La Procura di Trento ha riaperto le indagini sul caso di Marco Pantani legato al Giro di Italia del 1999. Il nuovo fascicolo, affidato alla pm della Dda Patrizia Foiera, riguarda l’ipotesi, come è emerso anche dalle audizioni in Commissione Antimafia, di un presunto giro di scommesse clandestine legate alla camorra che puntava a evitare la vittoria del ‘pirata’ nella classifica finale. Il primo a parlare della vicenda fu Renato Vallanzasca, sentito nella giornata di venerdì come persona informata sui fatti, nel carcere di Bollate, dalla stessa pm trentina.
L’indagine è stata riaperta dalla Dda della Procura di Trento guidata da Sandro Raimondi l’anno scorso, anche in seguito agli esiti della Commissione Antimafia secondo i quali bisognava indagare ancora sulle “anomalie” legate all’esclusione dal Giro d’Italia di 25 anni fa di Pantani. Secondo le rivelazioni di Vallanzasca, i racconti e le intercettazioni di alcuni camorristi, la criminalità organizzata campana sarebbe intervenuta per evitare che il ‘pirata’ portasse la maglia rosa fino a Milano. Per questo Pantani, che stava dominando la corsa rosa, sarebbe stato controllato prima della tappa di Madonna di Campiglio, quanto i risultati degli esami antidoping sul sangue prelevatogli di primo mattino, mostrarono un valore di ematocrito di 52, oltre il limite consentito che è di 50. Quel test portò alla squalifica del campione romagnolo e quel giorno, probabilmente, cominciò il suo declino.
Il via alle nuove indagini è arrivato anche dai legali della famiglia del pirata, da sempre convinta della morte violenta del campione e della ‘trappola’ tesa con il test antidoping, che hanno presentato una memoria corposa. L’indagine è a modello 44, ossia senza titolo di reato e senza indagati. Il pm ha comunque già sentito parecchie persone e ne dovrà sentire altre per cercare di ricostruire il presunto giro di scommesse clandestine. Da quanto si è saputo, ieri mattina Vallanzasca, che si trova in condizioni di salute precarie, non sarebbe stato in grado di rispondere alle domande della pm Foiera.
Il j’accuse della Commissione Antimafia (anche sulla morte del Pirata)
Con la relazione del dicembre 2022 la Commissione Antimafia – allora guidata da Nicola Morra – accertò come nei controlli antidoping a margine di quella tappa del Giro d’Italia del ’99, a Madonna di Campiglio, vi furono «diverse e gravi violazioni delle regole» e «numerose anomalie» nell’applicazione dei protocolli. La Commissione avvalorò dunque esplicitamente la pista della manomissione della provetta di Pantani. «Contrariamente a quanto affermato in sede giudiziaria, l’ipotesi della manomissione del campione ematico, oltre che fornire una valida spiegazione scientifica agli esiti degli esami ematologici, risulta compatibile con il dato temporale accertato dall’inchiesta della Commissione: collocando correttamente l’orario del prelievo a Marco Pantani alle ore 7.46, quindi più di un’ora prima rispetto a quanto sino ad oggi ritenuto, risulta possibile un intervento di manipolazione della provetta», si legge nel documento. Che ricordava le pesanti ombre sul possibile ruolo svolto dalla camorra, alla luce delle rivelazioni di diversi carcerati e di Vallanzasca sul giro di scommesse clandestine delle precedenti settimane. Non solo, la Commissione puntò il dito pure sulle anomalie nelle indagini seguite qualche anno dopo alla morte del Pirata: che avrebbero escluso con un po’ troppa fretta e leggerezza l’ipotesi di un omicidio più o meno “pilotato”, piuttosto che di un’overdose di farmaci e altre sostanze “auto-prodotta” dal campione di Cesena. Ora, come auspicato dall’organo parlamentare e da sempre la famiglia e gli amici di Pantani, si sono riaperte le indagini: al momento a modello 44, ossia senza titolo di reato e senza indagati.