CHI HA ASCOLTA E CHI SE NE FREGA…
di Alberto Laise
Ci sono opinioni e poi ci sono i fatti.
Le opinioni sono influenzate dalle nostre idee, da tutto il nostro background culturale ed ideologico, dalle scelte ecc. I fatti sono quelli e basta. Dovrebbero essere valutati e raccontati per quel che sono. Certo possono essere anche interpretati…ma dovrebbe restare sempre legata alle prove tangibili che abbiamo.
Opinione: l’impatto della Baker&Hughes, del suo progetto, sul territorio sibarita è, a mio avviso, negativo sia dal punto di vista ambientale, sia da quello paesaggistico. Pericoloso per il precedente “contra legem” che vorrebbe creare non essendoci le condizioni giuridiche per attuarlo. Rischioso e poco “vantaggioso” per l’occupazione locale perché a) mette in discussione i circa 5/6 mila posti che già esistono nei settori della pesca, del turismo e dell’agricoltura b) i posti eventualmente riservati alla manovalanza locale saranno poche decine (sorveglianza, mense, pulizia) mentre, quelli sia nella realizzazione dell’impianto e dei servizi, sia quello specializzato all’interno dell’impianto, saranno destinati o a dipendenti già in forza alla Baker&Hughes o comunque reperito tra operai e tecnici altamente formati.
Questa è un’opinione che, per quel che vale, è largamente condivisa – cioè la contrarietà al progetto – dalla popolazione corissanese e si può prenderne atto dai commenti sui social e sulla diversa partecipazione alle manifestazioni pubbliche. E resta un’opinione – non una verità assoluta – anche quella di chi è a favore. Non c’è, ad oggi, un documento, un impegno concreto, un piano industriale dettagliato ne la famosa/famigerata conferenza dei servizi che dia “patenti di verità” su quest’argomento. Non importa che l’opinione la esprima un coglione (io) o l’esprima la CGIL o l’ammiraglio buono per le barzellette…
Poi ci sono I fatti. E sono tanti.
È un fatto che nessuno abbia chiesto e tenuto conto della volontà della popolazione. E, sino a prova contraria, è diritto inalienabile dei sibariti tutti, potersi esprimere e non subire un diktat da imprenditori e politici che non hanno legami con questa terra.
È un fatto che non esista un piano regolatore per il porto.
È un fatto che la volontà politica ed amministrativa dell’amministrazione comunale non può essere né ignorata né trattata in maniera tanto balorda come ha fatto l’ammiraglio Agostinelli.
È un fatto che esisteva una proposta, su cui discutere, accettabile: l’allocazione nell’area industriale (non più di 2/3 km dietro il porto). Ed è un fatto che su questa proposta, nonostante la Baker&Hughes non abbia un solo stabilimento nel mondo sulle banchine portuali, non ha voluto iniziare nemmeno un confronto.
È un fatto che in ballo ci sono anche risorse pubbliche (PNRR) e che il progetto Baker&Hughes sia connesso con il parco eolico off-shore che si vorrebbe nello Jonio.
È un fatto che la Calabria, dalla produzione energetica massiccia, non ricava nulla perché, fiscalmente, le sedi sono altrove. Ed è un fatto che l’Autonomia Differenziata ci pone il problema del perché svendere il nostro ambiente in cambio di nulla.
Ed è un fatto che l’Autorita’ Portuale di Gioia Tauro, negli anni, non ha mai svolto il suo compito a beneficio dell’area Portuale di Schiavonea: mancanza di infrastrutture, di servizi, di investimenti. Credo che continui Persino a mancare il pilota per i rimorchiatori che guidano in porto le navi.
Ed è un fatto che Agostinelli non ha né il diritto né la moralità per potersi permettere di offendere, non già Flavio Stasi, ma il portavoce, democraticamente eletto, dalla città pochi mesi fa con un plebiscito, con delle dichiarazioni volgari e che entrano in un merito politico che certamente non competono ad un militare dall’evidente mentalità servile verso il potere. Politico o economico cambia poco.
E, lo ricordo sempre: perché tanto interesse per un progetto che è pieno di ombre? Non crederemo mai che, bell’e buon’ Agostinelli si è interessato del nostro destino… Piuttosto mi rivedrei le vicende dell’arresto di Toti in Liguria e del destino dell’autorità portuale di Genova. Ecco… questa non è né un fatto né un’opinione… è una preoccupazione legittima in una terra dove corruzione/politica/economia hanno una vicinanza troppo spesso cancerogena per i cittadini.
Ed è altrettanto offensivo il non tener conto dell’opinione dei cittadini di questa terra da parte di chi, iniziando dai sindacati, dovrebbero invece ascoltare e promuovere le forme di consultazione collettiva.
Ecco… ora che la vicenda volge verso, a mio parere, una soluzione positiva per la nostra terra, con la Baker&Hughes che sceglie un’area politicamente più “tollerante” verso i loro bisogni, sarebbe anche opportuno che i cittadini si ricordino di ogni posizione tenuta in questa vicenda.
Intanto la fermezza del sindaco – meno di certi suoi consiglieri…- nel chiedere il rispetto delle leggi e l’ascolto della volontà politica e “sociale” della città. Poi dei movimenti, spontanei e non, che si sono impegnati sulla questione (sia i Si, sia i No). E poi che ognuno ricordi l’opinione di ogni singolo partito politico. La destra favorevoli a tutto… pure a produrre missili nucleari… tanto che ce frega…
E poi le dichiarazioni dei sindacati, di Occhiuto, di tutta una pletora di gente che ha dimostrato che, al di là del torto e delle ragioni, aveva già scelto di non ascoltare la città… la Baker&Hughes poteva anche essere – e non lo era – il meglio per la città… ma se non hai un confronto con la popolazione sei comunque dalla parte di chi è contro il popolo.
Nel campo del centrosinistra, a parte il compagno Angelo Broccolo, un panorama desolante fatto di ambiguità e frasi di circostanza: “valuteremo”, “vedremo”, “ascolteremo”… manco le “palle” di dire “ok… noi siamo favorevoli e non importa che la politica “straniera” ci dica che l’opinione della città e dell’amministrazione non conta”.
Ed è questa la cosa che più di tutti ci dovremmo ricordare: ci è stato detto per mesi che l’opinione, il parere, le domande e le obiezioni che la città poteva avere… non costassero un cazzo. La decisione la dovevano prendere altri. Anzi la decisione era stata presa. Ed è lì che ci siamo divisi tra chi ha voluto continua a pretendere che il nostro diritto di averla quell’opinione fosse garantito e chi non ha lottato per questo.
Ricordatele quelle facce, quelle parole, quei silenzi… e chiedetene conto ogni volta che vi chiederanno il voto.