Ustica, crolla il mito della prima Repubblica. E Meloni chieda la verità a Biden e Stoltenberg

GIORGIA MELONI CHIEDA A BIDEN E STOLTENBERG LA VERITA’ SU USTICA

di Pino Tassi

In che Paese di quattro soldi abbiamo vissuto e poveri nostri figli. Non si salva nessuno dall’intervista di Giuliano Amato a Repubblica sulla strage di Ustica. Non si salva in primis lui che pure qualcosina ha fatto, non si salva la classe dirigente di questo Paese prona alla volontà e alle decisioni atlantiste da sempre. Non si salva la Nato, non si salva la Francia e non si salva l’Occidente tutto, americani in testa, che in nome della libertà e della democrazia hanno coperto e compiuto misfatti di ogni genere. Quando un ex presidente del Consiglio, ministro  in vari governi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio all’epoca di  Bettino Craxi, Presidente della Corte Costituzionale, in poche parole uno statista, risponde che in Italia è prevalsa la fedeltà alla Nato piuttosto che alla Costituzione c’è da rimanere agghiacciati, basiti, impotenti.

Chiede Simonetta Fiori: “Tra fedeltà alla Costituzione e fedeltà alla Nato in tutti questi anni è prevalsa la seconda?”. Giuliano Amato risponde: «Purtroppo sì. E questo non dovrebbe accadere perché la Nato sta dentro l’articolo 11 della Carta, quindi dovrebbe operare in modo da realizzare pace e giustizia fra le Nazioni. Qui invece cosa è successo? Un apparato costituito da esponenti militari di più paesi ha negato ripetutamente la verità pensando che il danno sarebbe stato irrimediabile per l’alleanza atlantica e per la stessa sicurezza degli Stati. E quindi tutte queste persone hanno coperto il delitto per “una ragion di Stato”, anzi dovremmo dire per “una ragion di Stati” o per “una ragion di Nato”. […]».

Da brividi, ma non finisce qui. Non solo, Giuliano Amato ammette che la politica italiana non ha mai contato a livello internazionale, che le informazioni a livello Nato venivano date ai comandi militari tenendole nascoste ai governi dell’epoca. E stiamo parlando della prima Repubblica, che molti esaltano, di una classe dirigente descritta ad alto livello nella politica del Mediterraneo.

Sempre Simonetta Fiori chiede: “Ma questo vuol dire che Craxi nel 1980 era stato informato del piano Nato?”.  E Amato risponde; «Non direi. Forse aveva ricevuto qualche soffiata e ha avvertito Gheddafi. Ma non credo ne sapesse più degli altri. Ho sempre avuto l’impressione che la politica avesse meno informazioni rispetto agli alti comandi militari. C’è una cosa che pensai allora ma non dissi perché facevo parte del ceto politico e poteva sembrare una giustificazione autoassolutoria”.

E la Fiori incalza: “Cosa pensava?”. Amato: «Non era del tutto irragionevole che i generali, per tenere al sicuro il segreto, si guardassero bene dal condividerlo con i politici. […] vennero tenuti rigorosamente fuori dal perimetro della verità». Una politica che Amato descrive inetta e pusillanime: “Questo è certo: non aveva convenienza a sapere fino in fondo. Che cosa avrebbe potuto significare chiarire subito questa faccenda? O che i politici erano stati complici di un delitto orrendo. O che l’apparato della Nato poteva decidere un atto di guerra in tempo di pace senza prendersi la briga di avvertire il ministro della Difesa […]. Quindi […]ammettere di non contare niente. In ogni modo la verità risultava scomoda. Ed era meglio lasciarla sepolta”.

Terrificante, questa è stata l’Italia  nella prima Repubblica dove pure avevamo una  classe dirigente che cercava di avere un po’ di autonomia sulla politica nel mediterraneo.  Oggi, nella seconda repubblica e con questo governo di centro destra peggio mi sento.

La reazione della Meloni è tipica di un imbarazzo totale, non sa che dire, balbetta. Il suo ministro degli Esteri, tale Tajani, dice che è compito della magistratura dare risposte (sic!). Matteo Salvini, che solitamente chiacchiera su tutto, tace.

Per la Meloni è Amato che deve dare le prove di un sentire collettivo emerso con le inchieste del magistrato Priore e da Andrea Purgatori. Incredibile. Pensano di uscirne riducendo la questione ad un problema di magistratura. Non è così, perché ci sono livelli coinvolti che riguardano le piu’ alte cariche di paesi alleati e dell’ alleanza atlantica. Il problema oggi è politico e del peso della nostra politica in Europa.

Dall’intervista ad Amato esce fuori il silenzio, la subalternità e la pavidità della classe dirigente della prima Repubblica. Oggi è peggio di allora. La Meloni è il suo governo, ma non solo loro, vedi buona parte del Pd, sono così subalterni all’atlantismo che nemmeno riescono a chiedere a Stoltenberg e alla Nato, a Biden e agli americani, a Macron e ai francesi, di tirare fuori la verità su avvenimenti di 40 anni fa. Macron può anche non risponderci ma la Nato di cui siamo partner fondativi, sempre pronti ad ubbidire, una risposta ce la dovrebbe dare. E pure convincente. L’imbarazzo attuale dei nostri governanti e il silenzio di molti esponenti dell’opposizione nasce dal fatto che la risposta ce la dovrebbe dare la stessa Nato che oggi presentano come il baluardo della libertà e della democrazia nella guerra in Ucraina e nel mondo. Forse hanno paura a porre queste domande su Ustica perché hanno paura che l’opinione pubblica italiana apra gli occhi su tanti avvenimenti di ieri e di oggi. La Meloni che ha ottimi rapporti con Biden prenda il telefono e chieda con forza la verità. Oppure crede alla barzelletta della bomba sull’aereo?