Lettere a Iacchite’: “La Grande Cosenza è solo il pretesto per una nuova colata di cemento a Nord”

Spett. redazione Iacchite’

Grande Cosenza?

La questione del nuovo ospedale, se mai si farà, in un cosentino come io sento di essere, nato e cresciuto nella città vecchia, induce dei timori su quello che potrebbe essere la sorte di Cosenza già segnata da scelte fatte negli ultimi sessant’anni che hanno portato allo spopolamento iniziato nel centro storico e ancora in progresso verso nord.

Le cose non sono accadute per caso, hanno concorso in modo incisivo delle scelte precise.

D’altro canto nello sviluppo del nostro territorio un ruolo primario è stato rappresentato dall’edilizia che, tra l’altro, persegue l’obiettivo di fare nuove case, operazione che, in mancanza di crescita della popolazione, riesce meglio se vengono abbandonate quelle vecchie.

Abbiamo in pratica quattro città: quella storica fino a San Domenico, quella nata a ridosso dell’ultima guerra (corso Umberto-viale Trieste- etc.), quella nuova e caotica del dopoguerra e quella delle nuovissime case dell’epoca di Giacomo Mancini e giù di li.

Mano a mano che si costruiva una parte nuova aumentava lo spopolamento nella precedente e così via seguendo l’asse Sud-Nord, Rende compresa.

C’erano dei capisaldi che tenevano ancorata la città al centro storico: il Tribunale, la Cassa di Risparmio, la Prefettura e la stazione ferroviaria dello Stato davanti alla quale era stata costruita, c’è ancora ma passa inosservata, quella delle vecchie Calabro Lucane, poi Ferrovie della Calabria: chi scendeva dal treno nazionale trovava la ferrovia per il trasporto locale, adesso abbiamo una mega stazione senza avere più il servizio ferroviario.

I cambiamenti apportati da queste scelte li abbiamo ormai sotti i nostri occhi e le ricadute in termini di spopolamento si sono avute anche nei paesi a sud di Cosenza.

In sostanza la città si è spostata a nord, e non è finita, stringe il cuore vedere il centro storico cadere a pezzi ed assistere alla “solitudine” delle belle case di Corso Umberto, Viale Trieste etc.

Lo spostamento dell’ospedale da Cosenza sarebbe devastante, per un territorio come il nostro non ci sono attività pubbliche capaci di creare un indotto equivalente, nel giro di qualche decennio la città rimarrebbe abitata, se andrà bene, da piazza Bilotti fino al torrente Campagnano.

Viene da domandarsi se dietro la proposta di costruzione dell’ospedale vicino l’Università ci sia un progetto di città o altro.

I timori ci sono e a pensar male il pensiero ricade sempre sull’edilizia ed alla sua “speranza” di trovare nuove e ghiotte occasioni.

Quali sarebbero le conseguenze per Cosenza? Basta guardare indietro.

Roberto Dodaro