Tropea, il principe… dell’Orchestra. L’allucinante vendetta di Macri contro la consigliera ribelle: ‘ccà nisciuno è fesso

PRINCIPATO DI TROPEA: ‘CCA NISCIUNO E’ FESSO

Il Comune di Tropea andrebbe sciolto all’istante per l’arroganza e la protervia del sindaco Giovanni Macri. Non sappiamo  quali saranno le conclusioni della commissione d’accesso inviata dal Prefetto Giovanni Paolo Grieco. Certamente sarà un lavoro scrupoloso e attento che vaglierà tutta l’attività amministrativa, le delibere, le parentele, i lavori affidati a imprese amiche, la storia torbida del cimitero in mano alla ‘ndrangheta, le chiamate di amici, le amicizie pericolose con le consorti e i parenti delle ‘ndrine locali. Tutto verrà esaminato e vagliato. Noi non abbiamo bisogno di attendere l’esito della Commissione per dire che il Comune va sciolto immediatamente. La storia che vi raccontiamo ha dell’incredibile ed è surreale. Prima di riprenderla abbiamo voluto attendere un po’ per vedere gli sviluppi della stessa. Ne scriviamo oggi perché sembra che tutti i tasselli siano andati al loro posto.

Nel Principato di Tropea avviene che si convoca in seduta straordinaria un consiglio comunale il 12 ottobre avente tra i punti urgentissimi da discutere anche l’istituzionalizzazione.

“Orchestra dei fiati città di Tropea”. In pratica viene convocato un consiglio comunale straordinario per mandare a dire all’associazione che aveva fatto nascere nella primavera scorsa un’orchestra di fiati che il Comune avrebbe istituzionalizzato l’orchestra se l’associazione cambiava  lo statuto inserendo un’incompatibilità dei consiglieri comunali a far parte del comitato direttivo della stessa orchestra e nello stesso tempo che nel direttivo entrasse l’amministrazione attraverso il sindaco di Tropea o un suo delegato.

Il consiglio comunale straordinario segue ad una lettera inviata dal sindaco sempre all’Orchestra dei fiati di Tropea in pieno agosto, anzi il 16 agosto, il giorno successivo a Ferragosto, in cui ricordava l’accordo già raggiunto in precedenza. Il Sindaco scrive in questa missiva: ”Gentilissimo Presidente, in merito alla Vs richiesta si ribadisce quanto emerso, in tempi non sospetti, durante la riunione informale svoltasi in municipio…”.  La lettera continua con la richiesta dei punti dello statuto da modificare. La domanda nasce spontanea: ma perché il sindaco avverte la necessità di premettere che la richiesta di modifica nasce in tempi non sospetti? Qual è l’arcano non confessabile?

E presto detto. Nel consiglio direttivo dell’orchestra c’era Annunziata Pensabene, consigliere comunale di Tropea, eletta nella lista a sostegno di Giovanni  Macrì, capogruppo di maggioranza, ma che a luglio di quest’anno lascia la maggioranza con parole di fuoco contro il sindaco: “Il sindaco – affermava Pensabene – manca di confronto democratico e ricorre ad una verbalità ai limiti della decenza”. Confessando anche la sua frustrazione per i metodi usati dal sindaco: “… che hanno provocato ripetuti e costanti momenti di frustrazione che in questi anni ho dovuto subire, nonché le umiliazioni sul piano personale che, per un frainteso senso del potere, è caratterizzato spesso da arroganti prese di posizione e da una verbalità ai limiti dell’indecenza…”.

Subito dopo il consiglio comunale del 12 ottobre, la Pensabene, essendo donna  agguerrita rilancia le accuse in una intervista del 18 ottobre: “Un sindaco arrogante e meschino”. Segue la cronistoria della vicenda. “Giusto per fare ordine e per chiarire – scrive la Pensabene – a chi quel consiglio comunale non ha assistito, l’infallibile sindaco di Tropea scrive una lettera (quella del 16 agosto, ndr) indirizzata al presidente dell’associazione dicendo o meglio indicando delle linee da seguire per poter avere da lui, il via libera per l’istituzionalizzazione dell’orchestra. In questa lettera il sindaco scrive, nero su bianco, che la figura del consigliere comunale e cioè la sottoscritta è incompatibile con quanto previsto dai regolamenti comunali e quindi impone la istituzionalizzazione all’obbligo di rimuovere la sottoscritta dall’associazione, senza se e senza ma, pena la mancata istituzionalizzazione con conseguente diniego dei contributi promessi”.

In pratica l’ex capogruppo di maggioranza Annunziata Pensabene accusa il sindaco di imporre delle scelte ad un’associazione solo per vendetta politica e per aumentare il suo potere con la richiesta di far parte del  direttivo dell’orchestra. La vicenda si complica e il carteggio si ingarbuglia sempre più all’entrata del terzo soggetto, il presidente dell’ orchestra di fiati. Dopo un paio di giorni dalle dichiarazioni di fuoco della Pensabene, il sindaco pubblica un post con la lettera ricevuta dal presidente dell’Orchestra che in data 16 ottobre scrive al sindaco affermando che le richieste di modifica dello statuto gli erano state avanzate addirittura fin dal maggio scorso negli incontri informali. Ricorda la lettera del 16 agosto di sollecitazione all’approvazione delle modifiche richieste e infine il Presidente informa  il suo sindaco che le correzioni sono state apportate allo statuto. Alleluja, Alleluja.  Habemus nuovo statuto.

Quindi sembrerebbe tutto chiarito e il sindaco scrive con la sua prosopopea di serie D nel suo post: “Nessun inganno, nessuna falsità, nessuna imposizione, nessuna illegittimità. Nello smentire ogni altra fantasiosa e puerile ricostruzione sempre inquinante e nel ricambiare verso i protagonisti dell’associazione i ringraziamenti destinati nella missiva all’Amministrazione Comunale, il sindaco condivide e rilancia l’auspicio che presto l’Orchestra di Fiati cittadina possa iniziare a svolgere le sue attività artistico-musicali in preparazione del concerto inaugurale”. E chi vuol capire capisca.

Il  sindaco pensa che la vicenda sia chiusa, ma non è chiuso un bel niente. Tutta la vicenda fa nascere dubbi di opacità, di condizionamenti istituzionali, di pressione, di forzatura del ruolo istituzionale volto a controllare la vita sociale e culturale della cittadina. La tesi del sindaco è che la necessità di inserire un’incompatibilità tra carica di consigliere comunale e direttivo dell’orchestra fu manifestata nel maggio scorso. Ad agosto non avendo  effettuato il cambiamento di statuto, il sindaco sollecita una risposta all’orchestra  e infine ad ottobre convoca il consiglio comunale per imporre tali cambiamenti.

Il Presidente dell’Orchestra e i soci dell’associazione confermano e si uniscono pedissequamente all’analisi del sindaco. Ci sia consentito qualche dubbio e qualche domanda.

Partiamo dai fatti: dopo il consiglio comunale del 12 ottobre  l’Orchestra ci impiega pochissimi giorni per cambiare statuto e scrivere la lettera di appoggio al sindaco. Se questa scelta fosse stata realmente concordata a maggio come mai si è dovuto attendere ottobre per fare questo cambiamento? Visto che l’urgenza dell’associazione era quella di essere accreditata presso il Comune come mai ha perso tanto tempo? Vista la disponibilità dell’associazione a soddisfare le richieste del sindaco pensiamo che le modifiche dello statuto sarebbero state immediate. Oppure per caso queste richieste che il sindaco afferma di avere avanzato a maggio non erano così ostative all’epoca e diventano ostative dopo l’uscita della consigliera Pensabene dalla maggioranza e dopo gli attacchi politici al sindaco?

La Pensabene esce dalla maggioranza a metà luglio, segue a metà agosto, ripetiamo il giorno dopo Ferragosto, la lettera ultimativa all’associazione e poi ad ottobre il consiglio comunale ultimativo e a quel punto l’associazione che non vuole perdere l’istituzionalizzazione in pochi giorni cambia statuto e si piega al diktat del sindaco. Perché, nonostante tutte le giustificazioni e gli alibi, nasce  il sospetto che si sia trattato di una vera e propria vendetta politica. Questo nessuno ce lo toglie dalla testa. E poi tutta l’azione messa in campo da parte del sindaco sembra una pressione intollerabile verso l’associazione.

Anche sui cambiamenti imposti ci sarebbe da ridire. Cosa significa che prima si pretende l’incompatibilità di un consigliere comunale di far parte del direttivo, e poi  l’incompatibilità diventa inopportunità. Non solo: quello che è inopportuno per un consigliere comunale diviene invece obbligatorio per il sindaco o un suo delegato che entra a far parte del direttivo. Ma che razza di autonomia e trasparenza viene così garantita all’associazione? Nessuna, sembra quasi che il pericolo al condizionamento politico possa venire da un consigliere comunale e non dal sindaco. Un assurdo. E’ tutto un pastrocchio, che sembra nascere dalla sete di rivalsa verso chi si è ribellato al suo potere. Tra l’altro che c’entra il sindaco nel direttivo? Al limite doveva entrarci il presidente del Consiglio  Comunale visto che l’istituzionalizzazione viene data dal Consiglio il cui rappresentante massimo è il Presidente dell’assemblea e non certamente il sindaco. Oppure a Tropea essendo un principato, il principe fa tutto? Tutta la vicenda è la dimostrazione plastica di come vengono vissuti i vari livelli istituzionali a Tropea. E’ una cartina della mancanza di autonomia e di rispetto dei ruoli, con una cappa pesante sulla vita democratica e civile del paese. Questi sono gli atteggiamenti che rovinano l’immagine di Tropea in Italia e nel mondo e non certamente la commissione d’accesso agli atti.

Gli albergatori, i ristoratori, i commercianti di Tropea, invece di lanciarsi in soccorsi inutili e controproducenti, farebbero meglio a chiedere conto al sindaco di questi suoi atteggiamenti sopra le righe e sopra le regole democratiche che sono la rovina, queste si, dell’immagine di Tropea in Italia e nel mondo.

Nonostante il nostro sindaco affermi che Tropea è un principato e lui il suo Principe, questo episodio, da solo, insieme alla mancata solidarietà all’altro consigliere di opposizione Piserà, clamorosamente minacciato e intimidito dai suoi scagnozzi, dovrebbe portare all’immediato scioglimento del Comune per condizionamento della vita civile e democratica della città. Per fortuna che Tropea è troppo bella per essere infangata da questi comportamenti. E che tra qualche anno di questo soggetto non rimarrà neanche uno sbiadito ricordo mentre suo zio, il professore Vallone, continua a rivoltarsi nella tomba. Povera Tropea, in che mani sei finita!