E I SOLDI DI VINITALY SIBARI SONO VOLATI A VERONA
La notizia è di quelle ghiotte e proprio per questo non la troverete su nessun altro sito, giornale o media. Le entrate o se preferite gli incassi o meglio ancora i soldi della tre giorni del Vinitaly and the city di Sibari sono finiti direttamente a Verona.
Facciamo un passo indietro per spiegare l’ennesima minchiata di Robertino Occhiuto, principe di Cusenza, Cazzaro di Calabria, duca delle minchiate, marchese dello sperpero. E da oggi anche il Babbo Natale dei ricchi o il Robin Hood al contrario, che ruba ai poveri per dare ai… ricchi, possibilmente anche parassiti sociali come lui.
Pensavamo a questo punto di aver visto proprio tutto e invece é arrivata la nuova minchiata. È che minchiata, planetaria.
Non c’è nulla da fare il nostro Principe Robertino ha la cazzata incorporata. Spedito a Roma al Parlamento Orsomarso, in arte Orsomarcio o al massimo Orsopanza, il vecchio amico di regali – ricordate l’indimenticabile Palaghiaccio a Milano? – subentra al suo posto il celeberrimo assessore all’Agricoltura Gianluca Gallo detto gallo cedrone, al quale viene la grande idea di chiedere a Veronafiere Spa di fare un’ edizione estiva del Vinitaly and the city in quel di Sibari, suo collegio elettorale e addirittura sua città natale.
Siccome alle cazzate il nostro Principe reagisce come le mosche alla carta adesiva, ecco a voi la minchiatona delle minchiatone. La Veronafiere, che già conosce i nostri polli, quest’anno ha imposto un contratto di un milione e mezzo per un megastand al Vinitaly di Verona di aprile scorso, si dice entusiasta della pensata: bene, bravi, bis. Certo che porteremo il Vinitaly and the city in Calabria.
La Veronafiere impone il pagamento di tutti i costi per l’organizzazione dell’evento alla nostra regione e non sappiamo se ci sono altri canoni imposti per l’utilizzo del brand Vinitaly. Sta di fatto che per organizzare la “pagliacciata” la Regione impegna quasi 2 milioni di euro per tre giorni di festa. Finita la festa i media amici e di regime affermano che vi hanno partecipato 20 mila persone. Non sappiamo se è un dato reale, ma la Regione e l’Arsac tacciono, quindi acconsentono.
Ma anche loro ormai si accontentano di poco, come sono lontani i tempi delle 230 mila presente al Palaghiaccio di Milano accolti con tanto di ola da parte dei media al seguito.
Grande entusiasmo del Principe e dell’assessore Gallo, i Franco&Ciccio della politica calabrese, i quali dichiarano: “…il risultato va oltre ogni più rosea aspettativa”. Quei media che prendono bei soldini dalla pubblicità dell’evento esultano, gongolano, fanno schiumazza.
Ora, già sul numero ci sarebbe tanto da dire, ma diamolo per buono. Se una qualsiasi sagra del baccalà, del tonno, delle patate, della ‘nduja, dei funghi, delle patate… avesse conseguito simili presenze state certi che gli organizzatori sarebbero stati bastonati e cacciati a furor di popolo. Invece per la Sagra del Vino, chiamiamola così che non se ne può più di ‘sti termini inglese, su cui sono stati investiti due milioni d’euro, si esulta per il presunto successo. Il problema è che a questo punto scatta la SUPER MINCHIATONA CHE TUTTE LE ALTRE FA IMPALLIDIRE. Eh si!
Per entrare nella fiera bisognava comprare un biglietto al costo di euro 20 che dava diritto alla degustazione dei vini e un altro ticket per la cena. Per cui calcolando il costo di euro 20 moltiplicato per 20 mila presenze, l’evento dovrebbe avere avuto un incasso di 400 mila euro. Non male, uno pensa, una boccata di ossigeno per gli espositori presenti all’evento o per la Regione Calabria stessa che avrebbe ammortizzato parte dei costi.
Invece siamo venuti a conoscenza che tutti i pagamenti effettuati dai visitatori online con carta di credito sono finiti direttamente alla Veronafiere e così anche gli incassi alle biglietterie in loco. Perfino i giornalisti addetti con tanto di pass all’evento si son dovuti pagare cena e beverage. Ciò che sconcerta è che la Veronafiere non ha pagato gli espositori o i ristoratori per il vino consumato o per i pasti serviti. Le spese sono state tutte a carico degli espositori e forse per le cene di rappresentanza dalla Regione attraverso l’Arsac.
Tra l’altro, gli stand sono stati pagati dalla Regione Calabria per cui gli eventuali contributi degli espositori per pagare il proprio spazio dovevano andare alla Regione Calabria. Ma non è andata così. In pratica tutti i calabresi e i turisti che sono andati alla Sagra del vino hanno pagato Veronafiere e hanno bevuto e mangiato con il vino e i prodotti messi a disposizione dai nostri produttori. Tradotto in soldoni, la Veronafiere si è fatta pagare profumatamente il brand Vinitaly and the city ity Sibari. Verrebbe da dire che perfino la mezzadria era meno onerosa.
Ah malanova, u pagammu bonu sti inglesismo. Non la potevamo chiamare Sagra del vino calabrese e farcela in casa? Ci costava di meno e arrivava più gente. Se invece di spendere due milioni si fosse deciso di distribuirli ai 100 produttori presenti all’evento avremmo avuto una quota di 20 mila euro ad azienda. Ne facevamo di sagre del vino con mangiare e bere gratis per tutti i calabresi, siciliani compresi.
Alcune dichiarazioni del Gallo cedrone sfiorano il ridicolo: “C’è tanta consapevolezza in più e poi anche una immagine probabilmente recuperata o migliorata a livello nazionale”. Infatti dopo quest’ultima impresa titanica il nostro Don Robertino Occhiuto, principe di Cusenza, Cazzaro di Calabria, duca delle minchiate, marchese dello sperpero, guadagna a livello internazionale il titolo di BABBO NATALE DEI RICCHI e per i non credenti il ROBIN HOOD all’incontrario. E chi siamo noi calabresi, BABBO Natale?
E come non attribuire, infine, il titolo di Generalessa dell’umorismo alla Commissaria Arsac Fulvia Caliguri, che in un nuovo impeto di euforia ha dichiarato che “un buyer tedesco si è innamorato del Gaglioppo calabrese, sostenendo che se riuscisse ad entrare nel mercato tedesco riuscirebbe a scalzare tutti gli altri vini…”. Minchia, verrebbe da esclamare, abbiamo speso due milioni di euro per trovare un buyer tedesco interessato al nostro Gaglioppo… Infine vorremmo rincuorare il nostro duo comico Roberto e Gianluca che sicuramente la Veronafiere sarà disposta a ripetere l’esperienza non solo una volta all’anno, ma anzi ogni mese, meglio ogni giorno. E nella città di Giulietta&Romeo si stanno ancora sganasciando dalle risate. Più o meno come i milanesi che andavano al Palaghiaccio… a spese nostre.










