Il nostro sogno di mezza estate lo vivremo il primo luglio.
Il parco Piero Romeo nasce e sarà invaso da tutti i bambini cosentini. Lo ha annunciato la Terra di Piero con un testimonial d’eccezione, il conduttore televisivo Nicola Savino.
Il parco inclusivo sarà dotato di giochi creati anche per i bambini che hanno diverse difficoltà motorie, sensoriali, intellettive. Il parco Romeo è una zona franca. Una zona libera, creata forse senza rendersi conto fino in fondo dell’importanza di questa struttura.
Nel senso che, normalmente, si pensa al gioco come luogo fisico e mentale dove ci si diverte, ma c’è di più. I bambini imparano giocando e avviene in modo automatico, ma non lo è per tutti.
Capisci meglio cosa vuol dire quando te lo spiegano gli esperti, psicologi, neuropsichiatri, terapisti, fisiatri, educatori. Perché per chi ha difficoltà motorie e intellettive il gioco acquisisce un “peso” diventa terapia, diventa il mezzo per insegnare tutta una serie di cose che ti portano ad essere autonomo, a ragionare, a saper agire, a saper giocare.
Poter giocare oggi significa saper fare in futuro. La terapia si svolge in un luogo artificiale, la si fa con un adulto che “gioca” con metodo, con scientificità, sarebbe opportuno allora, che quello che si impara in modo strutturato lo si sperimenta nella realtà.
Se un bambino in terapia ha imparato a star fermo per poi tirare la palla, finalmente lo potrebbe fare con un amichetto. Ma l’amico non viene nel tuo cortile o a casa tua e non viene per tanti motivi. Più facile che tanti bambini li si trovi in un parco.
C’è di fatto però che il parco non è progettato per me che non sono “standard” e quindi diventa un luogo di esclusione. D’altro canto non è facile portare un bimbo con difficoltà in un posto pieno di persone. Pieno di bambini talvolta poco disponibili, di mamme incuriosite, imbarazzate, di papà impacciati e conformisti.
Andare al parco spesso è una fatica psichica e fisica. Ecco perché il parco Romeo nasce come zona franca, dove si potrà respirare libertà. Chi sceglie di portare il proprio figlio al parco Piero Romeo di via Roma parte da casa con l’altro piede, con quello giusto.
Va lì perché ritiene normale che suo figlio impari a condividere, ad aspettare, ad aiutare a non rimanere stranito rispetto ad una diversità. Chi porta il proprio figlio al parco Piero Romeo non finge per circostanza, attua una scelta educativa, dirige il proprio figlio verso il superamento dell’ipocrisia.
Il parco Piero Romeo non potrà mai essere strumentalizzato. Per un semplice fatto: non ci voleva granché per costruire un parco inclusivo, i politici avrebbero potuto accedere a dei fondi, del resto è un diritto ed esiste una legge che lo garantisce, ma non lo hanno fatto.
Il politico che aiuta il disabile di solito lo aiuta in altro, gli abbrevia i tempi burocratici di qualche pratica, gli garantisce qualche servizio ma non gli promette la libertà. La gente lo sa, ecco perché i cosentini hanno contribuito a questo sogno con generosità. Il parco inclusivo Piero Romeo, nato per giocare non sarà mai una questione politica perché è civiltà.
Laura De Franco