Popolo d’Avvento avvinto (di Gioacchino Criaco)

Popolo d’Avvento avvinto

dalla pagina FB di Gioacchino Criaco

È andata come Repaci ce l’ha raccontata: un Dio teso a creare il proprio capolavoro in terra e poi, durante il suo giusto riposo, con un Demone al contrattacco per frapporre ostacoli al godimento del Paradiso.
Guai a dubitare di questa versione. Fulmini su chi tradendo sminuisca la dimensione del procedimento creativo della Calabria.
Per quanto cerchino di nasconderci le ragioni d’orgoglio per la nostra terra, il mito della Creazione si erge solido quanto il monolite di Petra Cappa.
Però: o il sommo poeta non volle dirci tutto per pietà o il tutto che ha scritto è stato privato di una sua parte, quella che riguarda i calabresi.
Perché il Dio che ci fece fu un Dio bizzarro, per certi versi più beffardo del Demone che c’inquinò di trabocchetti la terra.

Il Dio costruttore la Calabria la edificò perfetta ma a noi dentro ci mise un’inquietudine che rischia di essere una dannazione eterna.
Ci piantò nel cuore l’Attesa, ma non ci spiegò di chi o per cosa.
L’Attesa è diventata il nostro Karma, recitiamo all’infinito i riti dell’Avvento ma non come preghiera, come un Mantra. Perché la nostra pena non si trasforma in speranza con la Natività, l’ansia prosegue oltre il 25 dicembre, doppia le fine dell’anno e prosegue.
L’Avvento informa le nostre vite calabre senza che noi sappiamo quando lo scherzo divino avrà fine.
La rivelazione è come uno scherzo, gira intorno alle ragioni blasfeme del non finito calabrese. Piano, i ferri penduli e i mattoni scalcinati hanno mostrato una verità diversa, profonda molto più di quella apparente.
L’incompiuta plasma molto altro che non solo il cemento, anzi ideifica ogni singola azione del calabrese puro e come fiumara, ad ogni piena ri-inonda la terra.
Questo siamo, un popolo d’Avvento.