di Alberto Laise
Sulla Baker&Hughes, ma più in generale su un certo modo d’agire del “Capitale”, occorrerebbe essere completamente onesti: al di là dei fondi, della ZES, di ciò che riguarda il comportamento dei servi militari degli americani, il problema è proprio il rapporto triangolare tra impresa, sindacato e politica.
Non è possibile che si racconti una storia di sviluppo per 200 mila persone quando, al massimo, dati alla mano, si trattava di poche decine di posti. Da dove prendo questa sicurezza? Da ciò che in termini di sviluppo ha portato, ad esempio, il sito di Vibo. Se il problema fosse stato “aprire” uno stabilimento allora l’allocazione sulle banchine del porto non sarebbe stato un fattore dirimente. Invece lo diventa – ed il perché ora non è più importante – e, di fronte ad obiezioni persino banali su regole e procedure, gli americani scappano alla ricerca di una situazione più “accomodante”. Probabilmente il Friuli di centrodestra.
Ed è qui il vero schifo: come i tre protagonisti del ragionamento – politica, sindacato e impresa – siano in perfetta sintonia sul far ingoiare la merda ai cittadini spacciandola per cioccolata. Quando si tratta di padronato non esiste distinzione di ruolo: tutto si muove per difendere le pretese del padrone. La politica si chiude e non discute ne con la città. Le istituzioni fanno quadrato raccontando di quale grande progresso siano la chimica e la siderurgia in riva al mare, come se Taranto, Porto Marghera, Crotone non esistessero. I sindacati presentano l’investimento come il volano di sviluppo per tutto il territorio ma non hanno numeri da mostrare, non parlano delle vertenze che con la stessa azienda hanno in Italia proprio sul tema dei subappalti e delle scarse garanzie per i lavoratori. Ed anche qui i grandi assenti sono le assemblee degli iscritti come spesso mi racconta un loro iscritto storico Angelo Broccolo. E la dignità di un territorio d’essere ascoltato? Di poter dire cosa ne pensano di quest’assalto alla diligenza? Pensate se lo avessero fatto nella Val di Non dove il settore agricolo e quello turistico sono il traino del territorio…
Ecco… è questa mancanza di distinzione di ruoli che rende difficile fidarsi. Nessuno che si ribella di fronte alle parole oltraggiose di Agostinelli che è il grande incapace protagonista del mancato sviluppo del porto. Nessuno che rivendica il diritto di non essere trattati da pezzenti che devono abbassare la testa perché quattro soldi per il pane devono bastarci.
È quell’idea padronale che si ha del Meridione che fa male e fa rabbia. E fa male che nessuno dica che l’investimento della Baker&Hughes non serve al territorio a prescindere perché, anche se fosse nella zona Industriale porterebbe pochi posti di lavoro. Per carità… andrebbe bene… ma non è beneficenza filantropica verso questa terra maledetta dagli uomini e benedetta da Dio.
Ed allora perché non interrogarsi su quanti soldi del PNRR, della ZES, dei fondi europei vanno veramente a chi vuole fare impresa seriamente in Calabria? Ma veramente ci siamo già scordati di Sensitec e Printec? Delle 488? Della merda che ha prodotto Sviluppo Italia e tutta quella cricca di massoni? Anche lì nel silenzio di politica, sindacato e imprenditori.
Brecht andrebbe studiato… perché la grande verità su chi sia il ladro tra banche (Capitale) e banditi (popolo affamato e disperato)… in cent’anni è sempre la stessa.