L’augurio dei calabresi ai boss della sanità: dovete spendere tutto in medicine

Oramai non ci facciamo più caso, quando entriamo in un supermercato, negozio, ristorante, ai costanti rincari che giornalmente un manina cattiva applica su ogni tipo di prodotto, paghiamo e basta. Senza neanche più lamentarci. L’unica cosa che ci interessa è acquistare ciò di cui abbiamo bisogno facendo quadrare i conti. Una operazione che è diventata sempre più difficile. I prezzi salgono e gli stipendi sono fermi da anni. L’unico modo per riuscirci è rinunciare, negli acquisti, a qualcosa. Magari a quello che fino a poco tempo fa consideravamo necessario, e che oggi gli aumenti hanno reso “superfluo”. E rinuncia ieri, rinuncia oggi, rinuncia domani, e il risultato è sotto gli occhi di tutti: il carrello della spesa è sempre più vuoto. Come i nostri portafogli, che erano vuoti anche prima, ma almeno prima il frigorifero era pieno. Di questo passo finiremo per limitare gli acquisti solo a pasta e pane, e chi potrà permetterselo anche il latte.

Ma non è solo il carrello della spesa vuoto il problema di tanti cosentini che vivono di stipendio, a pesare sulla già grave situazione economica delle famiglie, soprattutto la scomparsa della sanità pubblica. Una realtà che non si può negare. Curarsi costa, e ogni giorno di più. Se hai urgenza di cure, e non puoi aspettare 18 mesi per una Tac nel servizio pubblico, devi per forza rivolgerti ad un privato: paghi e ti prenoti la sera per la mattina. Ma non tutti possono permetterselo, e in tanti si trovano di fronte ad un assurdo bivio: dover scegliere se pagare la visita specialistica o la bolletta della luce. Di fronte alla salute la scelta diventa scontata, anche di fronte al rischio di restare al buio. Ma nonostante ciò continuiamo a tirare avanti in silenzio, oramai rassegnati a subire ogni genere di abuso e prevaricazione. Siamo sempre supinamente disponibili con qualsivoglia governante a stringere la cinghia per il bene della patria. Nel mentre la politica tutta ingrassa sulla nostra crescente povertà. Di cui, evidentemente, un po’ ci vergogniamo, perciò, forse, nessuno la mostra. Al punto da accettare enormi sacrifici, pur di nascondere agli altri le proprie privazioni. Altrimenti come spiegare questa diffusa rassegnazione verso ogni forma di abuso nei nostri confronti?

Tutti sanno che la nostra sanità in Calabria è in mano ad una banda di delinquenti senza scrupoli che lucrano sulle disgrazie della gente, ma questo, fin quando “un cci ‘ngappi”, non interessa a nessuno. Forse la rassegnazione popolare alla drammatica situazione che esiste da sempre nella nostra sanità pubblica dipende anche dal fatto che l’andazzo, tutto sommato, sta bene a tutti. Forse perché ci piace soffrire in silenzio, per non disturbare il “conducente”. Oppure perché ammiriamo o temiamo i pezzotti della sanità e tutti i furbetti, i massomafiosi, i corrotti, i collusi, e i traffichini che gli girano intorno. Non serve conbatterli, basta diventare un loro “amico”, e una soluzione per saltare la lista di attesa prima o poi arriverà. Ma nel silenzio generale sulle ruberie continue e reiterate a danno della sanità pubblica, al di là del motivo del silenzio, siamo sicuri che più di una bestemmia all’indirizzo dei pezzotti e dei mafiosi che lucrano sulla sanità pubblica, si è levata. E visto il tema trattato, la bestemmia, sotto forma di augurio, loro indirizzata magari per Natale non può che essere una: “ti auguro che tu possa spendere tutti i soldi, frutto di ladrocinio, in medicine“. Speriamo che funzioni almeno questo, perché allo stato a continuare a spendere in medicine, senza aver rubato niente, siamo sempre noi, mentre loro godono di ottima salute. Forse bisogna cambiare strategia.