Cosenza 2024, la città unica fa flop. Viva la libertà, abbasso i fascisti mascherati

A Cosenza, Rende e Castrolibero si festeggia anche l’anno del trionfo per chi ha combattuto con tutte le sue forze contro il disegno fascista di città unica calato dal presidente parassita della Regione e da tutti i suoi “camerati” di merende – compresi una buona parte del Pd e persino Sinistra Italiana! –. Ed è il giorno della vergogna per questi politici (per buona parte corrotti e impresentabili) che hanno cercato con un’arroganza infinita di imporre ai cittadini la loro squallida speculazione edilizia e i loro sporchi affari. Una disfatta che resterà nella storia della politica cosentina.

Una delle componenti essenziali per decifrare come sarebbe andato il referendum per la città unica a Cosenza era quella rappresentata dall’astensionismo. Diciamocelo francamente: già nelle ben più importanti elezioni politiche o amministrative la percentuale dei votanti è calata e di parecchio; di conseguenza, come tutti sanno, in occasione dei referendum scende ancora di più, qualunque sia l’impegno dei partiti dell’arco politico. E’ perfettamente inutile proporre raffronti con le elezioni comunali, che non reggono minimamente. Nessuno poteva davvero pensare di portare a votare per un referendum, per quanto importante, percentuali di elettori che si avvicinassero al 50%. Ovviamente parliamo della città capoluogo, di Cosenza, perché il ragionamento cambia per Rende e Castrolibero, dove la consultazione era molto più sentita da parte di quei politici che si sarebbero visti soffiare sotto il naso la loro città da una  cricca più o meno compatta di politici molto più corrotti di loro. E naturalmente anche da parte di quei cittadini (che poi sono la maggioranza) che non volevano e non vogliono rinunciare alla loro identità di rendesi e castroliberesi.

A Cosenza, con decenza parlando, alla stragrande maggioranza dei cittadini di questo referendum non gliene fregava niente. In moltissimi non sapevano neanche che si votava e quei pochi che lo sapevano, avevano le idee tutt’altro che chiare. Si dirà: ma i partiti da Sinistra Italiana a Fratelli d’Italia erano tutti per il Sì. Ed è vero, ma c’è una grande e sostanziale differenza rispetto al voto per le elezioni politiche o amministrative: non girano soldi e neanche posti di lavoro o prebende sotto forma di determine e delibere. I politici corrotti non potevano fornire ai loro abituali clienti quello che avrebbero voluto e quindi niente soldoni e niente assunzioni oppure incarichi provvidenziali. Soltanto chiacchiere… E questa circostanza ha portato anche molti servi della malapolitica a eclissarsi nella giornata del voto puntando a una gita in Sila o da qualche altra parte invece che andare a servire il padrone che non ti offre una… ralla. Discorso diverso invece per chi è sul fronte del No: in questo caso coloro che portavano avanti l’opposizione alla casta cosentina sono stati molto agguerriti. Certo, non erano tanti ma c’è da giurare che quelli più motivati per andare al voto sono stati proprio quelli che hanno votato No.

Se poi a questo concetto aggiungiamo che all’interno della grande ammucchiata dei partiti non sono mancati i franchi tiratori e quelli che hanno remato contro il quadro è completo. Tra le file del Pd il caso più eclatante è stato quello di “Carla Perris”, un profilo falso direttamente riconducibile a uno degli esponenti di spicco del partito, che negli ultimi giorni ha dato la mazzata fatale a chi dentro il partito provava ancora a supportare i patetici Pecoraro e Mancini a impegnarsi per il Sì. Ma anche le esternazioni di Enza Bruno Bossio, che ha detto con chiarezza che “tenere bordone a Occhiuto” non era stata una scelta felice. Ma non sono mancati i “cecchini” anche nel centrodestra, primo tra tutti persino il famigerato Orsomarcio, che più volte aveva “consigliato” a Occhiuto il parassita di darsi una calmata con questo progetto, che alla fine si è rivelato fallimentare. Viva la libertà abbasso i fascisti mascherati.