di Saverio Di Giorno
“Questa è una misura da fascismo di ultima generazione. Siamo in pieno autoritarismo. Si arrestano le persone e non si sa il perché?”. Così De Magistris sulla legge bavaglio che pone il divieto di pubblicare le misure cautelari. Nel processo di smantellamento dell’agibilità democratica che questo governo sta accelerando, quella delle notizie di custodia cautelare è forse la più pericolosa.
Molto più dell’abuso d’ufficio (fatta per fare un regalo ai sindaci con la coda di paglia), molto più del divieto delle intercettazioni (fatta per fare un dispetto ai giornalisti), molto più della valutazione dei magistrati (fatta per avere magistrati al guinzaglio). La norma-bavaglio che il centrodestra vuole introdurre con un blitz alla Camera, come emendamento alla legge di delegazione europea pone il divieto di pubblicare l’ordinanza di custodia cautelare fino alla chiusura delle indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare.
Chi la difende dice che è in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva Ue 2016/343 del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016. In realtà la norma va ben oltre le raccomandazioni europee. L’Europa da tempo bacchetta sulle derive della magistratura, il presenzialismo di certi pm e l’abuso di custodia cautelare.
(Intervista completa: https://www.youtube.com/watch?v=ofVftB9s5ag&t)
La riflessione del pm continua notando che il divieto di pubblicare le custodie cautelari (chi viene fermato ad un livello ancora preliminare delle indagini) anche per estratto significa non solo non sapere nulla delle vicende giudiziarie del potere (se non quanto vogliono far trapelare le procure). Significa poter perseguitare giudiziariamente persone senza che se ne sappia nulla. Giusto per citare alcuni casi eclatanti: immaginate un tale provvedimento nel caso del G8 di Genova, nel caso degli attivisti No-Tav o degli ambientalisti, immaginate i tanti attivisti calabresi che vengono perseguitati. Se un giorno qualche procura decidesse per la custodia cautelare (cosa già avvenuta per altro), non si potrebbe sapere nulla.
“C’è un disegno eversivo piduista con una dose di autoritarismo. Questo disegno è di stampo neofascista. Ovviamente non il fascismo di Mussolini …”. Così De Magistris sulla serie di riforme sulla giustizia. Chi porta avanti queste insieme di riforme dice: è per limitare l’abuso del potere dei magistrati! Oppure: l’abuso d’ufficio spaventa i sindaci! E ancora: l’abuso di custodia cautelare è incostituzionale! E infine: bisogna velocizzare le opere e i controlli antimafia rallentano!
“Qui si sta buttando il bambino con l’acqua sporca” fa notare De Magistris, che aggiunge “Io sono un garantista, riconosco che ci sono degli evidenti problemi. Io stesso da sindaco sono stato osteggiato contestandomi questi reati, ma avevo la coscienza a posto. Se hai paura non fai il sindaco. Le indagini di mafia o di corruzione quasi mai partono direttamente da questi reati è molto più probabile che partano da reati minori e poi si risalga a questi. Se li si elimina sarà molto più difficile”. Se è vero che ci sono abusi e che le procure troppe volte hanno dettato l’agenda (la Calabria in questo è maestra), d’altra parte non si può curare l’abuso, togliendo direttamente il reato. Come se dato un callo si amputa direttamente il piede. L’abuso d’ufficio esiste in tutto il mondo, magari occorre normarlo differentemente.
Quello che pare è che il governo ha approfittato di una serie di errori e colpe di cui la magistratura e le sue correnti si sono macchiate per stringere il cappio e distruggere il sistema di controlli, pesi e contrappesi che alla base di ogni democrazia. E la storia dell’esigenza di velocizzare, efficientare e migliorare non regge agli occhi dell’ex pm che ripercorre tutti i tentativi di demolizione degli ultimi decenni ricordando che “l’attacco a giornalismo e magistratura era già ben chiaro nel piano di rinascita democratica della P2”. Effettivamente il manifesto programmatico della P2 e delle altre logge non è poi tanto diverso dal programma degli ultimi governi.









