Cosenza, ex palazzo Carime. Dopo la batosta sul nuovo ospedale iGreco abbandonano il cantiere

Ma che fine hanno fatto le grandi manovre a Cosenza all’ex Palazzo Carime, successivamente sede della Provincia, di via Popilia o meglio Vaglio Lise?

Il posto fino a qualche mese fa poteva definirsi “strategico” perché era proprio qui che la “cupola” del sistema politico aveva deciso di costruire il nuovo ospedale pubblico di Cosenza. E non mancavano i boatos in tutta l’area urbana secondo i quali iGreco, famigerati e famelici boss della sanità privata (sono proprietari di 5 cliniche!) avevano già acquisito l’ex Palazzo Carime a suon di milioni. Perché? C’era chi diceva per realizzare il progetto abortito a Rende con l’obiettivo di portare proprio a Vaglio Lise le loro cliniche come da disegno iniziale. E c’era anche chi diceva altro. Ma oggi, appunto a qualche mese di distanza, qual è la situazione?

Il posto non è più “strategico” perché il progetto della cupola è miseramente naufragato e il “capo”, che plasticamente non può che essere il presidente della Regione, s’è messo d’accordo con il rettore dell’Unical per spostare la location a Rende e di conseguenza anche iGreco hanno cambiato “orizzonte”. Ma procediamo con ordine riepilogando i fatti per come sono avvenuti cronologicamente.

A supporto dell’ipotesi secondo la quale iGreco volessero spostare a Vaglio Lise le loro cliniche di merda c’era stato l’atteggiamento del sindaco di Cosenza, Franz Caruso, nelle vesti di prestanome di Nicola Adamo, che aveva ribadito subito a chiare lettere che il nuovo ospedale doveva sorgere proprio a Vaglio Lise, e che ci sarebbe stato anche un intervento “privato” ma non specificando di che tipo. Per la “cupola” in un primo tempo la scelta di Vaglio Lise era stata definita adeguata e strategica. È funzionale a soddisfare diverse esigenze e necessità e tra queste, in primis, il fatto che Vaglio Lise è una zona facilmente raggiungibile da chi abita nei centri della provincia e che, quindi, fosse la scelta migliore per il nuovo nosocomio. Una linea che era stata approvata all’inizio anche dalla Regione, con tanto di annuncio di finanziamenti e bla bla bla…

Ma se questo nuovo ospedale doveva sorgere a Vaglio Lise e l’ex Palazzo Carime adesso è di proprietà de iGreco, come si potevano configurare le due “imprese”? E in che cosa consisteva l’intervento privato?

Era giugno quando avevamo appreso un fatto nuovo. Nell’area dell’ex Palazzo Carime c’erano lavori in corso con tanto di cartello di cantiere. Stavano costruendo in effetti proprio iGreco con l’impresa di Giancarlo Greco. E questo confermava che i “tamarri arricchisciuti” – una corchia che tutti possono vedere anche a distanza – hanno comprato il Palazzo. 

I lavori sono andati avanti per qualche mese: hanno smontato solo le pareti divisorie. Per 50.000 euro. Ciò vuol dire inequivocabilmente che riutilizzano la struttura. In Comune hanno presentato solo un permesso inizio lavori per manutenzione ordinaria. Che non significa nulla. Rimozione e smaltimento materiale: preparavano un altro progetto di ristrutturazione generale che al momento non conosciamo. Ma per il quale, c’è da metterci le mani sul fuoco, aveva gatantito Nicola Adamo travestito da Franz…

Adesso, però, a 3-4 mesi di tempo, il cantiere non c’è più, operai non ce ne sono: è rimasto solo il cartello e nient’altro. E’ del tutto evidente che la “batosta” incassata da Adamo sulla location del nuovo ospedale, conseguenza dell’accordo di Occhiuto con il rettore dell’Unical, ha avuto riflessi anche sulle manovre dei tamarri di Torrevecchia

Gli esperti dicevano già allora tuttavia che non era verosimile pensare che iGreco volessero spostare le cliniche a Vaglio Lise, ci sarebbe voluto un impegno economico pazzesco per lavori di riqualificazione sismica. Si poteva ipotizzare invece una nuova struttura di assistenza o accoglienza. Una Rsa veniva definita come la cosa più probabile perché palazzo Carime è una struttura troppo grande per ambulatori.

Oppure un albergo. Il core business de iGreco è la sanità ma storicamente, oltre alla produzione di olio e vino, hanno sempre avuto le mani in pasta anche nel settore dell’accoglienza con l’Hotel Executive, poi Ariha, quartier generale del Gruppo.
Ed è proprio questa, al momento, l’ipotesi più accreditata. Se poi i faccendieri del Basso Jonio dovessero verificare che non è più praticabile, potrebbero sempre vendere il terreno a qualche massomafioso incaricato dalla cupola di alzare qualche palazzo. O addirittura alzarlo direttamente loro perché il rappresentante legale della cricca, l’avvocato che gira con le mazze da baseball, ha anche un’impresa di costruzioni, come da scontato copione. E tutti i salmi finirebbero comunque in gloria.