di Donata Marrazzo
Fonte: Il Sole 24 Ore
Procedono più o meno all’unisono la sindaca di Villa San Giovanni e il sindaco di Messina. «Vogliamo tutelare la città e i suoi abitanti, perché oggi siamo chiamati ad esprimerci su documenti progettuali, su atti e non su ipotesi di sviluppo trasportistico e di crescita economica», dichiara Giusy Caminiti. «Prendiamo atto che la Stretto di Messina ha proposto soluzioni per lo più descrittive non progettualmente rappresentate in termini tecnici e di fattibilità, e si sono confermati i dubbi per le diverse tematiche trattate», afferma dalla sponda siciliana Federico Basile.
Le cautele dei sindaci, il passo svelto della SdM
I sindaci delle due città sono più che cauti, anzi, si pongono spesso in evidente dissenso con la Stretto di Messina (concessionaria del progetto di collegamento a una campata tra Calabria e Sicilia) che vorrebbe, invece, procedere speditamente per incassare il via libera del Cipess entro la fine dell’anno. Per risolvere tutte le criticità riscontrate, la società Stretto di Messina ha integrato la documentazione presentata al ministero dell’Ambiente con 800 elaborati progettuali, «ma con uno scarso grado d’approfondimento – secondo la sindaca Caminiti – senza affrontare tutti gli aspetti della fattibilità dell’opera e i dettagli progettuali, rinviando al progetto esecutivo indagini, prove e progettazioni di opere essenziali, e senza considerare nemmeno che, per Villa San Giovanni, il cantiere comporterà un’interruzione netta della continuità territoriale, spezzando la città in due».
Le questioni che bruciano
Sui territori, però, bruciano altre questioni, che incidono sul paesaggio, sul tessuto urbano, sulla vita e sul futuro delle comunità: i primi cittadini di Messina e Villa San Giovanni sottolineano la mancata esecuzione da parte della SdM di indagini e analisi sia sul versante siciliano sia su quello calabrese. «In Calabria lo si può evincere, ad esempio, dal deposito di monografie e assunti che non poggiano su dati scientifici ulteriori – scrive Giusy Caminiti nel documento inviato al ministero dei Trasporti -. Peraltro, il quadro, per alcuni aspetti, è anche peggiorato rispetto a quanto questo ente aveva avuto modo di studiare e di evidenziare in precedenza». Ed esprimono le stesse contrarietà riguardo alla possibilità di sviluppare adeguamenti del progetto in fase esecutiva.
I punti caldi del versante calabrese
Punto caldo sul versante calabrese è la faglia Cannitello sotto i pilastri del ponte. La società, nei documenti progettuali depositati al Mase, «ne ammette l’esistenza ma ne minimizza gli effetti», sorvolando, ad esempio, «sul vincolo di inedificabilità assoluta posto dal legislatore» sottolinea Caminiti, per la quale i documenti prodotti «non si ritengono esaustivi e pongono ulteriori perplessità sulla fattibilità dell’opera». Una evidente difformità è stata riscontrata dall’ingegnere per l’ambiente Paolo Nuvolone, consulente del comune calabrese, che nella documentazione della società ha trovato allegata una tavola che dà «una rappresentazione del territorio interessato privo di faglie, non riscontrabile in alcun altro studio o elaborato cartografico ufficiale».
Dynamica, barriera “soffolta” bocciata dalla Regione
Altra criticità, l’erosione costiera: il progetto Dynamica, anche questo consegnato da SdM al ministero, prevede una “barriera soffolta”, struttura modulare in cemento armato, posata sul fondale a protezione della costa di Villa San Giovanni, da Cannitello a Punta Pezzo. Ma è stato già bocciato dalla Regione lo scorso mese di marzo. «Com’è possibile – si chiede la sindaca – pensare di proporre la realizzazione di un pontile per l’attracco delle chiatte per il trasporto di materiale dal porto di Gioia Tauro, visto che poi la piattaforma taglierebbe in due la barriera? Non è stata nemmeno verificata l’interferenza tra le due opere. Qual è, quindi, la compatibilità del Ponte con i piani di sviluppo della città? Quale il progetto di cantierizzazione?».
Le questioni ancora in sospeso
La conclusione è che, visto da Villa San Giovanni, come da Messina, il progetto aggiornato del ponte «non assurge da alcun punto di vista, tecnico, economico, ambientale, paesaggistico, a livello di progettazione definitiva e risulta mancante di studi di dettaglio e di un progetto di cantierizzazione che possa consentire di esprimere valutazioni esaustive e complete. Le risultanze prodotte dalla SdM non hanno incidenza sulle valutazioni che questo ente – fa notare nello specifico Caminiti – è deputato ad effettuare stante la mancanza di studi di dettaglio e progettazioni specifiche». Restano questioni in sospeso: l’inquinamento, la rigenerazione urbana e la protezione ambientale – a partire dalla tutela delle foreste di Laminarie ochroleuca -, il “taglio” della rete idrica e fognaria, la pubblica illuminazione e la viabilità alternativa.
Opere preliminari per 135mln di euro
Per l’apertura del cantiere, il comune calabrese chiede al Mit opere preliminari per 135 milioni di euro che riguardano la rete idrica, fognaria, di pubblica illuminazione e la viabilità alternativa. «A breve produrremo anche il costo del monitoraggio ambientale. Abbiamo inoltre reiterato la richiesta di sospensione della conferenza istruttoria, fino all’esito della procedura di Valutazione di impatto Ambientale, integrata con quella di Valutazione di Incidenza Ambientale e la verifica del Piano di utilizzo delle terre e rocce da scavo, nonché fino al termine di presentazione della cosiddetta progettazione per fasi costruttive progressive. Al Mase, invece, – continua Caminiti – abbiamo espresso la non esaustività, l’omissività e la parzialità delle integrazioni fornite dalla Stretto di Messina».
Richieste al Mase e al Cipess
Con una delibera comunale, quindi, Villa San Giovanni chiede al ministero dell’Ambiente di sollecitare la Stretto di Messina a fornire, «a pena di parere negativo, la presentazione di tutti gli atti documentali che possano qualificare questo progetto come un progetto definitivo come previsto dalla legge, comprese le risoluzioni delle interferenze per la città di Villa San Giovanni; in caso contrario il Mase sospenda la valutazione in itinere in attesa degli studi di dettaglio». E, a tutela dei cittadini colpiti da esproprio, invita il Cipess «a sospendere la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera nel caso in cui le prescrizioni alla progettazione esecutiva da realizzarsi per “fasi costruttive progressive” incidano sull’individuazione dell’area da espropriare; in subordine il Cipess si astenga – si legge ancora nel documento del comune – dalla dichiarazione di pubblica utilità, rinviando ai progetti che saranno di volta in volta presentati nelle diverse “fasi costruttive”, ex lege 120/2024, a tutela degli espropriandi, che si vedrebbero altrimenti privati ab initio di un loro diritto, senza garanzia che le opere vengano effettivamente realizzate».
I dubbi di Federico Basile
Inequivocabili anche le valutazioni del sindaco di Messina: «Persistono dubbi sulla cantieristica delle varie opere del ponte e delle opere a terra, rispetto alla vivibilità della città e in particolare sul traffico, sulle emissioni e sul rumore – afferma Basile -. Ma anche sull’impatto sulle aree naturali protette e sugli ambiti di particolar pregio paesaggistico ed ambientale, su aspetti tecnici carenti in termini di collegamenti e sugli strumenti di pianificazione che verranno stravolti dall’opera ponte. Inoltre, in maniera specifica, è stata posta l’attenzione sulle risorse idriche necessarie – continua il sindaco – per la realizzazione delle opere connesse al ponte, in quanto non soddisfa la semplice previsione per la quale non servirà allacciarsi alla rete idrica cittadina senza proporre soluzioni progettuali fattibili in termini di cronoprogramma e di portate necessarie».
«Messina pensata come una città vuota di 200mila abitanti»
Alla luce delle integrazioni della SdM, la posizione di Basile si fa radicale rispetto alle questioni urbanistiche che toccano la comunità e lo sviluppo in corso del territorio: «Il progetto sembra calato in un ambito che non guarda alla presenza di una città che ogni giorno deve vivere e convivere con cantieri da nord a sud, ma sembra progettato in un ambito vuoto dalla vita giornaliera di 220.000 abitanti oltre pendolari, universitari e lavoratori, ed a una realtà turistica e produttiva che si sta sviluppando».