Ponte sullo Stretto, Musolino: “Le piastre di ancoraggio interferiscono con il forte Beleno”

Per il progetto del Ponte sullo Stretto, la società Stretto di Messina S.p.A. concessionaria per la progettazione, si trova ad affrontare una sfida complessa legata alla sua interazione con il patrimonio culturale locale.

In particolare, a trovare una soluzione sulla posizione delle piastre di ancoraggio del ponte sulla sponda calabra, necessarie per garantire la stabilità della struttura, che crea un’interferenza visiva significativa con il forte Beleno, un’antica fortificazione di grande valore storico e architettonico in località Piale, nel comune di Villa San Giovanni.

Per questo ecco che nel dibattito interviene anche il segretario cittadino del Partito democratico villese, Enzo Musolino.

“Gli stessi tecnici della Stretto di Messina S.p.a. in liquidazione e “rediviva” per opera della Lega Nord, negli aggiornamenti e nelle integrazioni  presentate nei giorni scorsi per l’approvazione della procedura Ministeriale Via/Vas (al momento c’è una sonora bocciatura), riconoscono, tra le altre cose, le criticità inerenti l’ancoraggio del fantomatico Ponte sullo Stretto in terra Calabra, con particolare riferimento all’esistenza nel territorio di manufatti di enorme valore storico/artistico, come il Forte Beleno”, afferma in una nota il segretario Enzo Musolino.

“Questi dubbi, queste criticità d’impatto, ci consentono di generalizzare la questione su tutte le due sponde  – continua Musolino – e di affrontare  un problema sottovalutato:  un problema squisitamente  “culturale” relativo all’interferenza della “Grande opera” in un contesto storico/paesaggistico/spirituale molto importante, significativo, irrinunciabile. Il fatto è, dunque, che il Ponte non ricade in un “deserto” di popoli e di culture ma verrà realizzato in luoghi carichi di un retaggio fondante il patrimonio culturale d’Italia e di Europa.

E l’impatto annichilente, ovviamente, non riguarda solo la frazione di Piale di Villa San Giovanni e il Forte umbertino di Batteria Beleno ma riguarda tutte le epoche, tutta l’Area, tutto lo Stretto, il cui attraversamento, l’urbanizzazione delle sue coste, lo stesso valore simbolico delle sue millenarie tradizioni ha a che fare con le fonti, le strutture portanti della civilità occidentale. Questa è la terra di Ulisse non un “Far West” anonimo”.

“Violentare tutto questo, – prosegue il segretario democrat – arrendersi all’impatto visivo/paesaggistico straniante, destabilizzante, al “fuori scala” esistente tra ciò che è – tra ciò che è “misurato” e che non può essere sostituito o distrutto perché imperituro nella coscienza generale – e un’infrastruttura di dubbia utilità progettata per durare forse cento anni, non può essere affrontato solo con un “concorso di idee” all’ultimo momento (magari in uno con il progetto “esecutivo” che ancora non c’e’, mortificando ogni buona prassi), ne’ solo con le competenze di architetti e ingegneri.

Qui è in gioco il nucleo stesso, l’origine di una civiltà, l’apriori spirituale dell’idea di “attraversamento”, di periglio, di sfida.

Qui siamo alle prese con le basi archetipe dello stesso significato di città, di comunità, di polis, di politica, di partenza, di arrivo e di ospitalità.  Insomma, affrontando la questione “Ponte” abbiamo a che fare con il tradimento del sacro, del “mirum”, della bellezza, del sogno e della speranza”.

Una speranza purtroppo svanita – conclude Musolino – a causa dei mancati studi (filosofici prima che tecnici) su un “ancoraggio” di tiranti e piloni che, in realtà,  sembra avere molto a che fare con l’arrembaggio piratesco di chi disconosce completamente il “valore”, il senso intimo di ciò che davvero conta, di ciò  che serve e che, sulle due sponde, sta per lasciare il posto agli orribili  “ecomostri” che il governo Meloni, la Lega Nord, Salvini ci stanno per portare in dono, con la retorica ingannatrice – quella del cacofonico “Si al Ponte” – degna dei canti delle sirene di Ulisse”.