
Se è vero come è vero che il questore di Cosenza dall’inizio di questo nuovo anno ha emesso 14 ammonimenti nei confronti di altrettanti soggetti resisi responsabili di atti persecutori e di violenza domestica, c’è veramente di che allarmarsi. In 7 giorni 14 atti di violenza commessi a danno di donne. La media è di due al giorno. Un dato che mette i brividi e che descrive chiaramente l’arretratezza culturale in cui versa la città. Un numero “scoperto” grazie alle coraggiose denunce delle vittime, e chissà quante ancora non hanno trovato il coraggio di denunciare. In tante, purtroppo, subiscono violenza senza mai denunciare.
L’odioso e vile atto della violenza domestica è un reato diffuso e difficile da analizzare: spesso il reato si consuma all’interno delle mura domestiche, e raramente riesce a varcare questo confine. Chi commette questo infame reato tende a contenerlo all’interno della propria abitazione: quello che succede in casa deve restare in casa. Anche le violenze più spietate, che per la feroce bestia che le commette fanno parte della privacy domestica. Sono “problemi” di famiglia che non devono interessare gli altri. E ognuno a casa sua picchia chi vuole. Una gabbia dentro la quale la vittima soggiogata spesso resta prigioniera, diventando, suo malgrado, connivente del compagno violento accettando come “problema di famiglia”, le violenze che subisce.
La violenza domestica resta un fenomeno sommerso, del quale non è facile tracciare i contorni. Anche se tutti ne conosciamo l’infame esistenza. È chiaro che non si è mai raggiunta quella emancipazione culturale di cui tanto ci vantiamo, se i numeri delle barbarie sono questi. L’arretratezza culturale che si annida tra le mura domestiche cittadine è più grave di quella che appare. Bisognerebbe trovare il modo di entrare dentro quelle case dove l’orrore si manifesta giornalmente, per dire alle vittime che non sono sole, che possono fidarsi della comunità che non farà mancare loro solidarietà fattiva e affetto. Bisognerebbe, una volta individuati, isolare i violenti dal resto della società. Magari costringendoli ad indossare un cartello con scritto: “sono una merda di persona e picchio le donne perché sono un vigliacco. Chi vuole può sputarmi in faccia, me lo merito”.
A tutte le vittime silenziose di violenze domestiche diciamo di denunciare e di non aver paura, la parte sana della città è con voi, perchè nella vita è sempre possibile ricominciare… senza occhi neri, lividi sul corpo, e l’anima a pezzi.