Chi è cosentino lo sa da decenni… Mario Occhiuto, esperto in fallimenti pilotati, bancarottiere di lungo corso e di conseguenza “autorità massima” in termini di “vrusci” sta provando a prendere in giro anche i contabili del suo partito, Forza Italia. Ma qualcuno oggi l’ha sgamato…
Casellati, Mario Occhiuto&C. Ecco i 16 forzisti morosi che rischiano la carica.
di Giacomo Salvini
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Quasi un terzo dei parlamentari di Forza Italia non è in regola con il pagamento delle quote mensili al partito. Sono 16 eletti su 61, 11 deputati e 5 senatori, secondo una lista che circola nel partito e che Il Fatto ha letto. Tra questi anche nomi noti che hanno una visibilità pubblica e con incarichi rilevanti nel partito: c’è la vice capogruppo alla Camera, Deborah Bergamini, la deputata campana Annarita Patriarca, ma anche il senatore Mario Occhiuto, fino alla ministra per le Riforme, Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Quello dei cosiddetti “morosi” è diventato un tema di stretta attualità in Forza Italia. Dopo la morte di Silvio Berlusconi (che in tutti questi anni ha sostenuto generosamente il partito), la famiglia in questi giorni ha fatto sapere che sarà sanato il debito pregresso di Forza Italia ma, come ha detto sabato il fratello di Silvio, Paolo, per il futuro dovranno essere parlamentari, dirigenti e consiglieri regionali a sostenere il partito autonomamente. In occasione del ricordo di Silvio Berlusconi a Paestum, il presidente del partito, Antonio Tajani, ha fatto approvare una modifica allo Statuto che prevede che gli eletti che non pagano la quota mensile al partito decadranno da tutte le cariche. Quella che è stata ribattezzata la “stretta sui morosi” di Forza Italia.
Secondo le regole interne, i candidati in Parlamento devono al partito 10 mila euro per un seggio nel maggioritario e 30 nel proporzionale. A questi si aggiungono i 900 euro mensili una volta eletti alla Camera o al Senato per contribuire alle finanze del partito. In un anno – da settembre 2022 a settembre 2023 – i 62 parlamentari eletti di Forza Italia avrebbero dovuto sborsare 11.700 euro a testa. Peccato che quasi un terzo (16, il 26%) non lo abbia fatto. I deputati che non sono in regola con i pagamenti – secondo una lista che circola nel partito incrociata con le banche dati del Parlamento – sono 12. Tra i più conosciuti c’è la vice capogruppo Deborah Bergamini che ha pagato tutte le quote fino a fine 2022 (compresi i 10 mila euro per il seggio, più 8.200 a settembre) ma non nei primi nove mesi del 2023: secondo due dirigenti azzurri, Bergamini per mesi ha polemizzato con il gruppo dirigente del partito fino a che non ha ottenuto un posto da vice capogruppo a Montecitorio. Poi Annarita Patriarca, componente della commissione Salute, il cui ultimo bonifico da 2 mila euro risale al giugno 2022. Anche Francesco Maria Rubano, vicecoordinatore in Campania e sindaco di Puglianello (Benevento), non avrebbe pagato nemmeno una quota. Tra chi non ha mai pagato c’è anche Andrea Orsini, molto vicino a Marta Fascina.
Al Senato invece ci sono due esponenti di peso di Forza Italia –Dario Damiani e Claudio Fazzone – che hanno versato al partito solo i soldi per la candidatura: 20 mila euro a settembre scorso e basta.
Tra i senatori che non hanno mai versato ci sono Mario Occhiuto, fratello del presidente della Regione Calabria Roberto, di cui si parlava per il posto da capogruppo per sostituire Licia Ronzulli, e Daniela Ternullo. Infine c’è la ministra delle Riforme Maria Elisabetta Alberti Casellati: quest’ultima ad agosto scorso aveva saldato i debiti pregressi con il partito versando 27 mila euro tutti in una soluzione, ma da allora ha pagato solo la quota di 900 euro a settembre 2022 e altri 8.100 ad aprile. In questo modo Casellati avrebbe quasi ripagato la candidatura nel maggioritario in Veneto.
Una situazione che sta creando diversi malumori in Forza Italia, anche perché la percentuale dei morosi si alza molto tra i consiglieri regionali. Le casse sono in rosso. Il partito ha un debito monstre di 92 milioni e, per quanto la famiglia Berlusconi possa continuare a garantire per il partito, difficilmente potrà sostenerlo per la campagna elettorale delle Europee: la legge Spazzacorrotti di Alfonso Bonafede impone un finanziamento massimo a persona di 100 mila euro. Il sostegno annuale di Paolo Berlusconi e dei figli di Silvio, Marina, Luigi ed Eleonora quindi non basterà più. Per la campagna elettorale servono cifre a sei zeri e senza il contributo dei parlamentari la questione si fa molto complicata.