Vibo Valentia, il direttorio e il nuovo “Napoleone”

VIBO VALENTIA E IL DIRETTORIO
Il 24 giugno Enzo Romeo festeggia tra due ali di folla osannanti la sua elezione a sindaco della città di Vibo Valentia. L’entusiasmo é alle stelle e i proclami altrettanto. Cambieremo la città, si ode a sinistra, si cambia pagina si ode al centro, da destra non arriva nulla, perché non ammessa. Altrimenti che rivoluzione sarebbe. “Trasparenza” urla la folla festante, partecipazione e condivisione promette il novello Romeo, da domani tutti al lavoro.
Ora, a quasi 100 giorni dall’insediamento prima di Enzo Romeo e dopo un mesetto di lavoro della sua giunta l’entusiasmo rimane un lontano ricordo, così come la trasparenza e la partecipazione. Si sa che spesso le grandi rivoluzioni prendono strade pericolose e non aspettate. A Vibo la rivoluzione tanto attesa è stata prima sospesa nella formazione della giunta comunale dove sono presenti personaggi dell’amministrazione Limardo, che era da cassare, e politici da vecchia politica con precedenti opachi. Poi, in un secondo momento, la rivoluzione viene risospesa, quando la giunta del cambiamento riconferma in blocco tutto l’apparato dirigenziale, ad iniziare dal segretario comunale proveniente dall’amministrazione Limardo, sempre quella… da cancellare.
Si parte, tenetevi forte. I primi mesi di amministrazione sono terrificanti, come le montagne russe, tra mare inquinato, mancanza d’acqua potabile, e problemi quotidiani. Il sindaco, in questo marasma, essendo estate, lavora part time, un po’ al Comune e un po’ al mare con la famiglia. Lo ammette tranquillamente a fine settembre in un’intervista a la festa de L ‘Unità dove promette che da ottobre riceverà i comuni cittadini, sì, però ogni 15 giorni…. Il popolo ringrazia.
Gli esplode poi a fine settembre la vicenda del collaboratore-addetto stampa “mascherato” da 33 mila euro per due mesi. L’opposizione si sveglia e fa un po’ di rumore in consiglio comunale. La maggioranza spiazzata promette di discutere la vicenda in commissione e annuncia che è pronta a rivedere il bando. L’avvocato Talarico, eletto nella lista Romeo, assessore agli affari generali, in commissione respinge con fermezza tutte le critiche e i dubbi. L’avviso è legittimo, tuona, é stato un successone, si può procedere alla selezione e alla nomina. Solo che nemmeno lui chiarisce i compiti che spettano a questo collaboratore. All’alba della discussione la maggioranza dice che era un addetto stampa volto a informare l’opinione pubblica sui progetti del PNRR. Poi il sindaco, sempre a la Festa de L’Unità, asserisce che dovrebbe predisporre nuovi progetti in campo culturale. L’assessore Talarico fa capire che, mancando un dirigente al ramo, dovrebbe sostituire lo stesso. Valle ad accordare queste campane stonate. Ma, di grazia, se queste due versioni fossero vere, signor sindaco e signor assessore, ci fate capire  che ci azzecca la richiesta di una laurea breve in comunicazione insieme a quella ai beni culturali? Saranno i misteri della rivoluzione e della trasparenza che avanza…
In conclusione, possiamo dire che, come tutte le rivoluzioni, anche questa ha il suo bel direttorio. I suoi capi, i suoi signori del cambiamento. Certo c’è una giunta, basata su un accordo politico tra Pd, M5S e sinistra. Poi c è il consigliere regionale Antonello Lo Schiavo, che un giorno viaggia a braccetto con il suo collega Raffaele Mammoliti del Pd, un giorno con il famigerato Tucci del M5S (quello delle frodi fiscali per le quali è sotto processo per intenderci), e un giorno con la sinistra di Fratoianni. Prima o poi deciderà con quale nuovo partito candidarsi, dopo aver utilizzato la lista di Luigi De Magistris. E nessuno esclude che si butti… a destra, visto il soggetto.
La realtà a Vibo Valentia è che quelli che contano sono in quattro. E precisamente Francesco Colelli, segretario del Pd e capogruppo in consiglio comunale, Stefano Soriano, assessore quasi a tutto, dalla cultura allo sviluppo, l’avvocato Marco Talarico, assessore agli Affari generali, e naturalmente il sindaco Enzo Romeo con consorte al seguito. Loro sono il direttorio che decide tutto, il resto è scenografia, è contorno. La prova del nove di questa verità la si è avuta nella commissione ambiente nell’ultima riunione, dove l’assessore Miceli del M5S (sic!) é stato contestato brutalmente, non da un consigliere di minoranza, ma proprio da Francesco Colelli, capogruppo del Pd nonché suo segretario. Le urla si sentivano fino in piazza Municipio, a difesa del povero assessore son dovuti intervenire i consiglieri di minoranza. Un fatto simile in altre realtà avrebbe fatto aprire una crisi immediata tra il Pd e il M5S. Invece nulla, tutto in silenzio. Le bastonate di Colelli sono state assorbite nel silenzio assoluto del M5S sia a livello consiliare, locale, e a livello regionale. Sembra che la sfuriata di Francesco Colelli sia stata una specie di vendetta contro Marco Miceli, reo di aver abbandonato il Pd per approdare nel M5S. Comunque si sa le rivoluzioni fanno rotolare le teste anche dei potenziali traditori. La rivoluzione non ammette tentennamenti. Siamo solo all’inizio, ora attendiamo di vedere chi tra Enzo Romeo e Francesco Colelli assurgerà al ruolo di… nuovo Napoleone di Vibo Valentia.