A mezzogiorno davanti al porto delle nebbie ci sono un centinaio di persone o poco più. Vittoria, Jessica e le attiviste del collettivo Fem.In. hanno gli striscioni per Ilaria, i cartelli e l’amplificatore con il microfono e stanno davanti alla scalinata d’ingresso del palazzaccio. Tutti gli altri stanno ai margini, in quello stretto spazio del marciapiede, vicino agli alberi, quasi timorosi di avanzare verso la sagoma inquietante del Tribunale di Cosenza. Si respira un clima di paura e di tensione e pochi hanno voglia di parlare.
L’atmosfera è resa surreale dalla presenza del circo mediatico nazionale. Ché i media regionali hanno una coda di paglia lunga quanto i loro editori e se ne stanno quasi in disparte perché già sanno che non possono toccare gli “intoccabili”. Gli inviati di Pomeriggio Cinque e La vita in diretta hanno le loro difficoltà a trovare qualcuno che lasci magari anche solo un ricordo di Ilaria e finiscono per diventare l’inevitabile bersaglio di quei pochi che mostrano a muso duro l’indignazione per l’atteggiamento delle istituzioni e anche per le loro omissioni. Il circo mediatico ancora non ha pensato di dare l’assalto alla caserma dei carabinieri di San Giovanni in Fiore alla quale appartiene il vicecomandante, il maresciallo Luca Pagliara, che è il primo servitore e rappresentante dello stato ad essere intervenuto sulla scena del presunto incidente e incredibilmente non pensa di mettere una transenna e sequestrare l’area. Eppure, ci sono pochi riferimenti sui media nazionali per questo personaggio, che non viene neanche citato e sembra passarsela liscia, almeno per il momento.
Ma subito dopo ci sarebbe da approfondire allo stesso modo l’immobilismo della procura di Cosenza. La pm Donatella Donato in ferie che non va neanche sul posto e non si capisce perché apra un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti. In realtà prende tempo per vedere cosa fa l’avvocato della famiglia della vittima e dunque prova spudoratamente ad insabbiare già dal primo momento. Ma anche in questo caso i media nazionali non vanno ad assaltare la pm.
La tensione si scioglie un po’ quando gli ultrà danno il via alla fumogenata per Ilaria e lanciano il coro Verità per Ilaria, ma è solo un breve momento. Ben presto torna ad aleggiare lo stesso clima di paura dell’inizio. Nei capannelli si taglia a fette la sfiducia nelle istituzioni, il sarcasmo sul porto delle nebbie e sul potere dei boiardi di stato e anche la ricerca di qualche testimone, perché questo presunto incidente ne ha davvero tanti e quasi tutti silenziosi per paura delle ritorsioni del famigerato sistema di potere cosentino.
I bambini, i “picciriddri” della Curva Sud danno un tocco di simpatia alla manifestazione, così come le mamme/nonne che dimostrano un grande coraggio nel dichiarare a chi le interpella come stanno le cose senza fare troppi giri di parole. Non ci sono gli ultrà, invece, o meglio c’è solo qualcuno dei leader, che storicamente non ha avuto e non ha buoni rapporti con colui che è finito sotto inchiesta per il momento per omicidio stradale e dunque non possono e non vogliono infierire. Nel giro di un’ora abbondante la manifestazione si scioglie e il porto delle nebbie torna ad assumere il suo sguardo spettrale su chi alza gli occhi. Neanche mezzora prima, all’ingresso, si era palesata un’altra sagoma inquietante che fa parte dell’arredamento del posto, la guardia giurata Dino Pippo Internò, famigerato cugino di Isabella Internò, imputata dell’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini. Alla sua sgradevole vista – largamente prevista da chi vi scrive – qualcuno chiede al poliziotto che guida il servizio d’ordine di farlo rientrare all’interno evitando di farci vedere la sua faccia di bronzo ma i poliziotti perdono tempo e così l’invito a ritornarsene nella “nebbia” arriva direttamente da chi vi scrive. Ed è coronato da successo: la guardia giurata se ne torna da dov’è venuta e per noi è una piccola vittoria e una grande soddisfazione. Ma anche la prova provata che là dentro per ogni piccolo pezzo di giustizia bisogna lottare e faticare. E’ il porto delle nebbie, bellezza, avrebbe detto il vecchio Bogart.