.

Certamente Occhiuto per vincere le elezioni ha bisogno di un consenso bipartisan, come era bipartisan il consenso che Sergio Costanzo chiedeva all’antennista di Farmabusiness, al secolo Domenico Scozzafava; infatti  “l’antennista” faccendiere cercava voti per Tallini e per il suo rivale Costanzo nelle elezioni regionali a sostegno di Mario Oliverio Presidente.

SERGIO COSTANZO E L’INCHIESTA GETTONOPOLI 

Ma non potremmo chiudere questo ritratto di Sergio Costanzo se non parlassimo anche del suo pacchiano coinvolgimento nell’inchiesta Gettonopoli. L’accusa da un lato contempla la partecipazione fittizia di alcuni consiglieri che – a differenza di quanto attestato – non si sarebbero mai presentati ai lavori delle commissioni o vi hanno partecipato in maniera discontinua. Dall’altro lato – ed è il caso di Costanzo . vi sono le assunzioni fittizie concordate tra i consiglieri e alcune aziende, effettuate al solo scopo di conseguire i rimborsi a copertura delle assenze (per ragioni istituzionali) dei finti dipendenti. Assenze anche queste fittizie perché i consiglieri avrebbero dovuto partecipare a commissioni consiliari alle quali non si sono mai presentati o vi hanno partecipato in maniera discontinua, a differenza di quanto verbalizzato dai presidenti di commissione.

Il consigliere comunale Sergio Costanzo, componente della seconda commissione, Risorse finanziarie, Affari generali, personale, servizi demografici e della quinta commissione Turismo, Politiche del mare e Attività produttive, risulta essere assunto nella ditta “La Rosa Salvatore Zoomarket” a decorrere dal mese di febbraio 2015 con la qualifica di impiegato a tempo pieno indeterminato. La ditta in questione è un negozio per la vendita di animali da affezione, inclusi articoli ed alimenti, ubicato a Catanzaro. Nel momento in cui  Costanzo viene assunto, avrebbe percepito un reddito annuo in crescendo: dagli iniziali 23mila euro sarebbe passato a 28mila euro, ricevendo un trattamento migliore rispetto agli altri suoi colleghi con pari qualifica.

Anche in questo caso dal raffronto che i carabinieri hanno operato tra le delibere e le retribuzioni mensili, gli stipendi di fatto sarebbero stati a carico del Comune, atteso che per l’anno 2016 a fronte di una spesa sostenuta dall’azienda per gli stipendi pari a 27.800,00 euro, il Comune avrebbe rimborsato 27.359,19 euro; nel 2017 la spesa per gli stipendi è di 28.005,00 euro mentre quella  relativa ai rimborsi effettuati dal Comune è di 23.425,88 euro”. Infine per l’anno 2018 la situazione appare essere più paradossale se si pensa che la spesa sostenuta dall’azienda ammonta a 10.190,00 euro, mentre i rimborsi dell’Ente comunale sono maggiori ed esattamente ammontano a 14.758,04.

Dall’esame dei bilanci di esercizio e conti economici della società “Zoomarket di La Rosa Salvatore”, tra l’altro è emerso che il 31 dicembre 2014, quindi l’anno precedente all’assunzione di Sergio Costanzol’azienda ha avuto un utile di 20.655,00 euro ed una spesa per salari pari a 49.949,00 euro; l’anno successivo, un utile pari a 22.868,00 e spese per stipendi  pari a 89.822 euro; nel 2016 risulta una spesa per stipendi di 107.634,00 euro ed un utile annuo di 20.919,00 euro.

In sostanza l’assunzione di Costanzo avrebbe inciso sui costi e guadagni dell’azienda. Ma c’è di più. Nel mirino degli investigatori c’è stata un’attività di osservazione finalizzata ad accertare la presenza di Costanzo nelle tre sedi dell’azienda, un’attività che non ha dato riscontri positivi: il consigliere Sergio Costanzo non sarebbe risultato sul posto di lavoro in azienda. Praticamente il consigliere Sergio Costanzo indagato insieme al titolare Salvatore La Rosa che con l’assunzione fittizia, secondo gli inquirenti, avrebbe ricevuto un rimborso complessivo, da gennaio 2016 a dicembre 2018 di 78.749,00 euro. Viva i ribelli… con ii culo degli altri…