Toni Negri, una vita dalla parte dei “movimenti”
E’ morto nella notte a Parigi Toni Negri, il controverso filosofo e politologo che fra gli anni sessanta e gli anni settanta, fu uno dei maggiori teorici del marxismo operaista. Aveva 90 anni. A dare notizia della sua scomparsa la compagna e filosofa francese Judit Revel.
Nato a Padova nel 1933, Toni Negri è riconosciuto a livello mondiale come uno dei maggiori pensatori della cosiddetta “dottrina dello stato”. Filosofo, politologo, saggista, Negri ha attraversato, quasi sempre da protagonista, i movimenti di massa che hanno caratterizzato l’intero dopoguerra fino a oggi.
Prima l’esperienza dei ‟Quaderni Rossi”, si era nei primi anni sessanta, poi negli anni settanta il passaggio che ha cambiato per sempre la vita non solo sua. Anni in cui, soprattutto nelle Università di tutta Italia si ragionava sulle pratiche da mettere in atto per portare avanti istanze civili e sociali. Il professor Toni Negri è tra i fautori della elaborazione teorica dell’operaismo. Tra i fondatori di Autonomia Operaia, movimento di estrema sinistra di ispirazione marxista e operaista che nasce a Padova nel 1973 come conseguenza delll’esperienza di Potere Operaio, un altro gruppo che si era sciolto quell’anno e che era guidato tra gli altri proprio dal professore Negri, che era anche un apprezzato docente all’università di Scienze Politiche, e dal professore calabrese Franco Piperno.
Negri viene arrestato nell’operazione ‟7 aprile” del 1979 con l’accusa di far parte delle Brigate Rosse e di esserne addirittura il capo, attraverso quello che venne poi definito come il “teorema Calogero”, che sosteneva che dirigenti e militanti di Autonomia Operaia «fossero il cervello organizzativo di un progetto di insurrezione armata contro i poteri dello Stato». Il magistrato da cui prende il nome il teorema era una figura molto vicino al Pci che non vedeva di buon occhio chi si posizionava alla sua sinistra. A definirlo “teorema” furono prima intellettuali e giornalisti come Giorgio Bocca ad esempio, ai quali si accodarono socialisti e i fuoriusciti dal Pci. Decine di persone, appartenenti o simpatizzanti o considerate vicine alla formazione di sinistra extraparlamentare Autonomia Operaia, furono arrestate in un’operazione che diede inizio a uno dei capitoli più discussi e controversi della storia giudiziaria italiana degli scorsi decenni. Sono i cosiddetti “anni di piombo”, delle stragi fasciste da Bologna a Brescia e del rapimento del presidente democristiano Aldo Moro.
Negri, insieme ad altri imputati come Oreste Scalzone, fu detenuto preventivamente in carcere per anni, e il processo cominciò soltanto nel 1983. Amnesty International parlò di violazione dei diritti umani. In primo grado Negri fu condannato a 30 anni per associazione sovversiva, banda armata e diversi altri reati, ma fu prosciolto dall’accusa di insurrezione armata. Alla fine le pene dei principali condannati nel processo del 7 aprile furono ridotte in appello e poi confermate in Cassazione: in tutto Negri ricevette 12 anni, Scalzone 8 anni, Pace e Piperno 4 anni. La giustizia ritenne dunque colpevole i leader di Autonomia Operaia di eversione e di banda armata, ma non trovò prove del “teorema Calogero” sui collegamenti con le Brigate Rosse.
Eletto nelle file dei Radicali ripara poi in Francia approfittando della dottrina Mitterand. E’ il 1983. Rientrerà in Italia solo nel 1997. Tra i suoi lavori più importanti: in collaborazione con Michael Hardt, Impero (Rizzoli, 2002), Moltitudine (Rizzoli, 2004) e Comune (Rizzoli, 2010); una trilogia di studi su Spinoza.
E ancora: Marx oltre Marx (Feltrinelli, 1979; ora manifestolibri, 1998), Il potere costituente. Saggio sulle alternative del moderno (SugarCo, 1992); Goodbye Mr Socialism (2006), Fabbrica di porcellana. Per una nuova grammatica politica (2008) e Questo non è un Manifesto (con Michael Hardt; 2012).
Infine la trilogia Io sono un comunista, che attraversa tre fasi della storia di Toni Negri. Una figura che rimane uno dei filosofi italiani più influenti e noti nel mondo, anche se c’è chi ancora si ostina a definirlo un “cattivo maestro”.









