No Ponte, il Movimento si riorganizza per la difesa ad oltranza contro i poteri forti della massomafia

DALLA PAGINA FB NO PONTE

Il nostro territorio è sotto la minaccia dell’apertura dei cantieri del ponte: CHE FARE?
Da oltre vent’anni il movimento NOPONTE si oppone alla costruzione dello “scempio sullo stretto”, contrastando questo scellerato progetto per immaginare un altro modo di pensare il territorio, il futuro delle città dello Stretto, quello della Sicilia e della Calabria e di tutto il Meridione.

Da oltre vent’anni, con generosità, cortei, informazione, interpellanze, azioni legali, sensibilizzazione, ogni forma di opposizione è stata messa in campo per scongiurare il rischio di un’immane cantierizzazione che distruggerebbe la città, devastando uno dei luoghi simbolo più belli del Mediterraneo.

Fino ad oggi questo composito e colorato movimento l’ha sempre spuntata. Da due anni l’idea di questo “mostro” è tornata cocciutamente a riattivare appetiti e sogni di gloria di una certa classe politica ed imprenditoriale.

La novità è che da una parte il governo si è dotato di una serie di strumenti legislativi (ddl “sicurezza”, decreto “spezzatino”) che rendono molto più agevole l’inizio dei lavori, tacitando opposizioni e parcellizzando l’iter progettuale ed esecutivo. Dall’altra parte, poi, tutti gli organi e le commissioni di controllo, una dopo l’altra, pur con formali proposte di aggiustamento, stanno avallando l’avvio dei lavori.

In questo scenario è plausibile immaginare che in tempi relativamente brevi potremmo confrontarci con l’apertura dei cantieri. Dopo anni di appassionata resistenza la domanda tutt’altro che retorica è: “Che fare?” Come saprà questa appassionata e combattiva comunità relazionarsi alla “nuova situazione”?

Per anni abbiamo gridato che non l’avremmo lasciato fare, che avremmo difeso il nostro territorio. Di fronte all’arroganza sorda del “potere” che cosa siamo disposti a fare? Tutt’altro che scontato questo interrogativo coinvolge tutt* e impone a tutt* noi una riflessione fuori da risposte stereotipate, rocambolesche dichiarazioni d’intenti e rassicuranti certezze (o incertezze).
Come potere difendere in questo nuovo scenario, il nostro territorio ed il nostro futuro?