In Calabria a 2.991 nuclei familiari è arrivato l’sms dell’Inps che comunica la seconda tranche degli stop all’erogazione del Reddito di Cittadinanza. Al top c’è la città di Cosenza dove i messaggi ammontano a 1.002, tanto che il collettivo locale “La Base” ha programmato un presidio davanti alla sede dell’Inps per giorno 28.
Per il resto, in Italia è Napoli la città dove sono arrivati più messaggi da parte dell’Inps di fine del Reddito di cittadinanza: sono 5.275 le famiglie interessate in questo secondo invio di fine agosto (dopo i 21.063 di fine luglio), che conta in tutta Italia altri 33.765 stop per aver raggiunto il limite di sette mensilità nel 2023. In totale in Campania ne sono arrivati 8.649. Ma la Regione in testa è la Sicilia con 8.900 nuclei raggiunti dalla comunicazione (con Palermo a 2.914 e Catania a 2.222). E’ quanto si evince dalle tabelle Inps. Nel Lazio si contano un totale di 2.967 messaggi (2.229 a Roma) e in Puglia 2.692 sms. (Ansa)
28 AGOSTO – ORE 9:30
PRESIDIO ALLA SEDE INPS DI COSENZA
Il 31 luglio centinaia di migliaia di persone hanno ricevuto un SMS da parte dell’INPS in cui si comunicava ufficialmente lo stop del Reddito di Cittadinanza.
Per tantissime famiglie, in questi anni, il Reddito ha rappresentato una boccata di ossigeno: poche centinaia di euro con cui soddisfare i bisogni fondamentali. Il destino di migliaia di famiglie è ora affidato ai Centri per l’impiego e ai servizi sociali dei Comuni, già afflitti da carenze di personale e competenze.
Il Governo Meloni, ma anche i partiti di centro sinistra, non hanno mai smesso di gettare fango sui percettori; la televisione ha dipinto chi prendeva il Reddito come fannullone o addirittura come imbroglione, quando i dati parlano chiaro: i “furbetti” sono meno dell’1%.
Mentre nel resto d’Europa il Reddito di Cittadinanza viene aumentato, in Italia viene abolito.
Perché? Perché, specialmente nel Sud Italia, ci vogliono poveri e ricattabili. Perché per loro dobbiamo essere disponibili ad essere sfruttate per sopravvivere, disponibili ad accettare lavori che assomigliano a schiavitù, senza tutele e senza diritti.
Dalla misura era già escluso chiunque avesse precedenti, anche non gravi, con la giustizia; ora i ricatti cominciano per tutte le persone “occupabili”, che dovranno fare i salti mortali per sopravvivere con 350 euro al mese e intanto cercare un lavoro che non c’è, mentre il costo della vita aumenta in maniera insostenibile. Hanno, infatti, abolito il reddito senza né creare posti di lavoro, né intervenire contro l’aumento dei prezzi.
E se ai poveri tolgono, ai ricchi danno sempre di più. Investono miliardi di euro in armi, vitalizi e politiche fiscali a favore delle grandi aziende private.
L’abolizione del reddito di cittadinanza è l’ennesimo attacco ai poveri di questo paese e se non ci ribelliamo il futuro sarà sempre più buio.
Vogliamo il reddito di cittadinanza, vogliamo il salario minimo, vogliamo un lavoro dignitoso perché nessuno deve morire di fame o essere schiavo.