MARE SPORCO ED IL SETTORE AMBIENTE CHE CRITICA SE STESSO…. I RESPONSABILI
Il nostro mare sporco sta distruggendo l’economia calabrese. Il turismo dovrebbe rappresentare il fiore all’occhiello dell’economia calabrese. Ma questo tutti lo sanno e la cosa peggiore è che tutti conoscono le cause. Spesso, nel sentimento comune, si individuano i responsabili unicamente nei proprietari delle strutture costiere che non hanno provveduto a collettare i lidi o alberghi o quant’altro. Quasi a voler delimitare il problema spostando l’attenzione dalle altre e più significative cause che inquinano i nostri fiumi e quindi il nostro mare.
Iniziamo a raccontare che, per esempio, l’impianto di depurazione di Coda di Volpe a Rende gestito da Valle Crati-Kratos-Geko è sottodimensionato ed in momenti di grosso afflusso, si scarica nel fiume Crati con un’autorizzazione allo scarico, rilasciata dalla Provincia di Cosenza, non corrispondente (del doppio) alla reale portata di adduzione (da galera, ma nessuno controlla). L’esistenza, sulle carte, di vasche che neanche esistono. Tutto questo e altro fa si che l’impianto risulta essere fatiscente e sottodimensionato. Fatti che sono emersi anche durante il sequestro dello stesso impianto ma che nessuno evidenzia al fine di nascondere.
Continuiamo a raccontare delle tante aziende agricole sparse sul nostro territorio in collina o montagna che scaricano regolarmente nel Busento e nel Crati con la complicità di carabinieri forestali, magistratura, Arpacal ed Asp. Addirittura aziende sequestrate e non in regola che continuano a produrre e sversare nei fiumi. Sequestri alla “volemose bene”.
Continuiamo ancora con il racconto sottolineando i tantissimi soldi pubblici spesi per i depuratori costieri che sono serviti, in gran parte, a riempire la tasche delle solite aziende che continuano ad essere indagate ma senza alcuna conclusione. Ed i depuratori che sono sempre in tilt perche’ pieni di fanghi. I controlli? Inesistenti.
Ma qualcuno si chiede: e la politica cosa c’entra? Nella politica calabrese succede di tutto ma vi raccontiamo anche questa storia. Iniziando proprio dall’impianto di depurazione di “Coda di Volpe” a Rende gestito da Valle Crati-Kratos-Geko. Il deus ex machina di tutto è Maximiliano Granata, l’inquinatore seriale, che tiene per le palle Robertino Occhiuto il quale è costretto a proteggerlo, presidente abusivo di Valle Crati e dipendente della Regione Calabria nel dipartimento Ambiente e staccato ad Arrical, il quale, per difendere le proprie malefatte in “associazione” con Alfonso Gallo proprietario di KRATOS e GEKO, sfidano e ricattano la Regione Calabria: “o ci fate gestire i 35 milioni di euro del project financing o licenziamo i dipendenti creando disagi agli impianti di depurazione”.
Tutto questo ha dell’incredibile: dipendenti del settore ambiente che criticano lo stesso settore ambiente. Della serie “il settore ambiente critica se stesso”. Nel frattempo il fiume Crati continua ad essere inquinato e ad inquinare i nostri mari. Il tutto nel silenzio generale di una politica che dovrebbe prendere a calci nel culo i responsabili, che dovrebbe mettere con le spalle al muro Arpacal e che dovrebbe avvalersi dei carabinieri forestali e chiedere al ministro degli Interni e della Giustizia la nomina di una commissione d’accesso nel palazzo di giustizia di Cosenza.
Insomma una politica che dovrebbe rivoluzionare un sistema mafioso ormai consolidato ma che non ha il coraggio di farlo. Ciò che, invece, si riesce a fare, è trovare dei falsi responsabili e delle false cause che non risolveranno mai il problema principale: il nostro meraviglioso mare ormai sempre sporco ed i turisti che scappano e la Calabria continua ad occupare l’ultimo posto in tutte le graduatorie possibili ed immaginabili









