TAGLI, AGGARBATUNI E FRANCESCANI
di Rocco Tripodi
Sono certo che verrò accusato di irriverenza, malevolenza e indisciplina ideologica, in quanto non mi riesce di aderire goliardicamente agli spontanei caroselli festosi e chiassosi che nelle ultime ore si susseguono per le strade della città di Vibo Valentia. Tutto questo a seguito della (oserei dire) eversiva e destabilizzante notizia con cui siamo stati “arricchiti” di felicità tutti noi vibonesi domenica mattina.
Con “serietà, sobrietà e senza clamore”, il sindaco, con il suo aplomb Aggarbatuni, ci rende noto che hanno fatto, come giunta, una scelta di autoprivazione radicale,ma che dico, FRANCESCANA! Dal gennaio del prossimo anno rinunceranno nientemeno che al 20% dell’emolumento che gli viene riconosciuto mensilmente. Pensate che questa rinuncia estrema comporterà al sindaco un TAGLIO di 2700€, riducendo lo stipendio mensile a soli 7000 (!!!) miseri euro. Già immagino la tristezza, la desolazione, la mestizia, questo Natale, per il “NONNO” degli infanti vibonesi, quando i tanti suoi nipoti troveranno nella calza soltanto mandarini (due), uno yoyo, un friscarotto o in alternativa un pirrocciolo, e, il più fortunato, un paio di scarpe nuove e non più quelle smesse dal fratello maggiore (qualche volta anche dalla sorella).
Gli va certamente riconosciuta onestà intellettuale e politica, avendo mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale, onestà che ha richiesto tanto coraggio al limite dell’autolesionismo, considerando che la sua categoria professionale di appartenenza (i dentisti) non gode ormai da tempo di ottima salute, tanto da essere ben lontani da certi profitti che ormai sono appannaggio solo di campioni di tennis, noleggiatori di navette spaziali verso Marte, spacciatori non scolarizzati di pizze gourmet e pochi altri ancora.
E che dire della vicesindaca, la dottoressa Pileggi, vittima anch’essa della sua sconsiderata generosità? Sarà faticoso, ma dovrà farsi bastare quel poco che rimane dopo il TAGLIO… appena 5800 euro. Tante rinunce anche per lei questo Natale ! Ma per sua fortuna al modesto stipendio di operatrice sanitaria nel Pubblico e un modesto studio privato, per grazia ricevuta può contare su una provvidenziale collaborazione professionale con la clinica del filantropo dott. Mangialavori, collocazione che le permette, pur restando prossima alla soglia di povertà, di non varcarne i limiti…
Sia bene inteso, però: nessuno si muova a pietà e cerchi di promuovere una colletta solidale, perché si rischia comprensibilmente di offendere la sensibilità e l’orgoglio dell’ Aggarbatuni sindaco e della parzialmente precaria vicesindaca. In questo scenario, come non invidiare tutti coloro che pur non arrivando a percepire 1000 euro mensili di pensione sono ormai rassegnati strutturalmente ad osservare una dignitosa “tenuta” esistenziale, ricorrendo a leciti e ammirevoli espedienti che gli assicurano stabilità nella loro nobile morigeratezza e nell’assoluta nondipendenza dal pensiero e dal grembiulino altrui.
Ma di altri TAGLI si è tanto parlato in questi giorni. Passata l’epopea dei mille nastri tagliati alla luna di invenzione Limardiana, ci troviamo catapultati all’epopea dei TAGLI agli emolumenti annunciati con toni aggarbati, tentando di scavalcare i TAGLI degli alberi secolari vittime dei BULBI RADICALI LIBERI, troppo liberi per gli agronomi interpellati che hanno emesso sentenze di morte mediante ghigliottina.
Si cerca di far passare sottovoce, ma neanche tanto, la crudele necessità di cancellare ogni presenza in città di alberi a crescita sostenuta. Necessità che (dicono) si prospetta dopo l’abbattimento di un Cedro del Libano e la “caduta” di un Pino marittimo entrambi in un cantiere a distanza di un paio di giorni. Cerchiamo ora con quel tanto di lucidità che s’impone di individuare dei punti ragionevolmente fermi e ormai acquisiti: la contemporaneità e la stessa contestualizzazione dei due episodi: i lavori di smantellamento intorno agli stessi con escavatori meccanici, durante i quali si sono evidenziati segni(strappi) di lesioni riconducibili all’eccessiva aggressività delle pale.
L’ agronomo interpellato accusa i BULBI RADICALI sofferenti, inquanto soffocati dalla CEMENTIFICAZIONE urbana circostante. Ne è prova l’assenza di Pini marittimi che non trovano assolutamente cittadinanza in una metropoli come Roma dove la cementificazione è sconsideratanente capillare?…O forse la mia è una informazione non corretta? Bisogna trovare, dice sempre garbatamente il sindaco, un agronomo che attesti la pericolosità di tutti gli alberi incriminati, senza alcun diritto alla difesa. Cosa estremamente difficile è trovare un agronomo che attesti la NON PERICOLOSITÀ degli alberi, assumendosi così (lui solo) la responsabilità penale per un qualunque di questi alberi, in un qualunque momento, per qualunque causa, in qualunque contesto dovesse cadere anche da sano, provocando danni… Pagata per pagata la perizia, la sentenza sarà: COLPEVOLE!
A volerla dire tutta, piuttosto che cercare un agronomo bravo, sarebbe il caso di trovare uno psicologo bravo, specializzato in Sindrome persecutoria con manie suicide in soggetti arborei bullizzati da pale meccaniche. Ma poi più semplicemente, perché non si evita di SFRICULIARE le radici di questi pacifici giganti certamente non immortali, tenendo opportunamente a freno le feroci benne delle pale cingolate? O perché inventarsi, a pigliata per i fondelli, tentativi di guarigione che hanno la stessa credibilità della terapia della supposta nel buco di un vecchio nodo aperto del presunto albero ferito dal mezzo meccanico. Inventatevi qualcosa di più serio per legittimare il già manifestato proposito di fare “cesina” degli ultimi Pini ormai rimasti. Come per tutti gli abbattimenti passati, hanno già assicurato che al posto degli alberi sacrificati, altri altrettanto imponenti e gagliardi verranno piantati. Come direbbe il sindaco Aggarbatone: parola di scout!