Scala Coeli, disastro ambientale. Tutte le cause individuate: l’assurda unificazione dei lotti e il “risparmio” di oltre 6 milioni del prode Pulignano

5. Le cause dell’evento inquinante nella discarica di Scala Coeli (disastro ambientale) secondo la ricostruzione del consulente tecnico del P.M.

Nel corso delle indagini il P.M. conferiva apposito incarico tecnico onde addivenire ad una ricostruzione delle cause dello sversamento. Il consulente, in data 09/12/2023, rassegnava le proprie conclusioni illustrando una serie di criticità emerse sotto il profilo autorizzatorio, progettuale e gestionale dell’impianto, poi integrando le valutazioni con un secondo elaborato (a fronte della formulazione di ulteriori quesiti) depositato il 24/06/2024.

Vengono di seguito riassunti i principali profili critici evidenziati dall’esperto:

approvazione da parte dell’ente regionale della modifica — qualificata come non sostanziale — proposta dalla BIECO S.r.l. e consistente nella unificazione dei due lotti in cui era originariamente suddiviso l’invaso, nonché nella realizzazione e “coltivazione” contemporanea degli stessi, anziché in momenti distinti e consecutivi, secondo quanto era stato invece previsto ed autorizzato originariamente nel progetto definitivo approvato con prescrizioni VIA-VAS, donde conseguiva la realizzazione di un unico lotto, l’aumento della volumetria di abbanco nonché l’incremento della superficie di discarica esposta agli eventi meteorici e, per questa via, l’incremento della produzione di percolato (peraltro, nella seconda relazione di consulenza depositata il 24/06/2024, cui partecipava un esperto in materia geotecnica, si rilevava come l’unificazione dei due lotti potrebbe aver determinato un impatto sulla stabilità dei versanti dell’invaso, con conseguente criticità in relazione alla tenuta degli argini e necessità di ulteriori e specifici approfondimenti di tipo geotecnico);

sottostima e conseguente inadeguatezza del sistema di drenaggio di fondo del percolato a seguito dell’unificazione dei lotti, dal momento che il progetto manteneva unicamente il sistema di drenaggio originariamente previsto per il lotto 1 (eliminando quello analogamente previsto per il lotto 2), con conseguente diminuzione dell’efficacia di tale sistema rispetto alla nuova conformazione assunta dall’invaso;

sottostima e conseguente inadeguatezza dell’impianto di trattamento e di stoccaggio in loco del percolato, originariamente pensato in funzione della gestione non contemporanea dei due lotti previsti [secondo la previsione approvata, contenuta nella Relazione Tecnica dell’Impianto di del Percolato “la capacità di stoccaggio del percolato garantita dall’impianto (750 mc) consente di mantenere il battente dello scarico al di sotto del livello di sicurezza di 1 metro anche ln caso di evento di pioggia critico”; viceversa, alla modifica “non sostanziale” volta all’unificazione dei due lotti non conseguiva l’adeguamento dell’impianto di trattamento e di stoccaggio, con conseguente aumento del battente di percolato all’interno dell’invaso);

presenza di una tubazione con diametro di 60 cm e lunghezza superiore ai 60 m, non prevista in progetto né autorizzata dalla Regione Calabria, al di sotto dell’invaso e dell’argine artificiale fino all’esterno della discarica, che nella dinamica dell’evento rappresentava la via di fuga del percolato verso l’esterno, oltre a costituire un elemento di debolezza dell’argine artificiale poiché introducente una disomogeneità nella permeabilità dell’opera geotecnica, consentendo la migrazione di acqua e gas (a parere del consulente, peraltro, addirittura aggravato con le opere di tombamento sotto argine con calcestruzzo realizzate d’urgenza il 27/06/2023);

installazione del telo impermeabile sul letto dell’invaso attraverso picchetti di ancoraggio con tondini metallici, che ha alterato l’efficienza del sistema di barriera della discarica, provocando Continue infiltrazioni di percolato fino al cedimento del tombamento del la predetta tubazione e conseguente esondazione del refluo;

mancato recepimento di alcune prescrizioni contenute nel titolo autorizzativo VIA — AIA, tra cui: la tolleranza di un eccessivo battente di percolato in violazione del punto 11 del Parere STV e dell’Allegato 1 D.lgs. n. 36/2003 in materia di discariche (essendo dimostrato che dal dicembre 2022 al giugno 2023 il battente era sempre al di sopra di un metro, con picchi fino a dal fondo ed affiorante rispetto ai rifiuti stoccati, come del resto riscontrato anche successivamente al sequestro probatorio del sito); la tardiva e inefficiente messa a regime dell’impianto ad osmosi inversa, in violazione del punto Il del Parere STV;

l’insufficiente attività di allontanamento del percolato dall’invaso: il consulente, con riferimento alla visita ispettiva successiva agli esposti Legambiente del gennaio ’23, calcolava che nel solo dicembre l’impianto aveva accumulato 2.853,78 mc di percolato a fronte di scarichi per 598,38 mc;

la riduzione della superficie attrezzata con rete di drenaggio di fondo in violazione del punto 11 del Parere STV: l’unificazione dei due lotti doveva comportare l’adozione di un’adeguata superficie con drenaggio di fondo per il percolato, mentre l’eliminazione del secondo pozzo di raccolta ed estrazione del Lotto 2 riduceva la capaciti del sistema di drenaggio, aumentando il rischio di sversamento;

la mancanza di un sistema di monitoraggio delle impermeabilizzazioni, in violazione del punto 12 del parere STV;

la modifica della via di accesso alla discarica e l’incompiutezza dei lavori di adeguamento previsti dal Progetto Esecutivo, in violazione del punto 7 del Parere STV che, come già rilevato, condizionava l’esercizio della discarica al completamento dei lavori di adeguamento della viabilità comunale e provinciale di accesso;

assenza di copertura delle vasche interrate sia di convogliamento che di rilancio del percolato presso area serbatoi di stoccaggio con conseguente contatto dei rifiuti liquidi con gli agenti atmosferici ed emissioni diffuse in atmosfera;

presenza di un bypass per il caricamento di autobotti, riscontrandosi una tubazione con valvola a tre vie di collegamento tra il pozzo di estrazione del percolato e i relativi serbatoi di stoccaggio, ritenuti non conforme alle specifiche autorizzative e idonea ad indurre una errata gestione del percolato prodotto dalla discarica;

risparmio di spesa nella realizzazione dell’opera (consuntivati circa 5,4 milioni di euro), rispetto ai costi stimati (preventivo per oltre 11,7 milioni di euro), pari al 45,49%, che non trova giustificazione nella documentazione esaminata dal consulente, peraltro in epoca storica di elevata inflazione a livello nazionale, idoneo a ingenerare dubbi sulla qualità effettiva dei lavori eseguiti per la costruzione del nuovo invaso.

Per quanto riguarda specificamente lo sversamento, il consulente affermava che quest’ultimo scaturiva da una causa diretta e da una o più cause indirette.
La causa diretta veniva individuata nella rottura/taglio dell’impermeabilizzazione artificiale, realizzata con geomembrana in HDPE — nero fumo — dello spessore di 2 mm, avvenuta verosimilmente per una delle seguenti ragioni:

presenza di un foro nei telo per picchettamento/ancoraggio praticato con tondino in acciaio, che la pressione della colonna di percolato accumulato, combinato alle deformazioni p:astiche della barriera sottostante imbibita di liquidi, hanno progressivamente allargato;
taglio del telo durante le operazioni di abbanco e compattazione dei rifiuti da mezzo d’opera meccanico;
lacerazione del telo per compattazione di rifiuti grossolani particolari affilati o contatto diretto con la tubazione sotto-argine.

Secondo il consulente, tenuto conto della resistenza al taglio del telo HDPE 2mm, più probabile è da ritenersi la prima (foro per picchettamento/ancoraggio che comprometteva la capacità isolante dell’impianto, non impedendo la dispersione di liquidi e gas nel sottosuolo), come apparirebbe confermato anche dalle evidenze fotografiche riscontrate dagli operanti sul versante del lotto 2 durante le opere di messa in sicurezza successive all’evento:

A parere del consulente, invece, le cause indirette sono da ritenersi un insieme di eventi che hanno progressivamente condotto ad indebolire nel complesso il sistema barriera, tra cui:
a. la presenza delta tubazione tombata abusiva sottostante l’argine di valle;
b. la circolazione idrica sottotelo convogliata nel punto di fondo scavo, individuato dalla tubazione “provvisionale” tombata e progressivamente infiltrata nel materiale inerte di tombamento della stessa;
c. l’eccessivo battente di percolato, in contrasto con le prescrizioni VIA (punto.ll del Parere STV), stimato in circa 6 m sul punto di rottura, all’interno del secondo invaso, favorito anche da un errato ricircolo del concentrato dell ‘impianto di trattamento del percolato;
d. la riduzione della superficie attrezzata Con la rete di drenaggio di fondo del percolato a seguito delle varie modifiche “non sostanziali” susseguitesi, eliminando di fatto il secondo pozzo di raccolta ed estrazione del Lotto 2;
e. l’assenza di un sistema di monitoraggio delle impermeabilizzazioni per riscontrare presenze di sostanze inquinanti, perdite percolato e/o circolazione idrica sottotelo (citato tra l’altro al punto 12 del Parere VIA della STV);

Considerazioni a parte merita l’ingente accumulo di percolato all’interno della discarica, frutto tanto dell’ampliamento di volumetria dell’invaso seguito alla unificazione dei lotti (non compensato da opere idonee a fronteggiarvi ovvero da adeguate rivalutazioni, né presenti all’ atto della presentazione dell’istanza della modifica “non sostanziale” di cui si è ampiamente detto, né oggetto di successiva verifica da parte degli enti preposti), quanto dell’insufficiente attività di smaltimento tenuta dal gestore.

Segnatamente, dai calcoli effettuati dal consulente risulta che nel periodo di esercizio della discarica (durato poco meno di otto mesi) il volume netto mensile di percolato prodotto si è attestato in oltre 4.000 mc al mese, oltre il doppio di quello preventivato (pari a 1.701 mc/mese), ciò che avrebbe imposto — come non avvenuto — un notevole incremento del sistema di pompaggio installato nell’unico pozzo di estrazione di sponda presente.

A ciò si accompagnava altresì l’inefficiente impiego dell’impianto di trattamento ad osmosi inversa, che trattava sistematicamente meno dei 50 mc/giorno previsti, come si evince dal relativo “Quaderno registrazione dati anno 2023” e dalle dichiarazioni dell’UMILE sopra riportate, registrandosi frequenti fermi dovuti a manutenzioni e allo spegnimento del gruppo elettrogeno nelle ore notturne, finendo per trattare dal marzo ai giugno 2023 appena 1.927 mc di percolato.

Viceversa, nella sola fase di messa in sicurezza (dal 22/06,0023 al 31/08/2023) la documentazione disponibile attesta lo smaltimento di oltre 15.510 Mg di percolato.

Di conseguenza, l’ingente accumulo di refluo (non adeguatarnente srnaltito nel periodo di esercizio) finiva per generare copiose perdite di percolato che, considerato l’errato impiego dei tondini metallici per il picchettamento del telo di impermeabilizzazione, ne cagionava il forarnento in un numero imprecisato di punti, al di sotto dello strato dei rifiuti già abbancati, finendo per infiltrare la condotta tombata, il cui cedimento provocava il diretto sversamento del percolato.