COSENZA-MORRONE, 50 ANNI FA IL DERBY DELLA FANTASIA POPOLARE
“… Il match disegnato nella fantasia popolare, l’evento ritenuto pressoché impossibile, è oggi realtà. I sogni non sono più sogni, le utopie non sono più utopie…”. Santi Trimboli definiva così sul Giornale di Calabria il derby tra Cosenza e Morrone.
Il campionato di Serie D (Girone I) 1974-75 regala uno “scherzetto” che solo qualche anno prima sembrava veramente una burla. Cosenza e Morrone nella stessa serie e nello stesso girone. I rossoblù carichi di sessant’anni di storia ma ora nobili decaduti, i granata carichi di entusiasmo per essere riusciti a incrociare il cammino della società di riferimento dopo neanche vent’anni dalla fondazione. Due società con caratteristiche completamente diverse. Al Cosenza la parola crisi è sempre all’ordine del giorno. C’è il commissariamento e al timone un uomo coraggioso, Alberto Trotta. Anche la Morrone ha un commissario, l’ex calciatore rossoblù Giorgio Trocini, ma non c’è certo l’assillo di vincere il campionato. Per non parlare delle tifoserie: il Cosenza ha un seguito potenziale di ventimila anime, la Morrone è seguita da qualche migliaio di appassionati autentici che in lei vedono la squadra garibaldina nella quale tutti vorrebbero giocare.
Il calendario “piazza” il derby alla terza giornata. I Lupi ci arrivano già in affanno. Dopo la prima vittoria in extremis al San Vito sulla Leonzio (gol di Pasquino all’89’), è arrivata la prima sconfitta in Sicilia, a Barcellona contro la Nuova Igea. Polemiche a non finire. Persino contro l’allenatore Emilio Zanotti, un “signor” tecnico. Parola d’ordine: rinforzi. I lupacchiotti hanno addirittura un punto in più. Usciti imbattuti da Enna grazie a un gol di Saverio Fera all’ultimo minuto, hanno poi battuto in casa il Paternò con una magia di Granatelli.
Il Cosenza ha deciso di dare fiducia al blocco dei calciatori che stavano quasi per ottenere una miracolosa salvezza l’anno prima e sono stati condannati solo dalla differenza reti. Parliamo di calciatori come Bompani, Pavoni, Pasquino, Iazzolino, Codognato, Rigoni e Vivarelli, di valore assoluto. Il nuovo allenatore è Emilio Zanotti, bergamasco, tecnico serio e preparato, bravo nella tattica ma soprattutto nella gestione del gruppo e della piazza. Il mercato ha portato un ottimo centrocampista, Alberto Canetti, un terzino del Nord, Sdrigotti, il centravanti cosentino Franco Spadafora e l’ala sinistra Losio. Ma servono ancora un regista e un bomber (a novembre arriveranno Lino Villa e Mauro Pantani…).
La Morrone ha rinnovato molto e spera di essere all’altezza. Ha chiamato un tecnico del Nord, Franco Cergoli, ha richiamato uno dei suoi tanti figli in giro per l’Italia, Saverio Fera, che aveva indossato la casacca granata nel 1964 e che poi aveva cercato e trovato fortuna altrove, a Vasto e a Trieste. E proprio a Trieste ha incontrato Cergoli, che era allenatore in seconda, convincendolo a provare l’esperienza in Serie D. Ma sono rimaste molte delle colonne della promozione: i difensori Cristo e Tricarico, il libero Millea, gli attaccanti Gagliardi e La Banca, i centrocampisti Stumpo, De Donato, Aloe e Granatelli. Sono arrivati invece il portiere Macrì, i difensori Sabbadin e Pantisano e gli attaccanti Cavallaro, Mocciaro e Astorino. Si dovrà lottare per la salvezza, ma questa non è una novità.
L’attesa per il derby è spasmodica già da una settimana prima. Il Giornale di Calabria riferisce che la domenica sera precedente alla gara, davanti alle “tabelle” dei risultati di Ciccio ‘u nuciddraru, in pieno corso Mazzini, “è volato qualche cazzotto…”. Eh sì, perché qualcuno sfotteva i tifosi del Cosenza dopo la sconfitta con la Nuova Igea. L’As Cosenza stampa allora una serie di volantini distensivi nei quali parla di “successo dell’intera città per questa inedita pagina sportiva”.
“Curiosità, orgoglio, forse anche sarcasmo. Si intrecciano le scommesse, anche le più strane e folkloristiche, si azzardano i pronostici…”. Non c’è dubbio che al San Vito ci sarà il pubblico delle grandi occasioni. Nessuno vuole perdersi una partita, anzi un derby che rimarrà nella storia.
Si gioca al San Vito il 6 ottobre 1974. Esattamente 50 anni fa. Il cielo è nuvoloso e durante la gara cadrà anche una pioggia sottile ma al San Vito ci sono quindicimila persone. Un colpo d’occhio impressionante. Il Cosenza schiera: Evangelista; Sdrigotti, Bompani, Pasquino, Iazzolino, Codognato; Rigoni, Vivarelli, Lualdi, Canetti, Losio. Allenatore: Emilio Zanotti. La Morrone risponde con: Macrì, Tricarico, Sabbadin, Pantisano, Millea, Cristo; Cavallaro, Stumpo, Gagliardi, Fera, Granatelli. Allenatore: Franco Cergoli. I tifosi del Cosenza sono ovviamente la stragrande maggioranza e occupano la curva e la tribuna B; i tifosi della Morrone sono posizionati in tribuna numerata e in tribuna A.
Il primo tempo fila via quasi senza emozioni. E’ il Cosenza che fa la partita e attacca ma evidenzia tutti i suoi problemi in fase realizzativa; la Morrone contiene e gioca di rimessa, ricorrendo qualche volta al fallo tattico. La partita si deciderà con un episodio puntuale che giunge al 3′ della ripresa. E’ Libero Bompani, il fluidificante modenese del Cosenza, che si invola sulla sinistra e pennella un ottimo cross al centro. Il centravanti non c’è ma si materializza l’ala destra Rigoni che schiaccia di testa e batte Macrì. La Morrone deve per forza cambiare atteggiamento, si riprende dal contraccolpo psicologico e sfiora il gol in due circostanze, con Fera e Mocciaro, che all’inizio del secondo tempo ha sostituito Gagliardi. La palla esce di poco fuori in entrambi i casi. Il Cosenza tiene palla e arriva al 90′ senza danni. Il primo derby stracittadino di Cosenza si tinge di rossoblù e comunque è stato una festa popolare.
“… Un derby veramente derby. Ha vinto il Cosenza ma non senza lasciare spazio alle recriminazioni granata. Grande pubblico, incitamento, colore, tafferugli, agonismo. Migliore battesimo la stracittadina non poteva avere… Ha vinto il Cosenza ma la Morrone è uscita a testa alta, al punto tale da accrescere la sua popolarità e da aumentare l’indice di simpatia verso i suoi colori…” (Santi Trimboli, Giornale di Calabria).