Rende. Il Viminale spiega il patto di ferro tra Manna e la ‘ndrangheta: protagonisti, retroscena e “impresentabili”

Le carte sono uscite ormai da un po’, precisamente da più di un anno e mezzo. Tanto quanto è durato il commissariamento. Innanzitutto il Decreto di scioglimento per infiltrazioni mafiose del Presidente della Repubblica accompagnato dalla relazione del Ministro dell’Interno Piantedosi. Poi la relazione del prefetto di Cosenza e infine quella della commissione di accesso antimafia. Pagine e pagine nelle quali viene finalmente spiegato per filo e per segno cosa è accaduto a Rende nei dieci anni più bui della storia di questa gloriosa città finta nelle mani di una lobby di potere che l’ha saccheggiata e sventrata senza pudore e ritegno. E, al di là delle circostanze che per anni abbiamo raccontato in perfetta solitudine, ci sarebbe ancora tanto da raccontare. E comunque queste storie vanno ricordate perché si sono ancora soggetti impelagati fino al collo in queste vicende che vorrebbero tornare a “governare”… e si piccano pure se vengono considerati “impresentabili”.

RELAZIONE DEL MINISTRO DELL’INTERNO PIANTEDOSI AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Nel Comune di Rende, i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 maggio 2019, sono state riscontrare forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione locale, nonché il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell’ordine e della sicurezza pubblica.

Al termine di un’indagine di polizia giudiziaria denominata “Reset”, coordinata dalla Dda di Catanzaro, il 1° settembre 2022 è stata data esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari, emessa il 2 agosto 2022 dal Gip di Catanzaro nei confronti di numerosi soggetti; tra i destinatari della misura restrittiva figurano anche il sindaco (Marcello Manna, ndr) e un assessore del Comune di Rende, quest’ultimo poi dimessosi dalla carica (Pino Munno, ndr). L’indagine ha “consentito di acclarare la persistente operatività” nel territorio di Rende “di organizzazioni criminali di ‘ndrangheta” facendo così emergere possibili forme di condizionamento dell’amministrazione locale. Pertanto, il prefetto di Cosenza, con decreto del 26 settembre 2022, ha disposto l’accesso presso il suddetto comune, per gli accertamenti di rito, attività ispettiva che è stata poi prorogata per ulteriori tre mesi…

Al termine dell’accesso ispettivo, la commissione incaricata ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il prefetto di Cosenza, sentito nella seduta del 18 aprile 2023, il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica di Cosenza e del procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, ha trasmesso l’allegata relazione, in cui si dà atto della della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l’applicazione delle misure…

Come evidenziato, la predetta indagine giudiziaria ha “fatto emergere l’esistenza di duraturi contatti tra il sindaco e membri apicali della criminalità organizzata, tradottisi in un patto di scambio elettorale politico-mafioso”. Il primo cittadino è stato rinviato a giudizio per i reati di scambio elettorale politico-mafioso e di corruzione elettorale aggravata dalla finalità agevolativa mafiosa, in quanto risulta essere stato favorito nella tornata amministrativa del 2019, e quindi confermato nel suo secondo mandato elettorale…

Più recentemente, è stata inoltre emessa, dal Gip del Tribunale di Salerno, una sentenza di condanna a carico del primo cittadino per il reato di corruzione in atti giudiziari, dalla quale è conseguito un provvedimento di sospensione dalla carica di sindaco adottato in data 16 maggio 2023.

Le risultanze investigative evidenziano in primo luogo il ruolo svolto dal sindaco e dal predetto ex assessore comunale nel richiedere, direttamente o indirettamente tramite intermediari, ad alcuni esponenti di cosche di ‘ndrangheta il sostegno elettorale, assicurando loro come contropartita l’affidamento della gestione di un impianto sportivo comunale e dei servizi ad esso connessi.

L’AFFIDAMENTO DEL PALAZZETTO DELLO SPORT DI VILLAGGIO EUROPA

Tali evidenze investigative hanno trovato poi conferma nell’azione ispettiva della commissione di indagine, la quale ha potuto verificare che l’appalto è stato aggiudicato ad una ditta il cui titolare (Christian Dodaro, ndr) è legato, per rapporti parentali, con esponenti di spicco della cosca locale (cugino di secondo grado dei fratelli Nichele e Umberto Di Puppo, per come emerge dalle relazioni, ndr).

A questo riguardo, la relazione prefettizia sottolinea che in quel procedimento “la condotta dell’Amministrazione comunale fosse, sin dalla fase genetica del bando, così come nel corso della procedura di gara, preordinata a tale esito”; gara che ha visto la partecipazione di sole due società e che nonostante alcune irregolarità della documentazione presentata, che avrebbero potuto determinare l’esclusione di entrambe, ha trovato, invece, la sua conclusione con l’affidamento del bene comunale alla succitata ditta, la quale, peraltro, come sottolinea l’organo ispettivo, non risulta aver sottoscritto la domanda di ammissione ed era addirittura priva del requisito preferenziale dell’affiliazione da almeno cinque anni a federazioni sportive, requisito previsto nel regolamento comunale di gestione degli impianti sportivi del 2017 non inserito nel bando di gara, requisito posseduto peraltro dall’altra società partecipante alla gara.

Il comportamento di chiaro favore mostrato dal comune di Rende nei riguardi del predetto affidatario viene rilevato anche in successivi rapporti contrattuali; viene segnalato infatti che il gestore del bene comunale avrebbe dovuto effettuare sull’impianto sportivo degli interventi migliorativi proposti in sede di gara. Ciò non è avvenuto in quanto è stata, invece, avanzata una proposta tecnica difforme da quella preventivata, proposta che, è emblematico, il comune ha autorizzato senza effettuare la dovuta istruttoria e senza presentare le prescritte garanzie fideiussorie, nonostante l’aggiudicatario fosse moroso per più mensilità e in mancanza di una valutazione tecnica di quanto eseguito;

lavori che il comune ha riconosciuto e scorporato retroattivamente dai canoni concessori adottando una deliberazione di giunta comunale emessa lo stesso giorno della richiesta avanzata dal gestore dell’impianto.

E’ al riguardo significativo che solo dopo l’insediamento della commissione d’accesso, la ditta affidataria del bene ha presentato al Comune le fatture dei lavori dichiarati, e solo nel novembre 2022 la stessa ha provveduto a pagare i canoni relativi ai mesi di ottobre-dicembre 2021. A tutto ciò aggiunge che il comune di Rende non ha effettuato alcuna verifica antimafia sulle imprese esecutrici dei lavori asseritamente realixzati dal concessionario.

Sul punto il prefetto di Cosenza evidenzia che il lavoro della commissione “fa emergere una coerente rispondenza dell’azione politico/amministrativa, portata avanti dall’Ente nella vicenda dell’affidamento della gestione del Palazzetto dello sport, con gli impegni pre-elettorali assunti verso importanti componenti della criminalità organizzata”.

LA FIGURA DI MASSIMINO ACETO

Nella relazione prefettizia viene posta in particolare evidenza la figura di un imprenditore (Massimino Aceto, ndr) ritenuto quale «riferimento delle locali organizzazioni mafiose nei confronti del quale la prefettura di Cosenza ha emesso il 10 marzo 2023 un provvedimento interdittivo antimafia. Il suddetto operatore economico è risultato avere numerosi rapporti con il comune di Rende e dirette cointeressenze con il sindaco, con il quale, peraltro, è socio in affari nella gestione di fatto di una società, formalmente a loro congiunti, che insieme ad altre ditte anch’esse riconducibili all’imprenditore sono state illecitamente favorite nell’aggiudicazione di numerosi lavori comunali.

Risultanze di natura investigativa e giudiziaria hanno confermato il ruolo di contiguità alle cosche locali assunto dal predetto imprenditore, il quale risulta aver svolto un ruolo attivo nelle campagne elettorali in appoggio al primo cittadino di Rende – sostegno elettorale confermato anche dalle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia – in cambio del quale venivano promesse aggiudicazioni di appalti alle ditte segnalate, tra le quali quelle riconducibili al sopramenzionato operatore economico (sempre Massimino Aceto, ndr).

Il prefetto di Cosenza riferisce, inoltre, che l’atteggiamento di livore verso alcune imprese ha riguardato anche alcuni dirigenti comunali – uno dei quali è stato raggiunto dalla misura cautelare dell’interdizione dal pubblico ufficio per 12 mesi; per i menzionati il prefetto di Cosenza ha proposto l’adozione dei provvedimenti di cui all’art. 143, comma 5, del TUEL.

I LAVORI SUL FIUME SURDO 

A questo riguardo, la relazione prefettizia ha segnalato la vicenda reladva all’effettuazione di lavori su di un corso d’acqua (il fiume Surdo, ndr), vicenda che vede il coinvolgimento del sindaco e di un consigliere comunale i quali – viene riferito nella relazione prefettizia – hanno indotto uno dei predetti dirigenti comunali a liquidare le somme ad una impresa riconducibile in parte anche al succitato ultimo imprenditore, “pur nella piena consapevolezza dell’illegittimità del pagamento, stante la palese difformità dei lavori stessi da guanto previsto in determina”.

I PACCHETTI DI VOTI

Collegato a tale vicenda è l’interessamento del già menzionato imprenditore, nella tomata elettorale del 2019, in favore dell’attuale primo cittadino. L’analisi di mezzi tecnici di prova ha infatti fitto emergere la collusione esistente tra il menzionato imprenditore e il sindaco che veniva reso edotto della necessità di acquistare pacchetti di voto; in tale frangente, come più dettagliatamente riferito nella relazione prefettizia, l’imprenditore al primo cittadino conferme sul pagamento dei suddetti lavori, ottenendone assicurazione. La relazione prefettizia mette in evidenza l’esistenza di una “sorta di cogestione ” tra l’imprenditore di riferimento della criminalità e l’amministrazione comunale.

A conferma delle irregolarità emerse in occasione delle elezioni del 2019 risulta da riscontri investigativi, che il sindaco di Rende si sia avvalso della collaborazione di due soggetti controindicati per procurare voti alle liste, promettendo in cambio, ad uno l’assunzione “di almeno un appartenente a ciascuna famiglia che l’avrebbe votato” presso cooperative o società partecipate dell’ente locale e, all’altro, di intervenire sull’Università della Calabria per contrastare procedimento di recupero coattivo di locali di proprietà dell’Ateneo e utilizzati dallo stesso soggetto controindicato per fini commerciali. A tal riguardo il prefetto di Cosenza sottolinea l’assoluta consapevolezza del sindaco di Rende di rivolgersi e di accordarsi illecitamente con soggetti considerati organicamente inseriti nel contesto criminale locale.

Tra le ditte favorite vi è quella aggiudicataria dell’appalto per il completamento di un impianto sportivo, in realtà l’attività di indagine ha consentito di appurare che, al di là della formale aggiudicazione, l’esecuzione dei lavori è attribuibile almeno in parte al già summenzionato imprenditore, il quale nei fatti si è appropriato indebitamente “di parte delle somme costituenti il finanziamento concesso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, attraverso l’altrettanta indebita liquidazione di maggiori importi in favore degli imprenditori che, in maniera fraudolenta e col concorso di diversi ufficiali pubblici coinvolti, hanno eseguito lavorazioni difformi da quelle previste attraverso l’illecita predisposizione di perizie di variante sostanziali e. perciò, atte a turbare anche la gara d’appalto”. Ciò con il consapevole appoggio del sindaco di Rende legato, nei fatti, al predetto operatore economico da reciproci interessi societari.

LA GESTIONE DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE: LO STADIO MARCO LORENZON

L’organo ispettivo ha segnalato alterazioni ed illegittimità delle procedure amministrative, con conseguente compromissione del buon andamento e dell’imparzialità dell’azione amministrativa, anche nella gestione del patrimonio immobiliare comunale rilevando che essa è stata caratterizzata da “una serie di condotte attive e omissive determinanti un’agevolazione degli interessi privati nonché. direttamente ed indirettamente, anche della criminalità organizzata a discapito degli interessi della collettività”.

Al riguardo il prefetto di Cosenza si sulla procedura relativa alla convenzione per la gestione dello stadio comunale (“Marco Lorenzon”, ndr); la commissione d’accesso ha accertato che sin dal settembre 2014 l’impianto sportivo è stato dato in gestione per nove anni, con facoltà di rinnovo, ad una società sportiva (Rende Calcio, ndr) in cambio dei soli oneri per gli interventi di adeguamento della struttura, senza quindi prevedere alcun canone da corrispondere periodicamente all’ente locale per l’utilizzo del bene pubblico, né un deposito di garanzia, e ciò in violazione del regolamento comunale del 9 agosto 2013 – vigente almeno fino al 4 dicembre 2017, data dalla quale è stato sostituito con altra normativa – che invece prevedeva tali condizioni; inoltre, la stessa scelta del concessionario sarebbe dovuta avvenire secondo le procedure ad evidenza pubblica previste dalla normativa vigente mentre per l’esecuzione dei lavori sull’impianto sportivo l’amministrazione non ha chiesto la documentazione contabile atta a dimostrare l’effettiva spesa sostenuta e il rispetto delle condizioni.

A questo riguardo, viene rilevato che il comune di Rende non è mai intervenuto sulla società affidataria al fine di porre rimedio a tale condizione se non con molto ritardo quando, poco prima dell’operazione Reset, il comune ha chiesto vanamente al concessionario l’esibizione di documentazione tecnica e contabile; solo dopo l’insediamento della commissione d’accesso è stata contestata alla società concessionaria la violazione di alcune norme contrattuali.

E’ al riguardo significativo, come infatti evidenzia il prefetto di Cosenza, che l’amministratore della società affidataria dell’impianto sportivo (Fabio Coscarella, ndr) è anch’egli tra i protagonisti della campagna elettorale, avendo attivamente partecipato ad essa in appoggio all’attuale sindaco.

I LOCALI DI ARIOSTO ARTESE

Ariosto Artese

Irregolarità sono state segnalate anche nelle procedure di alienazione di alcuni locali comunali venduti ad una società il cui titolare è legato ad un imprenditore, stretto congiunto del vicesindaco (Ariosto Artese, fratello di Annamaria, ndr), ritenuto “asservito ” ad uno dei gruppi criminali locali e, come già accennato, destinatario di misura cautelare. La società acquirente, già locataria dei locali con l’opzione di acquisto, che all’atto di vendita non risultava in regola con i versamenti dei canoni, ha ottenuto il bene ad un valore notevolmente inferiore rispetto a quello di mercato, e ciò sulla base di una perizia estimativa effettuata nell’aprile 2020 da uno dei dipendenti comunali sopracitati, il quale ha riferito di aver provveduto in tal senso su “esplicita richiesta del sindaco la nuova valutazione ha rivisto a ribasso il valore del bene (venduto per l’importo di 1.450.000 euro) rispetto a quello determinato da una precedente perizia comunale e alla stima effettuata dall’agenzia delle entrate, su incarico dell’organo ispettivo, che ha valutato il bene in 2.215.000,00 euro. Dunque, la vicenda ha determinato un minor incasso per il comune di Rende di euro 765.000, somma alla quale va aggiunto l’importo dei canoni di locazione non versati con una perdita complessiva di oltre 870.000 euro.

Sul punto il prefetto di Cosenza ha sottolineato come la vicenda descritta costituisca un evidente esempio di non esercizio delle proprie finzioni sia da patte dell’apparato amministrativo che degli organi elettivi, con il risultato finale di un evidente nocumento per l’ente locale e con l’indebito arricchimento della parte privata.

La relazione prefettizia ha evidenziato ulteriori criticità nella gestione del patrimonio immobiliare, oltreché l’assenza di direttive e di atti di indirizzo finalizzati all’efficiente utilizzo o alla messa a reddito del patrimonio comunale; viene riferito, infatti, che soltanto nel 2021 è stato approvato il piano di valorizzazione e alienazione di beni patrimoniali. L’inerzia dell’amministrazione comunale ha di fitto determinato una sorta di acquiescenza verso le occupazioni sine titulo e verso le numerose illiceità o morosità rilevate nella conduzione di immobili pubblici.

Nel dettaglio, la commissione d’accesso ha riferito dell’affidamento di un chiosco bar sito all’interno di un edificio scolastico, concesso ad una società il cui titolare, “vicino all’attuale amministrazione comunale e in particolare al sindaco è stato controllato in compagnia di esponenti appartenenti alle locali cosche mafiose; inoltre, benché la ditta locataria non abbia mai versato il canone fissato, il comune di Rende non si è attivato per la risoluzione del rapporto contrattuale.

IL SERVIZIO DI PUBBLICITA’

Cosi anche nell’affidamento in concessione del servizio di installazione e gestione degli impianti pubblicitari per l’affissione diretta che risulta assegnato sin dal 2009 ad una società il cui titolare (Domenico Maduli, ndr) risulta anch’esso controllato in compagnia di soggetti controindicati; inoltre, nonostante il divieto del subappalto del servizio, risulta invece che a gestire l’attività siano altre ditte tutte riconducibili ad un soggetto indagato nell’ambito di una delle numerose operazioni di polizia giudiziaria che hanno interessato il territorio rendese (Agostino Iacovo, ndr). Nonostante l’illegittima conduzione del servizio, il comune di Rende non ha esercitato la dovuta vigilanza, finendo cosi per avvantaggiare un “soggetto ufficialmente estraneo ai rapporti con la p.a. e molto vicino ad ambienti della criminalità organizzata”.

LA RENDE SERVIZI

L’attenzione dell’organo ispettivo si è poi soffermata sulla società multiservizi in house del comune di Rende (“Rende Servizi”, ndr), rilevando la presenza tra i suoi dipendenti di alcuni soggetti controindicati in quanto, direttamente o indirettamente, legati al locale criminale, tra cui anche un capo cosca già condannato per a delinquere di stampo mafioso e alla sorveglianza speciale di P.S. (Michele Di Puppo, ndr); a ciò si aggiunge che molti lavoratori assunti nella predetta società hanmo precedenti di polizia.

Per quanto attiene ai tributi locali viene rilevato come l’attività di riscossione coattiva delle spettanze sia assolutamente carente, e ciò è più grave in un comune che è in costanza di procedura di riequilibrio finanziario pluriennale; peraltro, viene riferito che pendenze tributarie, anche per importi rilevanti, riguardano ben 19 tra amministratori o ex amministratori comunali di Rende.

Dall’esame delle risultanze della commissione di indagine e dalla relazione del prefetto di Cosenza si evidenzia, oltre a una grave mala gestio della cosa pubblica, una evidente assenza di legalità dell’azione amministrativa e uno stato di precarietà degli uffici comunali.
Tali elementi rivelano una serie di condizionamenti nell’amministrazione comunale di Rende volti a perseguire fini diversi da quelli che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilità dell’istituzione locale, nonché il pregiudizio degli interessi della collettività, rendendo necessario l’intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell’ente alla legalità.
Ritengo. pertanto, che ricorrano le condizioni per l’adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Rende (Cosenza), ai sensi dell’uticolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
ln relazione alla presenza ed all’estensione dell’influena crimirule, rende la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto rnesi

IL MINISTRO DELL’INTERNO