Mario Spagnuolo, procuratore capo di Cosenza è andato in pensione e finalmente ha abbandonato il “campo” dopo decenni di insabbiamenti e protezioni ai potenti. Il Gattopardo del porto delle nebbie tuttavia negli ultimi mesi che hanno preceduto la “pagliacciata” istituzional-massonica di mercoledì nel porto delle nebbie era agitato perché aveva urgenza di fare qualcosa di importante per il suo addio alle scene.
Visto e considerato il dilagare della corruzione nella sanità, qualche tempo fa aveva fatto preannunciare nei suoi circuiti massomafiosi che era imminente la seconda fase della (pseudo) operazione “Sistema Cosenza” per l’Asp di Cosenza e invece niente da fare. Il Gattopardo aveva preparato un’altra lista di patetiche interdizioni per continuare a pararsi il fondoschiena dallo tsumami che prima o poi travolgerà l’Azienda sanitaria ma gli hanno dato il due di picche. E così aveva fatto pubblicare ai suoi media di riferimento le “nuove” intercettazioni che riguardavano i pezzi grossi dell’Asp. Cui aveva poi fatto seguito una fuga di notizie che riguardava una serie di irregolarità per… assenteismo e uso delle auto di servizio. Capirai che scoop!
Al procuratore bruciava e non poco l’annullamento delle interdizioni per gli ex commissari Scura (soprattutto) e Cotticelli e lo stop che gli era stato imposto su Giuliana Bernaudo, la celeberrima pupa dei boss della sanità privata, che occupava abusivamente il ruolo di responsabile dell’Unità deputata ad elargire i fondi alle cliniche private. L’obiettivo di Spagnuolo era quello di intervenire prima dell’Asp con una interdizione ma il provvedimento dell’Azienda è andato in porto mentre a lui il colpo gli è rimasto in canna. Anche se in quelle intercettazioni la Bernaudo spiegava il pressing degli scagnozzi di Giancarlo Greco per ottenere i “dollaroni”.
Eh sì, perché dopo 14 mesi di imbrogli e 61 milioni sganciati pronta cassa, la Bernaudo con la Delibera dell’Azienda Sanitaria provinciale di Cosenza, precisamente la n° 1022 del 29/07/2021 aveva avuto l’assegnazione alla UOC `SVILUPPO E GOVERNO DEI PDTA E AUDIT`. Si conferiva cioè alla sopracitata PUPA dei BOSS (senza nessuna interdizione ovviamente) l’incarico di Direttore di questa Unità Operativa Complessa “FANTASMA” perché NON RISULTA né sul vecchio atto aziendale né sul nuovo (ancora da approvare da parte della Regione Calabria) e si doveva occupare” dei PDTA; volete sapere cosa sono?
Descrivono il percorso che l’assistito segue all’interno della rete di offerta locale per gli interventi di diagnosi, terapia ed assistenza di una malattia o problema di salute. In poche parole, la Bernaudo gestiva il Cup (le prenotazioni) e le liste di attesa, continuava ad avere “potere” (in pratica proseguiva a rompere le scatole a chi meglio le aggradava) e aveva sempre da condividere qualcosa con il suo vecchio incarico di direttore della ex Spedalità Privata nonché Governo della Rete e degli Erogatori. E tutto ciò è andato avanti fino alla pensione, con tanto di marameo al procuratore Gattopardo.
Vi starete chiedendo perché stiamo rievocando questa storia o forse avete già capito dove vogliamo andare a parare. Il 19 gennaio scorso, com’è noto, la procura di Cosenza ha sanzionato pesantemente un dirigente medico, tale Giuseppe Lavitola, classe di ferro 1956, medico geriatra per diverso tempo direttore dell’UOC Tutela Anziani e Disabili. E successivamente direttore facente funzioni del Distretto Sanitario Cosenza-Savuto e Responsabile dell’Unità Operativa Semplice Residenzialità e Semiresidenzialità.
Nonostante sia andato in pensione da un po’, Lavitola s’è beccato una bella denuncia e persino un sequestro perché la sua posizione professionale sarebbe stata incompatibile rispetto alle prestazioni fornite da geriatra in quattro strutture socio-sanitarie private accreditate con il Sistema sanitario nazionale. Violato, dunque, il vincolo di “esclusività” che lo legava all’Azienda di appartenenza e che comportava anche l’erogazione in busta paga dell’apposita indennità. La gravità del contesto è stata oltremodo accentuata proprio dal ruolo rivestito dall’indagato Giuseppe Lavitola, il quale nel “pubblico” aveva proprio il compito di vigilare sulle strutture presso cui lavorava “abusivamente”, operando in un’evidente condizione di conflitto d’interessi. Per mascherare questo rapporto di lavoro, sia i responsabili delle strutture sanitarie che il dirigente hanno, nel tempo, falsificato la documentazione utile al mantenimento dell’accreditamento, inducendo quindi in errore i vertici dell’Azienda Sanitaria e della Regione Calabria.
Bene, anzi male… Voi credete veramente che quella del 19 gennaio scorso sia stata una “brillante” operazione dei Gattopardo e dei suoi scagnozzi-segugi (sic!) che hanno scoperchiato tutta questa truffa con il loro “lavoro”? A Cosenza non ci crede nessuno e tutti sanno che niente si muove per caso al quarto piano del porto delle nebbie, il regno del Gattopardo ancora per pochi mesi. E qui torniamo a bomba alla signora Bernaudo. Nei corridoi dell’Asp di via Alimena già da ieri mattina la voce corre univoca. Peppino Lavitola è stato vittima di Giuliana Bernaudo, che l’ha denunciato direttamente al Gattopardo quando era al cosiddetto ufficio erogatore dei dollaroni alle strutture private, Rsa e cliniche. E l’ha denunciato in maniera tale che quelle cliniche “scarcagnate” per le quali lavorava Peppino Lavitola andassero in difficoltà. Geriatri non se ne trovano e se quelle cliniche andavano in difficoltà altre strutture, quelle dei boss tanto cari alla signora Bernaudo, guadagnavano di più.
Insomma, la “pupa” dei boss indeboliva queste strutture perché non c’era il medico e quindi non avevano i criteri per mantenere l’accreditamento e la torta se la mangiavano i soliti suo amici, i boss delle cliniche dei quali è persino superfluo fare i nomi.
Di conseguenza, danneggiava le Rsa che pagavano a ‘sto Lavitola e favoriva i pezzi grossi: una specie di Robin Hood… ara mmersa. Sempre la stessa “giobba” per dirla alla cosentina con una annotazione, se volete anche malinconica, di fondo. Il Gattopardo, considerato il suo flop contro la Bernaudo, se l’è fatta “amica” e secondo la sua testa bacata, ieri ha fatto un “figurone”. Ma in tutta Cosenza e specialmente nei corridoi di via Alimena e del Tribunale di Cosenza tutti sanno la verità. Che vi abbiano appena rivelato, sempre a futura memoria,









