Quel pasticciaccio brutto del venerdì 17: si potrebbe commentare così il conflitto che ha visto protagonisti il ministro Matteo Salvini, la Commissione di Garanzia e le Organizzazioni Sindacali per il mancato sciopero generale di domani. Una vicenda contrassegnata da grandi errori del sindacato, che ha regalato un indubbio successo politico e mediatico al ministro Salvini.
Il primo errore di CGIL e UIL è stato quello di proclamare uno sciopero “generale” che non aveva i requisiti per essere definito come tale, in quanto si sapeva già dal principio che non avrebbe coperto tutti i settori produttivi (ne mancano 16) e che sarebbe stato distribuito su più giorni.
Il secondo errore è stato quello di accusare la Commissione di Garanzia per l’attuazione del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali di aver agito per scopi politici, nonostante la decisione del Garante sia stata argomentata in maniera tecnicamente precisa (la mancanza dei requisiti minimi per definire come “generale” uno sciopero che, invece, altro non è che uno sciopero “intersettoriale”, appare abbastanza evidente) e sia stata supportata da riferimenti normativi e precedenti interpretativi molto precisi.
Il terzo errore è stato l’annuncio di voler andare avanti, nonostante le indicazioni della Commissione di Garanzia: un annuncio che si è trasformato in un imprevisto (e, supponiamo, gradito) regalo a Salvini, che ha potuto così emettere l’Ordinanza di precettazione con cui è stato ordinato ai soggetti proclamanti di riportare le sciopero di venerdì dentro il perimetro tracciato dal Garante. Il risultato di queste scelte è sotto gli occhi di tutti: Salvini sui social festeggia il risultato di aver ridotto i disagi per gli utenti, mentre CGIL e UIL si trovano a dover combattere una battaglia di retroguardia, la denuncia di improbabili attentati al diritto di sciopero. Una denuncia che fa sorridere…