Cosenza. La farsa del Pronto soccorso: terminata la quinta (!) ristrutturazione in dieci anni (di Francesca Canino)

In dieci anni il Pronto soccorso ha subito cinque ristrutturazioni e cambiato cinque primari

Pronto soccorso, terminata la quinta ristrutturazione dal 2013

Il nuovo ospedale si farà ad Arcavacata, parola del presidente della Regione. Franz Caruso tace

di Francesca Canino

Fonte: Stampalibera

Cinque ristrutturazioni e cinque primari avvicendatisi in dieci anni di vita. Sono i numeri del Pronto soccorso dell’Annunziata che, dopo una gestazione di circa venti anni, aprì i battenti in un freddo giorno di febbraio del 2013. Ma il nuovissimo DEA (Dipartimento Emergenza e Accettazione) dell’ospedale di Cosenza era già vecchio, fuori norma, anche se per i cosentini rappresentava un vero paradiso se paragonato a quello che era stato in funzione fino alla sera prima.

In breve, però, diventò un “inferno”, un “lazzaretto”, un “luogo da terzo mondo”, un posto in cui sofferenze e promiscuità hanno regnato indisturbati negli ultimi undici anni, azzerando diritti e dignità dei cittadini. E così, circa un anno fa, si decise di chiudere buona parte degli spazi del Pronto soccorso per ristrutturarli per la quinta volta.

I disagi sono stati immani per quanti vi si sono dovuti rivolgere in questi mesi, costretti a rimanere per giorni e giorni in spazi ristretti, inadatti, ammassati su barelle e sedie di fortuna senza un minimo di privacy.

Spesso abbiamo scritto che l’umanità è morta al PS dell’Annunziata, poiché, oltre al problema logistico, la carenza di personale sanitario ne ha fatto un inferno in terra.

Venerdì 5 luglio 2024

Riapre definitivamente, si spera, la parte del Pronto soccorso dell’ospedale civile di Cosenza, chiusa nell’ultimo anno per lavori di ristrutturazione. Consegnata ai sanitari e alla città con una cerimonia pomposa e affollata dalle solite importanti personalità – che in queste occasioni non mancano mai, ma latitano in tutte le altre – la struttura è stata completamente rinnovata, ma i dubbi sulla sua idoneità ad accogliere un fiume di pazienti permangono.

Gli spazi sono rimasti angusti, sebbene ripuliti e attrezzati di strumentazione e “mobilio” nuovi di zecca.

Oltre un milione e trecentomila euro (fondi Por e Pnrr) sono stati spesi per le opere edilizie, mentre meno di un milione sono stati investiti per l’acquisto di apparati medicali. Rimane il problema del personale, ma l’attenzione è stata spostata su altro, ovvero sul nuovo ospedale. L’arrivo del presidente della Regione Roberto Occhiuto, commissario ad acta per l’attuazione del Piano di Rientro dal debito sanitario, ha dato inizio alla cerimonia con tanto di taglio del nastro, preceduta dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa.

Oltre alle parole di rito sugli spazi angusti rinnovati (ma che sono rimasti sempre angusti) e sul sovraffollamento (che ci sarà sempre vista la chiusura di tanti ospedali nella regione e la mancanza del filtro “territorio”), Occhiuto ha esplicitamente detto che «il nuovo ospedale è necessario in assoluto, ma ancor di più perché bisogna consegnare all’università un policlinico che sia un luogo di lavoro confortevole per i pazienti e per le eccellenze che l’ateneo di Arcavacata sta selezionando».

Ha così fugato ogni dubbio sulla scelta del sito su cui far sorgere il nuovo ospedale di “Cosenza”, nel silenzio del sindaco di Cosenza Franz Caruso e del rettore dell’Unical Nicola Leone, entrambi presenti.

Nel corso della cerimonia si è insediato il nuovo direttore del Pronto soccorso Domenico Lorenzo Urso, subentrato a Pietro Scrivano che si era dimesso nei mesi scorsi.

Ma sul vero problema dell’ospedale bruzio, cioè il personale, non si sono avute risposte precise.

Si deve, inoltre, evidenziare che mentre i presenti visitavano gli spazi del Pronto soccorso messi a nuovo, sono arrivate molte ambulanze che hanno lasciato i malati nella parte non interessata dei lavori.

E proprio verso la fine della “inaugurazione”, con l’arrivo dell’ennesima ambulanza, un uomo si è avvicinato a un gruppo di sanitari avvisando che erano giunte due persone in codice rosso. Ha così chiesto di mandare qualche collega in aiuto a quello già presente. «Non ce ne sono», è stata la risposta.