Cosenza, cooperative: il trionfo del lecchino del sindaco

Il prefetto Cannizzaro e Occhiuto

La storia del sistema di potere creato da Mario Occhiuto con le cooperative sociali di tipo B, divise in maniera spregiudicata tra “buoni” e “cattivi” a seconda dei gusti del cazzaro, la raccontiamo ormai da anni ma non è mai abbastanza.

Nel gennaio 2013 il sindaco Occhiuto non rinnova i contratti alle 47 cooperative che lavorano per il Comune di Cosenza dal lontano 1997. Il sindaco, in particolare, sospende per due mesi l’attività delle cooperative salvo poi rinnovarla, di mese in mese, fino alla scadenza della gara d’appalto.

L’amministrazione, nella persona della dirigente Maria Rosaria Mossuto, richiede le certificazioni antimafia. E iniziano a cadere le prime teste scomode, ovvero i presidenti delle cooperative che non hanno appoggiato il sindaco alle elezioni del 2011. E così, invece di sospendere, eventualmente, i presidenti e far continuare i soci, si sospendono in toto le cooperative senza dar loro la possibilità di eleggere un nuovo presidente. Così facendo, hanno lasciato senza stipendio anche i soci. Il tutto con la complicità e la connivenza dell’ex prefetto Raffaele Cannizzaro, uno degli esponenti di spicco del clan di Occhiuto.

Il metodo usato dal sindaco è veramente spietato, per come ci hanno raccontato decine e decine di testimoni.

“… Per mesi il Comune ha evitato di trovare una soluzione, risparmiando così bei soldini alle spalle di persone senza altre fonti di sostentamento. A un certo punto, nel mese di ottobre del 2013, invece, arriva la decisione di far assorbire le cooperative interdette nelle cosiddette “cooperative sane”. Va doverosamente ricordato, tuttavia, che da un misero stipendio di 908 euro lordi (620 euro al netto delle tasse, senza calcolare il tornaconto dei presidenti…), il sindaco Occhiuto fa togliere anche il 3% invocando una richiesta di predissesto finanziario, e così lo stipendio si riduce a 580 euro netti…”.

Siamo quasi arrivati alla “resa dei conti” e all’inizio del 2014 il sindaco Occhiuto si toglie definitivamente la maschera.

L’amministrazione dichiara a questo punto di non poter più rinnovare i contratti con gli affidamenti diretti (tutti al di sotto della soglia dei 40mila euro) e indice una serie di gare d’appalto. Con le gare vengono a cadere tutti i diritti acquisiti dalla cosiddetta “riqualificazione” voluta a marzo 2011 e quindi prima delle elezioni vinte da Occhiuto, dall’assessore Francesca Lopez (giunta Perugini).

Il resto è, purtroppo, la cronistoria di una triste “guerra tra poveri” innescata ad arte da Palazzo dei Bruzi e dal viscido e squallido Occhiuto.

In un primo tempo tutti i presidenti, in pieno accordo, cercano di produrre ricorso al Tar ma qualcuno boicotta questa idea. Si tratta proprio di quel qualcuno che verrà favorito sfacciatamente dal sindaco nelle gare d’appalto e al quale, successivamente, come ditta/cooperativa, verranno deliberati ulteriori affidamenti diretti. Tra i soci delle cooperative questo personaggio viene definito il “lecchino del sindaco”.

Morale della favola: a giugno 2014 si comincia a lavorare con le “ditte” vincitrici delle gare (ma le “ditte” altro non sono che cooperative “aggiustate”… senza finalità di lucro). Con questo sistema, grazie al potere che il sindaco ha conferito al “lecchino” e agli altri suoi “compari”, ci troviamo di fronte a una completa sottomissione dei lavoratori con tanto di minacce di licenziamento, ferie e malattie negate, abusi sul Tfr e sulle tredicesime per non parlare del giro di soldi sconosciuto alla maggior parte dei soci”.

Occhiuto ha tolto i soldi alle cooperative a lui non gradite per darli alla cooperativa Semper, oggi ditta in tutto e per tutto, capeggiata dal già famoso lecchino del sindaco, con una serie di gare che, secondo alcuni, ammonterebbero a 5 milioni di euro e una determina di 75mila euro fuori gara.

Oggi è arrivato il momento di fare il nome di questo “lecchino” che si sta mangiando tutta la torta delle cooperative. Si chiama Maurizio Morelli, ha una faccia per ogni cosa che fa dietro le spalle della gente e, soprattutto, macina soldi su soldi e spesso li va a portare a Roma, dove ha un’altra base operativa.

La storia va avanti ormai da anni e, dopo il secondo successo elettorale del cazzaro, tutti hanno potuto vedere come, sempre rigorosamente senza determine, la sua ditta-cooperativa Semper ha messo le mani sul tracciato del Lungofiume Boulevard, ma non solo, ripulendo il tutto e mettendosi in pole position per ricevere nuove commesse, che sono puntualmente arrivate.