Reggio. Il clan Araniti e la politica: da Pietro assessore regionale del Pri alla “guerra” Creazzo-Neri per i voti del 2020

La cosca Araniti e il suo ruolo nella politica

Le indagini della Dda di Reggio Calabria hanno consentito di far emergere la particolare vocazione della cosca ARANITI nello svolgimento di attività criminali volte al controllo delle attività produttive del territorio, sia nel settore imprenditoriale sia nell’attività della pubblica amministrazione.
Attraverso la struttura basilare composta dalla famiglia naturale e per soddisfare le esigenze di compenetrazione economica più volte manifestate durante le captazioni investigative, gli ARANITI hanno compreso l’importanza di piazzare i propri affiliati o le persone da essi facilmente controllabili all’interno delle istituzioni pubbliche, mediante l’infiltrazione nella politica regionale e comunale.

La storia più recente della cosca e la sua affermazione successiva al contributo dato durante le guerre di ‘ndrangheta che hanno insanguinato Reggio Calabria, dimostrano come gli ARANITI si siano gradualmente affrancati dall’immagine classica dell’organizzazione di tipo ‘ndranghetistico che utilizza la sopraffazione violenta, diventando una vera e propria holding dell’attività economica criminale.

Detta strategia è stata attuata attraverso l’avvio di imprese a gestione familiare, operanti principalmente’ — ma non in via esclusiva — nel settore degli appalti edilizi, che rappresentano la principale attività economica di interesse della cosca.
La cosca ARANITI è tra le prime del Mandamento di Centro ad aver compreso l’importanza di occupare le posizioni “nevralgiche” della gestione della cosa pubblica. In tal senso depongono le dichiarazioni dei diversi collaboratori di giustizia che indicano in ARANITI Pietro Carmelo tra i primi e principali esponenti degli interessi politico-affaristici della cosca, 
Difatti, quest’ultimo – cugino di primo grado dei fratelli ARANITI Santo classe 47, Pietro classe 37 e Domenico classe 52 – era stato eletto nel Consiglio della Regione Calabria in due diverse legislature (1980 e 1985), tra le fila del Partito Repubblicano Italiano e ne era stato cinque volte assessore (1980: Urbanistica; 1982: Formazione Professionale; 1986: Sanità; 1987: Urbanistica, Trasporti e Ambiente: 1989: Trasporti, Enti Locali e Demanio), fino al 1990.

Altre tracce più recenti del molo svolto dalla famiglia ARANITI nell’ambito dell’organizzazione pubblica locale si rinvengono nella relazione redatta dalla Commissione di Accesso al Comune di Reggio Calabria.

Nella suddetta relazione, dopo aver delineato in linea generale il ruolo dell’ «organizzazione malavitosa nel Comune di Reggio Calabria», traendo le mosse dalle indagini della c.d. operazione “Crimine” del luglio 2010» – si afferma che le attività illecite perpetrate dalle famiglie mafiose presenti sul territorio reggino, s’intrecciano «in un complesso ma unitario disegno criminale che, al fine di conseguire il risultato auspicato e cioè il controllo del territorio, si avvale sia del perpetrarsi di azioni violente, tipiche del “modus operandi” delle consorterie locali, sia dell’acquisita contiguità e, dunque, dell’accondiscendenza di alcuni soggetti che, a vario titolo, gravitano nella pubblica amministrazione e che, pertanto, sono in grado di fornire un concreto e attivo contributo operativo.

Nella trattazione del capitolo secondo della medesima relazione, si è poi illustrato l’assetto organizzativo degli uffici e dei servizi comunali, evidenziando le seguenti criticità con riguardo ai dipendenti legali alla famiglia ARANITI:

BARILLÀ Pietro (nato a Reggio Calabria il 18.02.1964), istruttore direttivo tecnico – settore Qualità Ambientale, il quale è coniugato con ARANITI Caterina (nata a Reggio Calabria il 29.06.1972), segnalata in banca dati delle Forze di Polizia per reati contro l’Amministrazione della Giustizia, impiego di danaro, beni o utilità di provenienza illecita.

ARANITI Caterina, inoltre, è: figlia di ARANITI Pietro (nato a Sambatello di Reggio Calabria il 03.09.1937), gravato da pregressi pregiudizi penali per violazione della legge sulle armi ed associazione di tipo mafioso. Quest’ultimo è fratello di ARANITI Santo (nato a Reggio Calabria il 25.04.1947), in atto detenuto, già capo dell’omonima cosca mafiosa operante nelle frazioni di Sambatello, Diminniti e San Giovanni di Sambatello di Reggio Calabria;
• sorella di ARANITI Rosa Maria (nato a Reggio Calabria il 09.03.1981), la quale è coniugata con CRUCITTI Giuseppe Pietro (nato a Reggio Calabria il 22.06.1974), quest’ultimo dipendente della MULTISERVIZI S.p.A.;
• cugina di ARANITI Antonino (nato a Reggio Calabria il 03.07.1980) – dipendente comunale – figlio di Domenico (nato a Reggio Calabria il 29.10.1952), pregiudicato, elemento di spicco dell’omonima cosca mafiosa, operante nelle frazioni di Sambatello, Diminniti e San Giovanni di Sambatello di Reggio Calabria, già capeggiata dal fratello ARANITI Santo

ARANITI Antonino (nato a Reggio Calabria il 03.07.1980), è istruttore tecnico geometra – settore Politiche Educative, Giovanili e Pari Opportunità, il quale è:
• figlio di ARANITI Domenico (nato a Reggio Calabria il 29.10.1952), pregiudicato, elemento di spicco dell’omonima cosca mafiosa, operante nelle frazioni di Sanzbatello, Diminniti e San Giovanni di Sambatello di Reggio Calabria, già capeggiata dal fratello ARANITI Santo (nato a Reggio Calabria il 25.04.1947), quest’ultimo in atto detenuto poiché condannato all’ergastolo;
• nipote, per parte paterna, di ARANITI Santo cl. ’47, in atto detenuto, già capo dell’omonima cosca mafiosa operante nelle frazioni di Sambatello, Diminniti e San Giovanni di Sambatello di Reggio Calabria;
• cugino di:
– ARANITI Caterina (nato a Reggio Calabria il 29.06.1972), la quale è coniugata con BARILLA Pietro (nato a Reggio Calabria il 18.02.1964), dipendente comunale;
– ARANITI Rosa Maria (nato a Reggio Calabria il 09.03.1981), la quale è coniugata con CRUCITTI Giuseppe Pietro (nato a Reggio Calabria il 22.06.1974), quest’ultimo dipendente della MULTISERVIZI S.p.A.;

Inoltre, in ordine ai fornitori della MULTISERVIZI REGGIO CALABRIA S.p.A2043 «come risultante dall’esame dei singoli fascicoli prefettizi, sono emerse circostanze di interesse nei confronti delle seguenti persone giuridiche»:
fornitore “Farmacia PARDEO Domenico Antonino” ditta individuale- titolare firmatario PARDEO Domenico Antonino.
Con foglio n. 0064397 del 7.10.2009, la locale Prefettura emetteva “nei confronti della nominata ditta individuale “Farmacia PARDEO Domenico Antonino” informazione antimafia interdittiva.

Uno degli elementi di spicco della cosca, ARANITI Francesco’, alias Cicciu u parenti, è dipendente della Città Metropolitana di Reggio Calabria e che in merito al suo impiego nella ex struttura Provinciale di Reggio Calabria, il collaboratore di giustizia CHINDEMI Mario ha affermato che:
«Francesco ..Francesco Araniti detto u parenti… (..) lui era alla Provincia, ottenne il posto che ..grazie a Pietro, a Pietro Araniti …l’Assessore… (…) quello… che l’hanno ucciso là a Santa Eufemia di Aspromonte dove aveva fatto il villaggio».

La volontà degli ARANITI di insediarsi nella gestione della cosa pubblica non si è poi limitata all’acquisizione di posti di lavoro nella pubblica amministrazione o nelle società dalle stessa controllate, ma si è concentrata soprattutto nella creazione e nel rafforzamento di legami di fiducia con i candidati/rappresentanti della politica a livello regionale e locale, al fine di consolidare l’affermazione della cosca sul territorio.

Facendo leva sulla brama di vittoria elettorale dei soggetti politici coinvolti ed in cambio della promessa di procacciamento di voti, la cosca ARANITI, seguendo i modelli economici più avanzati, ha quindi puntato ad acquisire utilità spendibili non solo nel breve periodo ma soprattutto nel medio-lungo periodo, di modo da soddisfare gli interessi e le esigenze della cosca in maniera tendenzialmente stabile.

Sotto questo profilo dovrà quindi essere valutata la messa a disposizione dei candidati coinvolti nelle indagini, a cui chiaramente non è stato chiesto un corrispettivo immediato per i voti in loro favore procacciati, preferendo l’instaurazione di un rapporto utilitaristico che prevedeva una messa a disposizione strutturale, finalizzata a consentire non solo e non tanto le singole elargizioni nei confronti della cosca o dei soggetti gravitanti intorno ad essa, bensì l’occupazione di posti nelle istituzioni locali o nelle articolazioni politiche a disposizione dei candidati vittoriosi anche con i voti assicurati dalla cosca, come si dimostrerà illustrando le numerose conversazioni sul punto tra NERI Giuseppe, da un lato, e BARILLA’ Daniel, CATALANO Paolo e ARANITI Domenico, dall’altro lato.

Che questo sia il sistema congegnato dalle cosche reggine coinvolte nella presente indagine nell’ambito degli accordi elettorali con i candidati prescelti, è plasticamente dimostrato anche dal diverso patto di scambio politico mafioso tra NERI Giuseppe, RUGOLINO Sergio e GATTUSO Franco, appartenente all’omonimo familiare di Ndrangheta, riferibile alla locale di Croce Valanidi che, come meglio si vedrà nella parte ad esso dedicata, durante la più rilevante conversazione con il NERI e il RUGOLINO, esprimerà la summa del ragionamento appena esposto con parole che non lasciano dubbi interpretativi, esponendo in modo perfettamente logico il contenuto dell’accordo appena raggiunto con il citato candidato: (premessa minore) “da parte nostra quello che si può fare si fa al massimo»; (premessa maggiore) «logicamente platea non ne faccio perchè noi siamo… non so se vi ha spiegato… in periodi un pochettino brutti pure per altri… per altri motivi»… «farei danno anche a voi»… «un pochettino.. dietro le quinte… e facciamo… non c’è bisogno che facciamo platea, gli ultimi giorni raccogliamo quello che ci dobbiamo raccogliere e ti votiamo, non vi dico quanto, non vi dico come»; (conclusione) «siete una persona che si può ragionare… pensate di salire… dopo che siete là se ne parla, è inutile che parliamo… »…
Sillogismo per il quale il GATTUSO riceveva addirittura i complimenti dal compiaciuto NERI: «bravo, bravo, bravo, bravo, mi piace che avete fatto un discorso….Punico forse tra i pochi che fa un discorso concreto, serio…»…

La peculiarità della cosca ARANITI è poi quella di poter contare su un politico di mestiere come Daniel BARILLA’, legato non solo da rapporti di affinità con il reggente della cosca ARANITI Domenico “il Duca”, essendo suo genero, ma anche e soprattutto da un rapporto di fiducia che lo legittima a rappresentare all’esterno gli interessi dell’intera cosca, svolgendo il ruolo di intermediario qualificato, in grado di concordare le strategie di investimento politico degli ARANITI, consentendo al contempo di sfruttare al meglio la capacità dell’associazione mafiosa di farsi collettrice di voti nel territorio controllato in favore del candidato prescelto.

Le modalità dell’azione criminale si sono adattate al contesto elettorale di interesse, dapprima, cercando di acquisire la base conoscitiva utile a decidere il cavallo politico vincente su cui puntare – questo soprattutto grazie all’abile opera di intermediazione svolta da Daniel BARILLA’ -, poi attraverso il procacciamento di voti con modalità che, all’occorrenza e nei casi in cui l’assoggettamento ambientale goduto dalla cosca non fosse sufficiente, si sono dispiegate con intimidazioni esplicite, come avvenuto con la minaccia – da parte proprio del BARILLA’ (quale voce degli ARANITI all’esterno) e di BORRUTO Ignazio – ai danni di BIVONE Stefano, reo di essersi adoperato per raccogliere voti per l’avversario politico del turno elettorale regionale del 2020 (CREAZZO Domenico, poi tratto in arresto per voto di scambio politico-mafioso), cercando di sottrarli al candidato appoggiato dagli ARANITI, ossia NERI Giuseppe.

In questa occasione verrà alla luce un aspro confronto tra il candidato che aveva stretto il patto con gli ARANITI, NERI Giuseppe, e CREAZZO Antonino, fratello del citato avversario politico CREAZZO Domenico, nonché gestore della sua campagna elettorale, che confermerà la piena consapevolezza del NERI circa il ruolo svolto dalla cosca ARANITI nella raccolta dei consensi a suo favore L’episodio delle minacce a BIVONE ed analoghe condotte nei confronti del titolare di una scuola guida reggina sarà poi riferito innumerevoli volte dal CREAZZO ai suoi interlocutori e causerà l’intervento in funzione di riequilibrio della cosca ALVARO, che aveva invece puntato sul candidato concorrente CREAZZO Domenico.