Fonte: Il Crotonese CROTONE – Monete d’argento e bronzo, ceramiche, resti ossei e metallici, ma soprattutto le mura di di edifici della polis greca di Kroton databili tra il IV ed il III secolo Avanti Cristo. Sono alcuni dei primi elementi rinvenuti nella campagna di scavi in svolgimento nell’area ‘Gravina’ in via Foscolo nell’ambito del progetto Antica Kroton. Giovedì 7 novembre lo scavo è stato aperto al pubblico che ha potuto ammirare quanto finora emerso grazie all’iniziativa Cantieri aperti voluta dal Comune di Crotone.
Lo scavo, attualmente in fase di svolgimento, dopo l’asportazione degli strati alluvionali che obliterano i livelli antichi ha individuato le ultime fasi di frequentazione dell’area, i cosiddetti ‘livelli di abbandono’. A questa fase si riferiscono alcuni tagli quadrangolari rinvenuti nel settore occidentale dell’attuale area scavo, ancora di incerta interpretazione (potrebbe trattarsi infatti di tombe sconvolte in antico, o resti di attività produttive non meglio identificate).
La grande fossa
Nel cantiere di scavo emerge soprattutto una grande fossa (del diametro di circa 3 m) il cui riempimento è costituito da una consistente mole di ceramica (comune, da fuoco o da mensa), spesso integra, oltre a elementi fittili e litici, resti ossei e metallici, tra i quali si segnalano alcune monete (bronzee e d’argento). Il contesto sembrerebbe collocabile nel corso del III sec. a.C., e costituisce una eccezionale testimonianza della vita quotidiana della città. Gli archeologi intendono approfondire gli studi su questa specie di pozzo per capire di cosa si tratta e perché un elemento così inusuale si trovi in quel luogo.
Antichi Edifici
Lo scavo, inoltre, sta portando alla luce diverse strutture murarie, sempre pertinenti alle ultime fasi di vita della polis greca databili tra la fine del IV e il III secolo a.C. Ad esempio, lungo il limite orientale sono emersi i resti di un edificio, di cui sono stati identificati due ambienti quadrangolari che si succedono rispettivamente a Nord e a Sud.
Le strutture murarie sono realizzate in elementi litici calcarei, talvolta blocchi sbozzati, e in alcuni casi elementi fittili, che si datano, per la tecnica edilizia e per una prima analisi dei materiali trovati in contesto, tra la fine del IV e gli inizi del III secolo a.C. Allo stesso periodo, o di poco precedente, è anche l’ambiente quadrangolare portato alla luce lungo il limite meridionale del saggio, realizzato in blocchi calcarei riutilizzati.
Un’altra struttura muraria, parallela al limite meridionale dello scavo è stata portata alla luce nei pressi dell’angolo Sud-occidentale dell’area.
Grande spazio aperto
Un’ultima azione riconosciuta lungo il limite occidentale è un lungo cavo con orientamento Nord- Sud, il cui riempimento è molto simile ad uno dei limi che hanno obliterato l’intero settore. Questo taglio è identificato come i risultati di un’asportazione eseguita dopo l’abbandono, effettuata per lo spoglio di una struttura che correva con orientamento Nord-Sud.
Tra queste evidenze e la porzione d’edificio rinvenuta sul lato opposto, in un’area di circa 17 m di lunghezza, priva di strutture, si sta delineando la presenza di un grande spazio aperto, nel quale la stratigrafia e i materiali rinvenuti, testimoniano una frequentazione almeno dal VII al III sec. a.C. Per il momento siamo alla fase di studio per cui nessuno si sbilancia su cosa possano essere le strutture murarie (templi, abitazioni, botteghe?) e il grande spazio aperto. L’auspicio è che quanto è stato scavato non venga ricoperto come si prevede.
Visite
Alunni delle scuole, associazioni e cittadini hanno visitato il cantiere di scavo che resterà aperto anche giorno 8 novembre dalle ore ore 9,30 fino alle 12,30. Numerosa la presenza di visitatori accompagnati nella visita dagli esperti che stanno lavorando al cantiere di scavo.
L’iniziativa è stata preceduta dalla presentazione delle prime risultanze archeologiche degli scavi nell’ambito del progetto “Antica Kroton” oltre che dai futuri interventi di scavo presso l’Urban Center sul lungomare cittadino a cura del prof. Carlo Rescigno coordinatore scientifico del progetto e della Soprintendente arch. Stefania Argenti.