La notizia è uscita fuori nel primo pomeriggio di ieri, anche con un certo risalto, ma i media di regime ovviamente l’hanno lasciata “morire” lì, senza approfondire e senza analizzare.
Parliamo del danno erariale da 18,5 milioni di euro contestato dalla Corte dei conti-Procura regionale presso la Sezione giurisdizionale per la Calabria, a 4 dipendenti dell’Anas, 3 ancora in servizio e uno ex dipendente. Che – ovviamente -, anche per i suoi “precedenti” è il capo della banda,
I professionisti erano responsabili unici del procedimento e direttore dei lavori dell’appalto per la realizzazione dei lavori di adeguamento della Strada statale 182 Trasversale delle Serre nel tratto di 21 chilometri compreso tra i comuni di Argusto (Catanzaro) e Serra San Bruno (Vibo Valentia).
Si tratta di Sergio Serafino Lagrotteria, ex dipendente Anas, arrestato nell’ambito dell’inchiesta Dama Nera (il capo della banda, appunto); Biagio Marra; Vincenzo De Sarro, fratello dell’ex rettore dell’Umg di Catanzaro ed ex consigliere comunale di Catanzaro e Carlo Pullano, direttore responsabile territoriale Anas della Basilicata.
Ai tecnici viene imputata l’omessa adozione di iniziative, anche di vigilanza e di controllo, sulla corretta esecuzione dell’opera, la lievitazione dei costi di realizzazione e un danno erariale di 18,5 milioni di euro.
Gli interventi erano stati appaltati nel 2005 dall’Anas ad un’Ati, per 123 milioni e conclusione a gennaio 2008. Invece – per reiterate proroghe, sospensioni, due accordi bonari e due varianti in corso d’opera nel 2010 e nel 2012 – i lavori, rileva la Corte, sono costati 191 milioni e sono stati ultimati ad aprile 2017.
Gli accertamenti, svolti con la collaborazione del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Finanza, hanno evidenziato, in generale, gravi lacune nel progetto inziale, oltre che nelle fasi esecutive e di gestione dell’intervento da parte dell’impresa. La necessità di ricorrere alle varianti è stata, secondo la Corte dei conti, “significativamente determinata dalla necessità di sopperire alle gravi carenze del progetto”. I professionisti non avrebbero assunto negli anni le iniziative necessarie a tutelare l’interesse del committente a fronte degli inadempimenti dell’appaltatore e, così facendo avrebbero concorso all’aumento dei costi. In particolare, le carenze progettuali non sarebbero state oggetto né di preventiva valutazione né, a fronte delle varianti, delle obbligatorie iniziative per la salvaguardia dell’interesse pubblico.
Fin qui la notizia di ieri.
Siamo andati a scandagliare il nostro archivio e quello di altri media e alla fine non è stato difficile trovare un sacco di informazioni sul capo della banda, ovvero Sergio Serafino Lagrotteria, tra i protagonisti dello scandalo della “Dama nera”. E quelle più calzanti erano state scritte da Francesco Gangemi, deceduto ormai da qualche anno, giornalista discusso e controverso ma mai banale, che all’epoca dell’operazione che mise in risalto una parte del sistema delle tangenti all’Anas aveva scritto sul suo giornale “Il Dibattito” un interessante editoriale che riportiamo di seguito.
ANAS: ”DAMA NERA 1 e 2” SE NON RUBI NON CRESCI E NON PUOI FARE PARTE DELLA SQUADRA
di Francesco Gangemi
Fonte: Il Dibattito
L’operazione DAMA NERA è una grande bufala. Simile a una delle tante operazioni dirette dal “Cono d’ombra” (si riferisce al procuratore di Roma Pignatone, ndr) quando sedeva nella Procura della città del nulla e si muoveva in elicottero alla volta di Palermo.
La Mantide, ossia la dirigente Antonella Accroglianò, ha raccontato tante e tante di quelle storie il cui unico pregio è stato d’identificare, volutamente, la parte infinitesimale dei tangentieri dell’ANAS. Sembrerebbe un assurdo, ma è così.
… La tangentiera non ha riferito sui lavori dell’autostrada Salerno/Reggio Calabria, né su quelli della strada statale 106 dove sono transitati miliardi di euro di prodiana memoria.
Il “Cono d’ombra” (sempre Pignatone, ndr), ha confinato le dichiarazioni solo sugli appalti di piccolo conto lasciando fuori quelli rilevanti, su cui rammentiamo che finanche il New York Times ebbe da censurare. Fermo restando l’ottimo comportamento dei militari della Guardia di Finanza, a eccezione del loro comandante già in servizio a Reggio Calabria. Pollari (ex capo dei servizi segreti, ndr) docet.
Ricordiamo pure che l’attuale Presidente Anas Armani J ebbe modo di ringraziare l’Autorità Giudiziaria e successivamente ha avuto modo d’informare l’opinione pubblica d’avere licenziato i funzionari e i dirigenti coinvolti nella “Mandrakata”. Tuttavia rimaniamo dell’opinione che le dichiarazioni della tangentiera porteranno a un bluff giudiziario (e così è stato, ndr). Tranne che per i rei confessi.
Il problema che vogliamo affrontare in questa sede non riguarda se le parti omissate nell’ordinanza porteranno ad altri sviluppi giudiziari, piuttosto l’effettiva questione morale dei reclutamenti del personale con posti di responsabilità. Non a caso per tali aspetti l’allora Presidente CIUCCI querelò la nostra testata (Il Dibattito) perché lui sostenne d’essere stato danneggiato moralmente (per € 400,00…) e la non esistenza della questione morale.
Si ricorda ai dipendenti ANAS, specie a quello che di recente è venuto a trovarci, che il nostro giornale non tira volate, è aduso a denunciare frontalmente i reati e i soprusi ed eventualmente apprezzare per i dipendenti fedeli. Ebbene, a quell’epoca, in cui ponemmo attenzione sul dipendente, poi dirigente, LaGrotteria, da noi definito il Sabbiante, tutte le attenzioni che ci riservò l’Autorità Giudiziaria scaturirono, tra le altre, dalle continue pressioni che il gruppo LaGrotteria & C, fece sull’addetto stampa ANAS. Col vestito gessato o se vi pare ingessato….
Ricordiamo a tal proposito, che denunciammo la sua elevazione di grado nonostante lo stesso fosse stato condannato per mazzette quando prestò servizio presso il magistrato delle acque del Po. E, nonostante fosse stato arrestato, non appena assunto all’ANAS spa -2003/2004-, per lo stesso reato nel 2010, e quando ancora il giudizio non si era formato, CIUCCI non esitò a promuoverlo. Per questo, fu querela…
Infatti, nel proc. 14/61537 RGNR “DAMA NERA 2”, a pagina 131, il Gip scrive: “Quanto al LAGROTTERIA giova poi evidenziare che da quanto emerge dalla PG operante e come emerge da fonti aperte (internet www.tgmaddalena.it e ancora www_blitzquotidiano.it), l’ing. Sergio LaGrotteria risulta essere stato condannato a tre anni di reclusione dal Tribunale di Padova nell’anno 2010 per aver intascato “mazzette” in qualità di pubblico ufficiale, nell’ambito di reati ambientali commessi da privati. La condanna nei confronti dell’odierno indagato è stata annullata dalla Corte d’Appello di Venezia per intervenuta prescrizione consentendo cosi al funzionario condannato in primo grado per reati commessi in qualità di pubblico ufficiale, d’entrare in ANAS con la qualifica di dirigente. Lagrotteria Sergio, come si evince agevolmente nelle intercettazioni, è certamente quello più cauto nel parlare e ciò deriva evidentemente dall’essere stato già intercettato nell’indagine della Procura di Padova”.