Tutti si aspettavano la classica cozzolinata, ovvero il solito finto blitz contro pusher di serie Z venditori di fumo e erba, e invece questa volta quel sempreverde di un Cozzolino ha stupito i più: ha condotto un finto blitz contro pusher di serie Z venditori di fumo e erba. Ma questa volta con l’aggravante dell’articolo 73 e 74 (dpr 309/90: Testo unico sulla droga), detenzione e commercio di sostanze stupefacente. Sono 321 i capi d’accusa contestati a vario titolo ai 19 indagati finiti nella rete di quel pescatore di un Cozzolino contro il narcotraffico a Cosenza. 5 indagati sono finiti in carcere, 12 agli arresti domiciliari e 2 sottoposti all’obbligo di dimora. Quasi tutti “africani” e per questo già denominata “la mafia africana”. E proprio per questo che, cioè per la pericolosità dell’indagine, quel castigatore di un Cozzolino è stato costretto a chiedere aiuto alla Dda di Catanzaro. Si sa, la mafia africana a Cosenza non perdona gli integerrimi magistrati che indagano sui loro loschi e lucrosi traffici. Un aiuto che la Dda di Catanzaro, che di narcotraffico ne capisce, non ha fatto mancare a quel baluardo di Giustizia e Libertà di un Cozzolino, conferendogli il titolo di applicato per questa pericolosissima inchiesta.
Quello di Cozzolino contro la pericolosissima mafia africana è stato un lavoro da manuale. Intercettazioni, pedinamenti, appostamenti che hanno documentato l’inesauribile attività di spaccio, tra l’Autostazione e la villetta di via Giulia, della fitta e capillare rete di pusher agli ordini di un tale che tutti chiamano Obinna, e controllata dal suo braccio destro Adamu Mohammed. Ha persino trovato un pentito e i collegamenti con la ‘ndrangheta africana che sguazza tranquillamente in quel di Rosarno. Insomma una vera e propria associazione di narcos neri, ben strutturata, dedita al traffico e allo spaccio di fumo e erba, talmente pericolosa che ha richiesto la supervisione della Dda di Catanzaro.
Ora, si può dire che vendere e fumare erba è illegale, ci sta, chi lo fa se ne assume i rischi, ma da qui a dire che siamo di fronte ad una organizzazione di stampo mafioso di etnia africana, francamente, questo, non si può sentire. E non perché dobbiamo a tutti i costi dare addosso a Cozzolino, ma perché contestare gli articoli 73 e 74 (che suona un po’ come il 416 bis), ad una banda, organizzata quanto vuoi, di pusher di serie Z, smazzatori di stecchette di fumo che devono comprare dagli italiani, da 10 o 20 euro, ci sembra davvero troppo. Manco fossero i “titolari” dei tanti sequestri, più di 600 chili di erba e fumo, di questo ultimo mese. Sequestri anche di oltre 250 chili di erba in una sola botta. Ma di “mafia”, in questi casi, non si è parlato. Chissà perché. Ecco, non vorremmo che qualcuno avesse deciso di classificare come mafiosa questa operazione solo per resuscitare, lavorativamente parlando, quel dormiente di un Cozzolino. Magari anche come buonuscita dalla procura cittadina, per sbarcare, sempre magari, con una bella medaglia al petto in un’altra procura. Speriamo solo, e lo diciamo per il bene di Gratteri, che non sia quella di Napoli.
P.S.: a quelli che dicono basta a questi stranieri neri che spacciano, consigliamo di lanciare lo stesso appello contro i pusher cosentini di pezzata.