Lettere a Iacchite’: “Cimitero di Cosenza, una storia di ordinario e triste degrado”

Ognuno ll’adda fà chesta crianza; ognuno adda tené chistu penziero

L’estate è il periodo di ritrovo tra parenti ed amici, si ha più tempo libero per incontrarsi e passare una piacevole serata al dolce frinire dei grilli, intercettando quel piacevole venticello consolatore che scivola dai fianchi delle dolci colline che circondano Cosenza dopo giornate di intensa calura dominate da mitiche perturbazioni dai nomi più svariati Nerone, Poppea, Caronte ed altri e giù tutti i vecchietti con la sedia sul balcone a guardare i monti della Sila a consolarsi con la frescura della sera.

Discutendo fra amici e parenti all’esterno di un locale sito in un comune posto in uno dei sette colli cosentini di romana memoria, intenti a percepire quella gradevole frescura serale, ci ricordammo che in prossimità del ferragosto è abitudine portare dei fiori al cimitero per ricordare ed onorare la memoria dei nostri cari defunti cosi qualche giorno prima della mitica data, dagli anziani etichettata “Menzagustu capì i viernu” mi recai in compagnia dei miei cari al cimitero di Cosenza.

Entrando svoltammo a destra per recarci presso la zona nominata Cappella degli Angeli e lì da subito si presento una scalinata ripida ed impervia in condizioni disastrose che metteva a rischio l’incolumità delle persone, lo so voi direte sono le radici dei cipressi che deformano il tutto ma credo sia doveroso per garantire una normale fruibilità a persone normali, non parlo di disabili perché per loro è impossibile affrontare il percorso, di ricostruire almeno i gradini e montare delle ringhiere. Aiutandoci a vicenda riuscimmo a raggiungere la cappella.

Essa ha alle spalle un complesso di loculi costruiti i primi anni duemila di tre piani ora entrammo nella nostra e con sorpresa la troviamo sommersa da circa tre centimetri d’acqua proveniente dalla finestra posta sul retro, feci il giro dell’edificio e trovai una montagna di spazzatura gettata dal complesso dei nuovi loculi, per capire meglio mi recai al terzo piano, li è presente un angolo dove alcuni cosentini possono cambiare i fiori o fare il necessario per onorare i propri defunti con annesso getto di qualsiasi tipo di immondizia come se chi è posto ai piani inferiori non ha il diritto di onorare i propri  defunti.

Ora, il mio non è un attacco alla gestione dell’area cimiteriale, anche perché in questi casi la politica, la gestione della cosa pubblica che mi porterebbe a disquisire su ditte private di pulizia e subappalti vari sarebbe forviante ed inutile…

La questione a mio avviso riguarda solo i cosentini, il loro senso di decoro e di pulizia, di rispetto delle regole, di pensare che esiste un prossimo che eticamente e per la pacifica convivenza va rispettato sotto tutti i punti di vista e sotto tutte le svariate e possibili forme di civile convivenza. Lo so voi direte per colpa di alcuni fitusi viene giudicata un intera collettività purtroppo è cosi se non si fanno rispettare e ognuno di noi non rispetta le regole fondamentali del vivere civile…

Incuriosito feci un giro più ampio dell’area notando che anche la cappella vicina era sommersa di spazzatura, all’ingresso posto nelle vicinanze dello svincolo della statale vi erano dei contatori e dei fili elettrici completamente aperti e scoperti credo dimostrino una mancanza totale in materia di sicurezza è pur sempre un luogo di lavoro per gli addetti.

Al termine della nostra spiacevole avventura notai in che condizioni versa la cappella principale all’ingresso dell’area cimiteriale. Per quanto riguarda le mancanze materiali ed organizzative sottolineate spero si possa ovviare con i fondo del famoso PNRR perché credo che il decoro ed il rispetto dei defunti interessi anche i vari clan politico-mafiosi e poi e sempre un modo per riciclare vivi o morti non interessa, più difficile invece è la questione morale legata al senso di civiltà di ogni cosentino che non può più ripetere e ripetersi “a nu parmu du culu miu”.   

Cosenza, 25 Agosto 2023

Stanislao Fortunato Catalano