Cosenza. “Striscia” al Tribunale, un grazie a chi ha segnalato l’illegalità

C’è voluta Striscia la Notizia per far balzare agli onori della “cronaca nazionale” la grave situazione di illegalità che regna nel porto delle nebbie, ovvero nella procura e nel Tribunale di Cosenza. Luca Abete con una delle sue efficaci quanto sorprendenti incursioni, ha svelato all’Italia intera la causa principale di tutti i mali che si annidano nel “Palazzo di Giustizia” a Cosenza. Voi direte: la corruzione? La collusione? La compravendita di inchieste e sentenze? I tanti conflitti di interesse dei magistrati? L’uso privatistico della Giustizia? No, niente di tutto questo, Luca Abete ha scoperto qualcosa di molto più grave che fa passare in secondo piano persino la corruzione giudiziaria: l’omino della copisteria interna al Tribunale che non emette gli scontrini. Luca Abete con la sua incursione ha smantellato, non senza pericolo, una vera e propria centrale di spaccio di fotocopie a nero all’interno del Tribunale, immortalando con le sue telecamere l’uomo che nella totale impunità spacciava indisturbato fotocopie nel Tribunale, da anni, facendola sotto il naso a tutti: giudici, pm, poliziotti, finanzieri, carabinieri, avvocati, cancellieri.

Grazie all’intervento di Striscia – che ha scoperto e reso pubblico quello che il fior fiore dell’investigazione locale non è mai riuscito a scoprire, nonostante la turpe attività di spaccio di fotocopie a nero avvenisse sotto i loro occhi – il presidente del Tribunale, la dottoressa Maria Luisa Mingrone, ha subito attivato la polizia giudiziaria (il fior fiore dell’investigazione di cui sopra), per porre fine all’illegale attività. In una nota diffusa alla stampa il presidente Mingrone si è detta stupita di ciò, non pensava che il malaffare, che lei combatte senza sosta e senza risparmiarsi, potesse entrare anche negli uffici che lei presiede. È rimasta sbalordita dalle capacità di infiltrazione dell’illegalità, e della spudoratezza dell’omino nel non porre limiti di “luogo” ai suoi traffici.

La scoperta di Luca Abete evidenzia e conferma, senza ombra di dubbio, che all’interno del Tribunale di Cosenza esistono sacche di illegalità di cui tutti sono a conoscenza e che nessuno osa, evidentemente per paura, denunciare. E l’omino della copisteria che spacciava fotocopie a nero anche a giudici e poliziotti, è la prova provata che anche nel luogo deputato alla Giustizia il malaffare è tollerato, anzi, vista la longevità dell’attività criminale, “legalizzato”. Quando ci si trova di fronte all’arroganza criminale e alla spavalderia massomafiosa di certi personaggi, è meglio voltare la faccia dall’altra parte. Che è quello che hanno fatto tutti: giudici, pm, avvocati, poliziotti e carabinieri. La caratura criminale e le forti protezioni ad altissimi livelli di cui gode l’omino delle fotocopie, ha imposto a tutti la doverosa omertà. Spezzata, ora, grazie all’intervento di Striscia.

Se si è ristabilita la legalità nel “Palazzo di Giustizia” cittadino dobbiamo ringraziare anche il coraggioso Luca Abete che, noncurante dei pericoli che certe inchieste giornalistiche comportano, ha denunciato quello che nessuno osava denunciare, dando voce a chi sapeva ma non trovava il coraggio per farlo. Ed è proprio a chi ha trovato il coraggio, seppur nell’anonimato, di segnalare la grave situazione del quotidiano spaccio di fotocopie a nero nel Tribunale, a Striscia la Notizia, che va il nostro più sentito grazie. Sono queste le persone di cui la città ha bisogno. Il suo gesto, caro anonimo, è il segno evidente che esiste ancora chi non si arrende, seppur a scoppio ritardato, all’illegalità. E indica la strada ai pavidi: il coraggio, si sa, vien segnalando…