E finiamola di chiamarla buona sanità… è normalità
Non sono un medico e i miei problemi di deambulazione pensavo che fossero causa di un calo del tono muscolare. Negli ultimi anni sono andato avanti chiedendo consigli a medici, radiologi e fisioterapisti che sicuramente hanno anticipato il trota per il titolo di studio sentendosi cattedratici. Per la loro prosopopea stavo per finire sulla sedia a rotelle. Negli ultimi mesi il dolore si acutizza ed in itinere la deambulazione va sempre più scemando.
Prendo la cosa di petto e mi rivolgo all’Esimio Professore Domenico Consoli, che dopo la visita neurologia mi prescrive una risonanza completa alla colonna. In brevissimo tempo riesco a farla agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Quando il Professore ha visionato l’esito la “sentenza” è stata drammatica: se non ti operi entro sei, otto mesi sarai sulla sedia a rotelle, l’intervento è delicatissimo. Eravamo seduti di fronte al Professore, io e mia moglie sentendo queste parole ci siamo terrorizzati. Professore dove dobbiamo andare: Milano Torino o Verona?
La sua risposta è stata disarmante: Reggio Calabria è un eccellenza. Mi spiazza. Sentendo sempre queste voci di corridoio che tutti dobbiamo fare i viaggi della speranza, Reggio Calabria, questa parola, ci conforta. Contatto il reparto, il neurochirurgo Francesco Turiano mi dà appuntamento nel giro di pochi giorni. Viene confermata la diagnosi e… sono ricoverato. Il reparto di Neurochirurgia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria è una eccellenza, il neurochirurgo Turiano potrebbe insegnare alla Normale di Pisa: signorilià e umanità, per quanto riguarda la medicina non metto lingua so solo che mi ha rimesso in piedi.
Ma la “stranezza” non è questa: ho avuto il piacere di vedere con quanta delicatezza e professionalità dagli OSS ai medici passando per gli infermieri, operano e lavorano. Il coordinatore infermieristico Giuseppe Casile gestisce talmente bene il reparto che oso dire che tutti gli infermieri gli vogliono bene, e tutti hanno gioia di lavorare in quel reparto. Faccio il nome di questi quattro infermieri che lavorano a turno: Maria Barbatano, Mariella Florio, Stefania Zumbo, Salvatore Crispo, e racconto solo due aneddoti. Abbiamo capito di che reparto parliamo? Neurochirurgia. Una notte intera un paziente avrà urlato mille volte, un infermiere recandosi al suo letto gli teneva la mano e cercava di calmarlo. E vedere con quanto amore un’altra infermiera cercavo di invogliare a mangiare ad una nonna che non è sua nonna.
A mio modestissimo parere se invece dei generali, di medici-amministrativi che è lapalissiano il loro marcio la sanità la governassero medici competenti avremmo meno deficit e più risposte ai pazienti. Anche perché qualcuno di loro l’ha ribattezzata, la sanità, il loro prelievo quotidiano. Bancomat.
Vibo Valentia, 18/10/2024
Educatore Maurizio Matera