Come sempre avviene dopo qualsiasi tornata elettorale, le analisi e le valutazioni da parte dei politici, abbondano. I vincitori gongolano e gli sconfitti riflettono. La riflessione più gettonata nelle file di quelli del PD, che sono gli sconfitti, è quella di sempre: dobbiamo ripartire dai territori, dalla gente, accogliere e dare risposte alle loro istanze.
Una formula rituale, recitata sempre dallo sconfitto, che più ipocrita, falsa e retorica non si può. Invece di prendere bagagli e bagattelle e andarsi a trovare un lavoro, dopo una bastonata elettorale di queste dimensioni, come dignità vorrebbe, sperano ancora una volta di uscire dalla sfavorevole situazione con le solite chiacchiere.
Pensano (i politici del PD, specie quelli di Cosenza): se li abbiamo intortati tante volte a questi ciotariaddri di cittadini, vuoi che non li intortiamo anche questa altra volta? Si sa che la gente è fessa e abbocca sempre. E poi non ci vuole niente a prenderli per il culo: gli recitiamo questa formuletta, promettendo loro più attenzione e considerazione e tutto è risolto. Una formula che sa di “oltre al danno la beffa”.
Come a dire: siccome fino a ieri non abbiamo avuto tempo per occuparci dei vostri enormi problemi perché dovevamo pensare ai cazzi nostri come sempre, vi promettiamo che da domani cambieremo. Anche voi potrete, se ci ridate la fiducia, partecipare alla pappatoia.
Promessa che ovviamente, non hanno nessuna intenzione di mantenere: non l’hanno fatto prima, perché dovrebbero farlo adesso? Sono le solite bugie di personaggi spregevoli che da sempre vivono alle spalle dei cittadini e che vogliono continuare a farlo. Bugie, solo e sempre bugie. Le stesse bugie che pronuncia ogni volta che viene sgamato l’incallito coniuge fedifrago, alla moglie o al marito tradito: giura che non lo farà mai più, ma poi ogni volta ci ricasca.
Lo stesso fanno quelli del PD, fin quando nessuno gli dice niente sul loro operato, dei problemi della gente non gli passa neanche per l’anticamera del cervello, non appena la gente li sgama e li boccia, fanno subito ammenda, e diventano gentili e generosi. Fanno finta di cospargersi il capo di cenere, di diventare umili e comprensivi, al punto che sono disposti anche ad ammettere gli errori.
Pur di recuperare il perduto consenso che significa perdita di denaro e potere per loro, sono disposti ad invocare perdono al popolo sovrano. Piangono lacrime di coccodrillo a dire basta. E si rimettono alla clemenza del popolo.
Quello che sfugge però in questa ennesima pantomima, ai politicanti del PD, specie a quelli calabresi, è che se questo “ritornello” andava bene nei bei tempi andati “dell’alternanza”, cioè, quando si governava un po’ ciascuno, centrodestra e centrosinistra, adesso gli italiani, e spero presto anche i calabresi, hanno scoperto che c’è una terza via.
Il dissenso questo volta non è limitato a “ti boccio per questa legislatura, se poi fai il bravo ti voto di nuovo”, questa volta, quello espresso, è un dissenso strutturato. I voti persi non tornano più. Così come non attecchiscono più le chiacchiere e le bugie di questa classe dirigente politica del PD che ha perso agli occhi della maggioranza degli italiani ogni credibilità.
Nonostante ciò, non si arrendono, perché sanno che una volta fuori dalla casta politica, la festa, per loro, è finita. Ecco perché ci provano fino alla fine e senza un briciolo di vergogna. Promettono di fare quello che potevano fare ieri, e che non hanno fatto, domani. Mentono sapendo di mentire. Sono disposti a tutto.
Difficilmente, questi marpioni lasceranno oneri e poltrone, come farebbe un onesto uomo politico in questa situazione. Ma da noi la Politica, l’arte nobile, non è tanto frequentata. Del resto si sa che più che politici molti dei nostri rappresentanti non sono altro che dei “politicanti, i quali, se avessero come elettori dei cannibali, prometterebbero loro missionari per cena”. Ma a questo “banchetto” mi sa che, questa volta, non verrà nessuno.
GdD